Corriere della Sera, 5 ottobre 2023
Il riarmo che Tokyo non vorrebbe fare
Secondo alcuni analisti, nel 2027 il Giappone sarà il terzo maggiore investitore del mondo nel settore della Difesa. Lo ha sostenuto, per esempio, un relatore a un incontro sulla geopolitica dell’Asia tenuto la scorsa settimana a Milano dal centro di analisi Ispi. Non è scontato che tra quattro anni Tokyo si piazzi dietro alle sole Washington e Pechino in questa classifica. È però certo che il governo di Fumio Kishida sta conducendo da un anno una svolta storica che supera nei fatti la Costituzione pacifista nipponica. E che è destinata a cambiare gli equilibri in tutto l’Indo-Pacifico. Per decenni, la spesa militare giapponese è stata bloccata all’1% del Prodotto interno lordo, limitata alle Forze di Autodifesa: niente di aggressivo. Lo scorso dicembre, però, Kishida ha presentato una nuova Strategia di Sicurezza Nazionale, motivata dalla necessità di contrastare minacce allo status quo nelle acque vicine al Giappone: le pressioni cinesi su Taiwan, le manovre navali russe, le provocazioni della Corea del Nord. Il budget del settore Difesa arriverà dunque al 2% del Pil nel 2027. Non è esattamente il raddoppio della spesa, perché nell’aumento ci sono, oltre agli investimenti militari diretti, anche denari per la Guardia Costiera, fondi per ricerca e tecnologia collegati, alcune infrastrutture. Fatto sta che, se portato a termine, tra oggi e il 2027 il Giappone investirà circa 320 miliardi di dollari nel settore (più di tre volte i cento miliardi di euro promessi dal cancelliere tedesco Scholz). Tra quattro anni, il bilancio della Difesa nipponico potrebbe essere di 10.800 miliardi di yen, cioè il 2% del Pil: 81 miliardi di dollari che avvicinerebbero il Paese ai vertici della classifica di chi spende di più in Difesa. Se ci si limita a calcolare gli investimenti strettamente militari, l’aumento rispetto al 2022 non sarebbe del 100% ma del 65%, in ogni caso notevolissimo. Il Paese che uscì a pezzi dalla Seconda guerra mondiale è così allarmato dalle tensioni internazionali, vicine e lontane, da cambiare radicalmente il proprio approccio al mondo. Con critiche sia interne, di chi dice che il governo viola la Costituzione (Kishida lo nega); sia esterne, soprattutto di Pechino. Fatto sta che finora il Giappone è stato solo una potenza economica; ora, osa di più. Siamo davvero alla fine dell’ordine internazionale creato nel 1945.