il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2023
Non solo taxi
L’attesa della metropolitana da una parte, l’attesa dei taxi dall’altra. In mezzo bus e treni che non compaiono nemmeno su Google Maps. Sembra senza soluzione la crisi della mobilità a Roma. L’ultima “sfortuna” è il guasto elettrico – pare di non facile soluzione – che ha rovinato l’inaugurazione del Tram 8, la linea trasteverina attesa da mesi dopo il rifacimento completo dei binari. L’assessore capitolino ai Trasporti, Eugenio Patanè – che ieri, contattato dal Fatto, non ha risposto in quanto impegnato in Consiglio comunale – si è dovuto scusare pubblicamente, prima che le navette sostitutive tornassero in strada. Tecnicamente, il problema dovrebbe riguardare le cosiddette “sottostazioni elettriche”, delle casette dove si trovano le centraline che danno impulso a tutta la linea tranviaria. Atac spera che nel giro di poche ore, tra oggi e domani, si riuscirà a risolvere il problema. Pare non c’entri con il “guasto” il fatto che alcune di queste “casette” (Piramide Cestia e Policlinico, ad esempio) siano state messe in vendita nel 2017 insieme ad altri edifici dismessi per ripagare il concordato preventivo.
Il problema del tpl romano è ovviamente più profondo di una “sfiga” all’inaugurazione di un tram. La punta dell’iceberg, quella che fa notizia, riguarda i taxi, su cui si concentrano le critiche di attori e vip vari. Tema che va analizzato per bene. A Roma le licenze sono 7.838 e trasportano circa 45 milioni di persone. Il sindaco Roberto Gualtieri vorrebbe altre 1.500 licenze, Uri Taxi ha rilanciato con 200, le trattative sono in corso. Ma il taxi è un servizio cosiddetto “complementare”, tradizionalmente elitario, destinato a coprire non più del 5% del tpl. E infatti, i 45 milioni di utenti Taxi sono proprio il 5% dei 940 milioni di passeggeri Atac del 2021 (nel 2015 erano 1,2 miliardi). Ma perché alla stazione Termini si attende anche un’ora, mentre app e call center in pratica non funzionano? Primo motivo: la cosiddetta “velocità commerciale” a Roma è scesa nell’ultimo anno a 12 km/h. Nel reportage di Antonello Caporale sul Fatto del 15 settembre, viene indicato in 100 minuti il percorso Circo Massimo-Borgo Pio nell’ora di punta. Un’eternità. E poi ci sono i turisti. Federturismo ha calcolato 13 milioni di presenze a Roma tra maggio e luglio (più del quadruplo dei residenti) e l’afflusso estivo non si arresta.
Ma perché vogliono viaggiare tutti in taxi anche se i prezzi – fermi dal 2011, ad eccezione di un piccolo aumento per gli aeroporti – sono tra i più alti d’Europa? La panoramica sul tpl romano è desolante. Iniziamo dalla metropolitana. Tolta la linea A che, ammodernamento serale a parte, funziona discretamente, la linea B è un disastro. Sui 31 treni a disposizione, ne girano tra i 12 e i 18 al giorno. Durante la Ryder Cup, Atac ha dovuto sospendere la diramazione B1 (quartiere africano) per concentrasi sulla tratta Laurentina-Rebibbia. E, secondo l’instant-report pubblicato dal Centro Studi di Odissea Quotidiana, comunque non riuscendo a garantire la frequenza promessa di un treno ogni 5 minuti. Nei giorni normali il treno per Jonio si aspetta anche 25 minuti. Anche sulla C – ancora in costruzione – passano solo 13 treni su 30, con le frequenze di 9 minuti che spesso diventano 25. Male pure i servizi collegati, con scale mobili, ascensori e montascale per disabili spesso fuori uso.
E in superficie? Qui il problema è la cosiddetta “infomobilità”. Cosa significa? A Roma ci sono 8 linee Express “veloci”, che potrebbero essere dei metrò su strada, ma pochissimi lo sanno. Almeno il 5% dei mezzi Atac non comunica con l’app di Google Maps, anche se in periferia si arriva al 18%, nonostante tutti i veicoli siano provvisti di gps. Sulla stessa App, utilizzata in tutto il mondo (quindi anche dai turisti) non compare nemmeno più la “metro” Roma-Lido (i cui treni ieri erano tutti rotti). Motivo per il quale il Comune dal 1° luglio ha fatto partire la sperimentazione di un’App dedicata (MaaS) su cui ha investito 5 milioni di euro. La velocità media dei bus ? Anche qui 12 km/h.
Resta la scelta del car-sharing. Ma rispetto ai fasti dello scorso decennio, anche qui c’è stato un decadimento. Il servizio Enjoy di Eni ieri garantiva 234 vetture a 29 centesimi al minuto, ma ha ridotto l’area di noleggio per quelle elettriche. La tedesca ShareNow (ex Car2Go) invece ha sostituito le comode Smart introdotte nel 2014 con berline e suv anche a 40 centesimi al minuto che non si adattano alla città.
Ed ecco perché grava tutto sui taxi. Che sono pochi, cari e pure arrabbiati.