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 2023  ottobre 04 Mercoledì calendario

Da un lato il nuovo disco, «Crooning undercover», dall’altro la sua big band personale, o «la tribù», come la chiama lui: i nove figli che, incredibilmente, gli sembrano ancora pochi

Da un lato il nuovo disco, «Crooning undercover», dall’altro la sua big band personale, o «la tribù», come la chiama lui: i nove figli che, incredibilmente, gli sembrano ancora pochi. Ma Mario Biondi, a 52 anni, si è anche appena sposato (per la prima volta, con la mamma degli ultimi due) e da metà novembre è pronto a ripartire in tour.
Il 16 settembre ha detto sì. Era il momento giusto?
«Ho aspettato prima di promettere, ma ora manterrò, con grande piacere e non perché devo. È stata una scelta ponderata, non sono più un ragazzino: sono pronto».
Che matrimonio è stato?
«Indimenticabile, in una terrazza sul golfo di Sorrento, dove “un uomo abbraccia una ragazza”. Abbiamo invitato solo 40 delle persone a noi più vicine, una cerimonia molto raccolta, di scambio».

Poi il suo nuovo album, tra cover e inediti.
«Ho scavato nei brani che più amo, pezzi che hanno contaminazioni, ma dove faccio il crooner, visto che sono sempre stato “additato” come tale. Poi altri brani originali, con tanti amici ospiti, da Paolo Fresu a Fabrizio Bosso, i migliori fra i migliori».
Da novembre sarà in tour nei teatri, insieme a 18 musicisti, non microfonati. Come mai questa scelta?
«L’idea è rappresentare la verità, solo io avrò un microfono e non so neanche quanto amplificherà. In un momento in cui gli artifici sono la caratteristica preponderante, vado in controtendenza».

Lei va in controtendenza anche su altri fronti: ha ben nove figli, da quattro madri.
«Sì, la mia tribù, anzi a volte li chiamo il piccolo paese o la delegazione. Mi riempio d’amore per loro. Compaiono tutti nel video di “My favorite things”, cover a loro dedicata. Non posto mai foto personali, ma questo video ha una valenza diversa, è stato divertente e tragicomico, come quando la più piccola, Mariaetna, 3 anni, è scoppiata in lacrime. È un po’ un documento che resta, per me e per loro».


Ha sempre voluto averne così tanti?
«Tanti sì, ma se mi avessero detto “nove” avrei risposto “no, ve’?”. Eppure li guardo quando siamo tutti insieme, faccio una sorta di conteggio e dico “ma sono solo questi?”. Mi sembrano sempre pochi, forse perché adoro quando c’è condivisione. Avere tanti amori vicino è una benedizione incredibile».
Arriverà anche il decimo?
«Credo proprio di sì. So che è una scelta non comune, siamo in un’epoca molto autoreferenziale, in cui si preferisce divertirsi e fare altro. Nella mia mentalità ho scoperto che non sono fatto così. Vivo anche io la mia vita, ma voglio vivere i miei figli».
E poi ci sono le madri.
«La parte materna è fondamentale. Io sono un papà che lavora, si prende cura e mantiene tutti, ma le quattro madri hanno più responsabilità di me naturalmente».
Vi vedete tutti insieme?
«Il weekend quando è possibile sì. Poi crescendo stanno diventando tutti più indipendenti: il più grande, che ha 26 anni, sta studiando per diventare magistrato, la seconda è una grafica e la terza modella, ma entrambe sono interessate anche alla musica e sono reduci da una tournée con Renato Zero. Quindi magari qualche domenica arrivano in cinque e non in nove».
C’è qualche ricorrenza imprescindibile?
«Il 26 dicembre, cascasse il mondo, ci ritroviamo tutti, anche le mamme».
Si va d’accordo in una famiglia così allargata?
«No, non sempre. Ci sono discussioni, litigi, battutine ed è normale. Ma l’importante è restare sempre a un livello civile. Loro si chiamano fratelli, non ci sono fratellastri».
Si ricorda tutti i compleanni?
«Assolutamente sì (li elenca, ndr), forse solo una volta ne ho invertiti due. Però scambio spesso i nomi e una volta Mia, la settima, si è arrabbiata di brutto».

Quando in politica si parla di natalità e dell’importanza di fare figli lei come la vede?
«Mi sembra una sciocchezza. Non si può imporre a una persona di fare figli, è una violenza assurda, come quando a una donna di 30 anni si dice che è “in età”. Lo trovo fastidioso e offensivo. Le esigenze di ripopolazione sminuiscono molto il tema, i figli devono nascere dall’amo