Corriere della Sera, 3 ottobre 2023
Le massime di Sadhguru
Milano Mentre sono in fila, prima di entrare nella piccola sala prove, gli artisti si scambiano qualche sguardo. Rkomi abbraccia Izi. «Come sei elegante», gli dice. Brevi saluti, molti sorrisi, ma poi è il momento di prendere posto. Alessandra Amoroso opta per la quarta fila, la penultima. Due sedie in là c’è Ghali e dal lato opposto Irama.
Sono alcuni dei venti artisti che ieri si sono dati appuntamento al Moysa, l’hub culturale ideato da Shablo (dj e produttore, tra gli altri di Blanco). Non devono incidere una canzone, non stanno preparando un festival o un qualche mega evento. Si sono ritrovati tutti per un motivo: parlare di spiritualità. E, per farlo, per una volta si sono messi dall’altra parte, nel pubblico.
Il palco – una scarna panchetta, in realtà – è tutto per Sadhguru, mistico indiano che, al loro pari, fa sold out in arene e palazzetti, solo che di tutto il mondo (domenica erano in più di 4 mila all’Allianz Cloud Arena di Milano, pagando anche 900 euro a biglietto). Entra accolto da un applauso. Risponde con un sorriso e le mani giunte, poi si slaccia un sandalo, lo toglie e la gamba finisce sotto l’altra.
Quindi chiude gli occhi e intona quella che, probabilmente sbagliando il termine, si direbbe una nenia. «Non ricordo da quanto non parlavo a una platea così piccola», esordisce. «Forse è il caso che siate voi a dirmi di cosa parlare». Rompe il ghiaccio Charlie Charles, dj e produttore. E lo fa con una domanda facile: «Qual è il senso della vita?».
Certo, se non si chiede a uno che ha dedicato la sua intera esistenza al «risveglio interiore», allora a chi? Ma Sadhguru (che poi significa «guru ignorante») spariglia: «I significati sono un inganno. Quale è il significato del sole che sorge glorioso ogni mattina? La mente umana ha una malattia: ha bisogno di dare un significato alle cose ma questo non ti permette di farne semplicemente esperienza. Il significato è un modo per evitare la pazzia, ma la creazione non ha significato».
Un so di non sapere che è la base della pratica del mistico. Ascoltano tutti, c’è chi prende appunti. Ghali è assorto, ha la bocca socchiusa. Poi alza la mano e chiede: «Come mai ci capita di sperimentare dei momenti di felicità ma, appunto, sono solo momenti?». «Perché parli al plurale? – replica Sadhguru —. Pensi di sapere quello che provano gli altri? Non facciamo questo errore perché ci sono solo esseri umani individuali, se no si fa il gioco di chi vuole inserirci in un gregge: quando succede, in nome della religione o altro, l’uomo ha fatto le cose più terribili. Ognuno ha sufficiente intelligenza per creare il proprio mondo». Ghali annuisce e sorride, ha capito.
Poi il maestro gli risponde: «La vita è come un tram di Milano: se ti ci siedi dentro, ti porterà a destinazione. Ma se ci finisci sotto è terribile. C’è differenza tra i propri processi psicologici e la realtà. Noi possiamo riuscire, con la meditazione, a creare un po’ di distanza dal nostro corpo, dalla nostra mente e quindi dai nostri drammi».
Sulla religione è critico: «Non serve credere al fatto che abbiamo due mani, no? Perché crediamo in qualcosa che non sappiamo? Il processo spirituale avviene quando realizzi che non sai niente di questa vita, e allora inizi a cercare. Una persona spirituale è un ricercatore. Un credente crede e basta». E per esserlo, serve un certo metodo. «Chiedo 32 ore di tempo focalizzato. Le cose non si imparano in un minuto. Ma se ci si eleva, si vede tutto in modo diverso». Applausi, mani giunte, un abbraccio (dell’attrice Prisca Hartmann Gulienetti). Ma niente bis.