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 2023  ottobre 03 Martedì calendario

Jonathan Littell “L’Ucraina sarà la fine di Putin”


«Diventato presidente grazie a una guerra, quando fece terra bruciata in Cecenia, forse adesso Vladimir Putin perderà il potere a causa di un’altra, dove ha usato la stessa tattica ma con risultati per lui meno buoni».
Ad augurarselo è Jonathan Littell, pluripremiato autore di Le benevole, straordinario romanzo sulla Seconda guerra mondiale raccontata dal punto di vista di un ex ufficiale nazista, che nel suo ultimo saggio,L’aggressione russa (Einaudi), si occupa del nuovo conflitto nel cuore dell’Europa: la brutale invasione dell’Ucraina. A lungo a Mosca e a Kiev, il 55enne scrittore franco-americano ha scritto un libro che va al nocciolo della questione: una lettura istruttiva, da consigliare ai filorussi, ai contrari agli aiuti militari a Kiev in nome del pacifismo, agli appartenenti al partito «né con Putin né con Zelensky», per capire che, come davanti a Hitler, in questa guerra chi ama la libertà può schierarsi soltanto da una parte.
Dopo un anno e mezzo, in Occidente si avverte un po’ di stanchezza per la guerra, Littell?
«Sì, ma una stanchezza più grande si avverte in Ucraina. Sono appena tornato da Kiev, la gente è stanca di combattere, tutti vorrebbero che la guerra finisse presto».
Perché non finisce?
«Perché la Nato non ha dato all’Ucraina i mezzi per finirla. O meglio, gliene ha dati poco alla volta: se Kiev avesse avuto sei mesi fa le armi che ha ora, forse la guerra sarebbe già finita».
La Nato teme che un maggior coinvolgimento nel conflitto provochi la Russia…
«Attenti a non provocare la Russia è una vecchia tattica di Mosca. In realtà, ogni volta che la Nato ha superato una presunta linea rossa di Putin, dando a Kiev i carri armati, i caccia, i missili a lungo raggio, non è successo niente. Anche le minacce del Cremlino di usare armi nucleari sono un bluff».
Thomas Friedman del “New York Times” sostiene che il conflitto può finire soltanto con un armistizio tipo quello che concluse la guerra di Corea e, in cambio dei territori perduti da Kiev, con l’ingresso dell’Ucraina nella Ue e nella Nato.
«Ero con Friedman a un convegno a Kiev prima che esponesse questa tesi sul suo giornale, ma non sono d’accordo. Accettare che la Russia si prenda un quinto dell’Ucraina sarebbe, oltre che ingiusto, il riconoscimento che l’aggressione paga, incoraggiando altri dittatori ainvadere i propri vicini, come ha appena fatto l’Azerbaijan nel Nagorno-Karabakh e come minaccia la Cina con Taiwan. La guerra in Ucraina può finire soltanto con la sconfitta militare di Putin».
Cosa intende per sconfitta militare?
«Una sostanziale perdita dei territori ucraini attualmente occupati dalla Russia. Non è realistico aspettarsi che Kiev li riprenda tutti, ma serve una sconfitta russa che renda Putin politicamente fragile: finché a Mosca c’è lui, Ucraina e Occidente non saranno tranquilli».
Per Putin non sarebbe una vittoria di Pirro finire la guerra anche sulle posizioni attuali? I russi avevano già occupato Crimea e Donbass dal 2014: ora hanno dovuto subire le sanzioni, 200 mila morti e non possono più andare in vacanza a Parigi o Londra soltanto per prendersi in più Mariupol…
«Dopo la tentata rivolta di Prigozhin (il capo dei mercenari del Gruppo Wagner, ndr ),Putin ha consolidato il suo potere. In agosto la morte di Prigozhin ha fatto capire a potenziali oppositori cosa rischiano».
Alcuni storici ritengono impossibile che la Russia diventi un Paese amico dell’Occidente.
«Nella loro vita, i miei genitori hanno visto Germania e Giapponetrasformarsi da regimi fascisti, mortali nemici dell’Occidente, in democrazie e fidati alleati. Ma perché accadesse è servita la sconfitta di quei regimi».
E la caduta di Putin porterebbe la democrazia a Mosca?
«Non subito. Scoppierebbe la lotta fra le varie correnti del clan che governa la Russia: servizi segreti, militari, oligarchi. Probabilmente nel breve termine le cose continuerebbero in modo simile, ma senza Putin si aprirebbero altre possibilità e col tempo potrebbero emergere forze differenti».
La vera ragione per cui Putin ha invaso l’Ucraina è che non voleva un vicino di casa slavo, democratico e filoccidentale?
«Una ragione è questa. L’altra è il folle disegno imperialista di cui si è incapricciato il presidente russo».
Cosa risponde a chi è contrario agli aiuti militari all’Ucraina in nome del pacifismo?
«Aspettate che qualcuno invada casa vostra, violenti vostra moglie, uccida i vostri figli, poi ditemi se siete pacifisti: è quello che la Russia ha fatto all’Ucraina».
E a chi, come Putin, dice che l’Ucraina non esiste, perché ha sempre fatto parte della Russia?
«È come dire a un italiano che il Lombardo-Veneto è dell’Austria. I russi hanno colonizzato e represso per secoli gli ucraini, come l’Impero austro-ungarico fece con gran parte dell’Europa centro-orientale. L’Italia ha avuto il suo Risorgimento. Adesso tocca all’Ucraina».
Come rispondere infine a chi afferma che la Nato promise a Mosca di non espandersi a est?
«Furono promesse vaghe, soltanto verbali, a una Russia post-comunista che sembrava una sia pur fragile democrazia. Ma il punto è un altro.
Non è la Nato che vuole espandersi a est, sono i Paesi dell’est che pregano in ginocchio la Nato di assorbirli: perché hanno paura di Mosca».
La storia avrebbe potuto essere diversa se l’Occidente avesse avuto un piano Marshall per sostenere la democrazia russa? L’euforia per la fine della guerra fredda impedì ad America ed Europa di preoccuparsi abbastanza di cosa sarebbe accaduto a Mosca?
«Esatto. Fu un errore enorme.
Crollato il comunismo, la Russia adottò un liberismo corrotto che ha creato il risentimento sociale da cui Putin ha tratto linfa per il suo autoritarismo nazionalista. Ma il destino dei russi è ancora nelle loro mani. Se l’aggressione dell’Ucraina finirà con una sconfitta per Mosca, non dispero che un giorno la Russia riprenda il cammino verso la democrazia».