Corriere della Sera, 2 ottobre 2023
Raffa all’opera
L’operazione più innovativa della tv è andata in onda su Rai5, Raffa in the Sky, un’opera lirica di Lamberto Curtoni con la regia di Francesco Micheli, su libretto di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli (Rai Cultura). Un’opera lirica su Raffaella Carrà? Sì, una curiosa contaminazione fra lirica e pop, fra opera e musical (a interpretare Raffaella è stata scelta un giovane attrice, Chiara Dello Iacovo), fra storia della tv e fantasia. C’è da sperare che RaiPlay la lasci in cartellone per molto tempo.
Raffaella Carrà è una messaggera di pace e amore proveniente dal pianeta Arkadia, regno della bellezza e della poesia dove il Re Apollo XI governa sugli spiriti eletti dell’arte. Viene mandata sulla Terra per «spettinare l’Italia», rappresentata in particolare da una «famiglia media» che sta vivendo le ansie e i primi splendori del boom economico (il televisore, la lavatrice…) e i grovigli di psicologie che non devono più pensare alla sola sopravvivenza.
«Il palcoscenico della missione ora si chiama la televisione»: l’opera non è una biografia di Raffaella (anche se si parte dal 1943, suo anno di nascita), ma cerca di rappresentare gli effetti che la sua apparizione fantasmatica ha avuto sugli spettatori. Eterna demi-vierge, santa e ballerina, ausiliatrice e rubacuori, platino e lacca, alla sua morte, mezza Italia, nel vestirsi a lutto, si è scoperta queer.
Con lei, la trasgressione sessuale è diventata parentale: il «tuca-tuca» (Canzonissima ‘71) fu la scoperta dell’ombelico nella storia sociale dell’Italia; appello di natura sessual-familiare capace solo di scatenare qualche timida vibrazione nel ricovero dei sensi.
Raffa in the Sky si offre come un inno alla bellezza, all’armonia, alle facoltà taumaturgiche dell’arte, ma è anche un racconto di come la televisione ha cambiato il Paese, da Carosello all’avvento delle tv commerciali (ce n’è anche per Berlusconi) o di come avrebbe potuto cambiarla se il verbo di Raffa fosse stato accolto in maniera non superficiale.
Raffa è il simbolo della nostra «emotional community» e l’opera a lei dedicata è un capitolo importante della cultura pop.