https://www.swissinfo.ch/ita/societa/conteggio-dei-femminicidi--una-sfida-di-importanza-mondiale/47441062, 2 ottobre 2023
L’Onu e i femminicidi
A causa della carenza di dati affidabili, i femminicidi restano un fenomeno sottovalutato nella maggior parte dei Paesi. Le Nazioni Unite (ONU) hanno adottato a inizio marzo delle raccomandazioni per contare statisticamente questi crimini. L’idea, condivisa dalla Svizzera, è che non si può combattere ciò che non si riesce a misurare.
Questo contenuto è stato pubblicato il 18 marzo 2022 – 09:4518 marzo 2022 – 09:4511 minutiPauline TurubanAltre lingue: 9Sono stati molti i media svizzero-francesi a usare la parola “femminicidio”, per descrivere il caso di un uomo ginevrino sotto processo per aver pugnalato a morte la sua compagna”. Femminicidio o suicidio? Due versioni contrapposte” ha scritto per esempio Le Temps, mentre Léman Bleu ha scelto di parlare della vicenda come del “Femminicidio di Chêne-Bourg”. In Francia, la latitanza di un “poliziotto sospettato di femminicidio” è recentemente finita sulle prime pagine.
Il termine "femminicidio” si sta facendo strada nel lessico quotidiano da qualche anno. Il vocabolo è entrato per la prima volta in un dizionario francese nel 2015. Prima, i media avrebbero probabilmente parlato di “omicidio di una donna da parte del compagno” o di “crimine passionale"”. La transizione linguistica è tutt’altro che banale; sottolinea che le vittime sono state uccise perché erano donne e che a monte del loro omicidio c’è un problema a livello sociale.
Un tempo considerato un termine dell’attivismo poiché utilizzato dai movimenti femministi, il concetto di femminicidio, ovvero l’omicidio di una donna o di una ragazza in quanto tali, è oggi riconosciuto dall’ONU come “la manifestazione più estrema e brutale della violenza nei confronti delle donne”. La comunità internazionale si è posta l’obiettivo di sradicare questo fenomeno che colpisce “tutti i Paesi”, ma inciampa nelle difficoltà che comporta quantificarlo e misurarlo in modo corretto.
Chi mostra scetticismo ritiene che si tratti di una nozione priva di senso e che il termine “omicidio” basti. Spesso, la definizione coincide con quella di omicidio coniugale. Alcuni collettivi femministi rivendicano dal canto loro un’accezione molto più ampia che contempli anche gli atti involontari (per esempio, i decessi legati ad aborti clandestini) come femminicidi.
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Le difficoltà nel mettersi d’accordo su una definizione hanno avuto finora come corollario una carenza di statistiche internazionali affidabili e armonizzate. Tutte le organizzazioni impegnate nella lotta contro la violenza sulle donne sottolineano l’importanza cruciale di disporre di dati di qualità. “Conoscere le motivazioni e le circostanze (…) può aiutare i Governi a proteggere meglio le potenziali vittime, a punire gli autori e a dissuaderli”, sottolinea l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE).
Quando gli stereotipi di genere spingono a uccidereL’ONU sta tentando di fare ordine nella questione. La sua Commissione statistica ha approvato il 4 marzo un “nuovo quadro statistico mondiale per misurare i femminicidiLink esterno”, frutto di tre anni di lavoro. In occasione della presentazione del documento, la direttrice esecutiva dell’Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile (UN Women), Sima Bahous, ha riassunto la posta in gioco in questo modo: “l’assenza di dati costituisce un ostacolo importante alla lotta [contro i femminicidi]. Possiamo agire meglio su ciò che possiamo misurare”.
Il nuovo standard ha diversi obiettivi: “Definire statisticamente i femminicidi nel modo più esaustivo possibile”, “incoraggiare le autorità nazionali a produrre questi dati” e “fornire loro delle linee guida per farlo”, spiega a SWI swissinfo.ch Enrico Bisogno, responsabile della sezione Sviluppo e diffusione dei dati presso l’Ufficio delle Nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC). Il suo gruppo di lavoro ha elaborato le raccomandazioni in collaborazione con UN Women.
Il primo pilastro consiste nel definire una volta per tutte i femminicidi. Non tutti gli omicidi di donne e ragazze lo sono, precisa subito l’ONU. Il femminicidio deve essere intenzionale e avere una dimensione di genere. La “motivazione legata al genere” non si riferisce esclusivamente al movente particolare dell’autore del crimine, ma anche a cause profonde, e sociali.
Il documento cita ad esempio “l’ideologia (…) del privilegio dell’uomo sulla donna, le norme sociali sulla mascolinità” o ancora il “bisogno (…) di far rispettare i ruoli di genere”. “Questi fattori possono far scattare la violenza degli autori quando il comportamento di una donna è percepito come non conforme”.
Gli indicatori del femminicidioIl secondo pilastro verte sullo stabilire dei criteri che permettano di oggettivizzare l’influenza di genere. Questa caratteristica determinante dei femminicidi è anche la più difficile da misurare. Attualmente, l’UNODC raccoglie le cifre sulla violenza domesticaLink esterno nei singoli Paesi e questi dati sono il punto di riferimento per i confronti internazionali: sono i numeri, infatti, che permettono di meglio avvicinarsi a una rappresentazione del fenomeno.
La maggior parte degli omicidi di donne commessi nella sfera privata sono, in effetti, dei femminicidi. Quelli perpetrati in una relazione di coppia “sono spesso legati al bisogno di affermare il controllo maschile”, sottolinea l’ONU nel suo documento. Quando sono commessi da altri membri della famiglia, si tratta spesso di crimini d’onore o legati alla dote, quindi “radicati nelle norme sociali e culturali”.
Contenuto esternoMa l’UNODC riconosce al contempo i limiti di questi dati. Per i Paesi che tentano già di misurare i femminicidi, gli indicatori e le variabili utilizzate variano considerevolmente. In più, certi Paesi comunicano dati lacunosi e molti non forniscono nessuna statistica.
"Per certi Paesi meno sviluppati produrre statistiche, anche parziali, richiede molto sforzo; le teniamo comunque in considerazione perché bisogna soppesare gli interessi tra l’ideale, che sarebbe l’applicazione dei nostri standard ovunque, e la realtà”, ammette Bisogno.
Soprattutto, molto probabilmente queste cifre sottovalutano il fenomeno dato che, su scala globale, solo il 60% di tutti gli omicidi di donne sono commessi nella sfera privata, indica.
Attivismo e conteggio dei femminicidiLe nuove direttive dell’ONU auspicano che si continui a considerare gli omicidi di donne nella sfera domestica come femminicidi e raccomandano di tenere in considerazione, in aggiunta, otto caratteristiche – legate al contesto del crimine o al modus operandi - utilizzate per indicare la dimensione di genere in un crimine.
Contenuto esternoL’ONU spera che gli Stati, ma anche la società civile, introducano questo standard statistico. Anche se sono fortemente invitati a farlo, nulla li obbliga. Comunque sia, “non è qualcosa che accadrà dall’oggi al domani”, afferma Bisogno.
"Sappiamo che i Paesi necessiteranno di un periodo di adattamento e di risorse, anche finanziarie, dato che dovranno cambiare il modo in cui raccolgono le informazioni presso la polizia e la giustizia”, prevede lo specialista di statistica dell’UNODC. L’organizzazione assisterà i Paesi in questa fase.
E la Svizzera?Membro dal 2018 della Convenzione di IstanbulLink esterno sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, la Svizzera si posiziona nel mezzo delle statistiche europee. Con 0,48 su 100’000, il tasso di donne uccise nell’ambito di una relazione di coppia o familiare è più basso che in Finlandia o in Germania, ma è più alto rispetto alla Francia o all’Italia.
Benché il numero assoluto di omicidi sia basso, la proporzione di quelli commessi in seno a una relazione di coppia è elevata, circa il 40%, indica Sina Liechti, responsabile della comunicazione presso l’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFULink esterno).
Un recente studioLink esterno commissionato dal Governo svizzero mostra che una schiacciante maggioranza degli omicidi di questo tipo sono commessi da uomini (90%) e le vittime sono donne (96%). Le cifre sono rimaste stabili nel corso degli ultimi 25 anni nonostante una riduzione generale di tutti gli altri tipi di omicidio.