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 2023  ottobre 01 Domenica calendario

Usa, shutdown rinviato aiuti al conflitto nel limbo


La Camera dei rappresentanti Usa ieri ha votato una misura temporanea di finanziamento al governo che può evitare, almeno per altri 45 giorni, l’undicesimo shutdown della storia statunitense, cioè il blocco provvisorio della macchina amministrativa dovuto alla mancata approvazione della legge di bilancio, in un Congresso mai così polarizzato. Il voto passa al Senato a maggioranza dem.
I due rami parlamentari degli Stati Uniti, Senato e Camera, hanno trascorso il fine settimana in negoziati febbrili, visto che la scadenza per l’approvazione della Finanziaria era la mezzanotte. L’effetto di uno shutdown è la paralisi del sistema federale, con congedi non pagati per gli impiegati dell’amministrazione federale, inclusi oltre 2 milioni di militari. Si blocca anche la macchina giudiziaria, quindi i processi a carico dell’ex Presidente e candidato repubblicano di punta alle prossime elezioni Donald Trump, che per questo fa pressione sui suoi perché non trovino una soluzione.
A questo si aggiunge la sospensione dei programmi federali su cui milioni di persone in tutti gli Usa fanno affidamento ogni giorno potrebbero anche subire interruzioni – da fondi in diminuzione per l’assistenza alimentare a possibili ritardi nell’assistenza ai beneficiari di Medicare e della Sicurezza Sociale. I senatori avrebbero trovato l’accordo bipartisan per finanziare il governo fino al 17 novembre, con un pacchetto che include include anche il finanziamento all’Ucraina, che finora appariva non negoziabile per i Democratici, e l’assistenza alle popolazioni colpiti dai disastri naturali che hanno colpito il paese negli ultimi mesi. Ma il bilancio va approvato anche dalla Camera, che resta profondamente divisa, con un nocciolo duro di Repubblicani che sembrano refrattari a ogni compromesso. Gli ostacoli sono due: il piano del presidente Biden per gestire l’immigrazione e, elefante nella stanza, il nuovo pacchetto di finanziamenti a Kiev: oltre 6 miliardi di dollari, che il Gop non vuole elargire, visto l’andamento negativo della controffensiva ucraina che fa prevedere un impegno economico di Washington a tempo indefinito. Uno stallo che è stato alla base della recente missione americana del presidente ucraino Zelensky a Washington, alla conquista di cuori e portafogli. Missione che sembra essere almeno parzialmente fallita. Ieri in extremis, McCarthy ha lanciato l’idea della misura tampone poi votata anche dai rappresentanti dem. La proposta, che richiede il supporto di due terzi della Camera, quindi anche di alcuni democratici, garantisce finanziamenti per 45 giorni, ed è un compromesso da parte di McCarthy, che così rischia la defenestrazione da parte dei falchi del suo partito: include infatti i fondi richiesti da Biden per il supporto alle aree colpite e prevede misure per mitigare l’impatto dello shutdown. Ma il prezzo dell’accordo è l’esclusione dei fondi per l’Ucraina, scorporati e soggetto a nuovo dibattito. Già venerdì McCarthy aveva presentato il dossier ucraino come alternativo a quello nazionale. “Sse avessimo una proposta senza l’Ucraina, probabilmente saremmo in grado di farla passare”, aveva dichiarato.