Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 01 Domenica calendario

I 40 anni del Drive-in

C’erano le ragazze Fast food, spiccava Tinì Cansino, la cassiera Carmen Russo (poi arrivò Lory Del Santo), lo psicanalista Vermilione-Ezio Greggio, che aveva mille ruoli in commedia; erano star la guardia giurata Vito Catozzo-Giorgio Faletti sproloquiava in pugliese, il paninaro Enzo Braschi, Boldi e Teocoli, Gaspare e Zuzzurro. Erano gli anni della Milano da bere e quella Milano era rappresentata nello studio diDrive In,il programma di Antonio Ricci.Il varietà trasmesso su Italia 1 compie 40 anni, andò in onda dal 4 ottobre 1983 al 17 aprile 1988, e, come succede per i film dei Vanzina, basta rivedere qualche immagine per immergersi in un mondo lontanissimo eppure familiare. Nel 1986 debuttò anche Pier Silvio Berlusconi, allora diciassettenne con chioma bionda e un taglio di capelli per cui non c’è indulto che tenga. Nello sketch chiamava il padre da un telefono a gettoni: con la scusa di farsi firmare autografi, in realtà faceva rifirmare i contratti per dimezzare i cachet.Poi arrivava Tinì Cansino che invece leggeva tutto, e Pier Silvio la invitava a cena. Quindi la gag prevedeva una sfida a colpi di karate. «Fu spiritoso e bravissimo», racconta Ezio Greggio, star dello show superpop che creò fenomeni curiosi. Durante l’ “asta tosta” in cui presentava il quadro di Teomondo Scrofalo, pittore immaginario, i collezionisti si scatenarono. Un po’ come successe col cacao meravigliao diIndietro tutta : non esisteva e lo chiedevano nei supermercati.«Mi è successa una cosa incredibile», continua Greggio, «quando sono stato ospite al Festival di Dogliani, dopo due ore di intervista, si è alzato un signore dal pubblico col quadro di Scrofalo. L’aveva tenuto nascosto e l’ha tirato fuori. Baci e abbracci, gliel’ho firmato». Per Greggio quegli anni 80 in tv furono formidabili e respinge le critiche. Sottolinea quello che disse Ricci per le celebrazioni del trentennale: «Siamo stati additati come l’origine di ogni male, accusati di volgarità. Ma per noi vale la regola della doppia lettura: non c’era sketch che non nascondesse un sottinteso, una denuncia o una battuta al vetriolo». «È davvero così», dice l’attore, «la nostra era satira, e c’è stato riconosciuto anche dai grandi critici televisivi».Drive in è stato tirato in ballo per l’immagine che offriva delle donne. «Non c’era la malizia, credo che le copertine dei settimanali dell’epoca, penso aPanorama o all’ Espresso, fossero molto più sexy, noi eravamosolo la parodia. I balletti erano ironici» osserva Greggio «e le donne facevano le battute. Credo che Drive Insia stato lo specchio ironico e critico, divertito, di quegli anni».Racconta quando andarono da Silvio Berlusconi a fargli vedere la puntata. «Con Giancarlo Nicotra e Ricci eravamo in via Rovani. Silvio era seduto davanti a noi, ogni tanto si voltava. “Non è esattamente quello che vi ho chiesto”, ci disse, “ma intuisco che potrebbe piacere”. Ci ha fatto andare in onda, fu un successo pazzesco. Con Gianfranco D’Angelo facevo anche 120, 150 serate, certe volte due o tre la stessa notte. Ricordo un Capodanno: sono partito da Rimini e c’era Federico Fellini: “Ezio che piacere, ma che fai qui?”. Gli spiego: “Vado a Milano marittima, e mi aspettano a Ravenna alle 6 del mattino”. Era allibito. Saluto anche Giulietta. Alle 23.30 scendo, mi stava aspettando. Mi ha accompagnato alla macchina dicendomi che mi seguiva con D’Angelo a Drive In e mi ha lasciato anche una lettera».Con D’Angelo («era un numero uno»), il rapporto era simbiotico, Enrico Beruschi era la vittima sacrificale. «Quanti scherzi gli abbiamo fatto, ci divertivamo… Una volta l’abbiamo lasciato appeso al soffitto vestito da amorino e siamo andati a pranzo. Torniamo e gli faccio: “Enrico, ma cosa fai lassù?”. E lui: “Mi avete dimenticato”. Ogni tanto ci sentiamo, è simpatico, gentile. È sempre Beruschi. E come si possono dimenticare Giorgio Faletti, che ha fatto cose memorabili, o Gaspare e Zuzzurro, i tanti personaggi… Sergio Vastano che faceva la parodia del bocconiano, il paninaro fatto da Enzo Braschi, era satira feroce verso la Milano da bere. Eravamo contro quel tipo di italianità superficiale. E sperimentavamo». Gli fa piacere che «oggi tanti ragazzi, grazie al web, sanno cos’è Drive In.Avevamo cambiato il ritmo del varietà, trasformato il modo di fare intrattenimento». Si potrebbe fare unDrive Innel 2023? «Ci sono comici – ce ne sono tanti, non voglio fare nomi – che sono bravissimi a raccontare il nostro periodo storico. Se ne metti insieme otto, dieci, si potrebbero fare trasmissioni satiriche. Ma rifareDrive In è un po’ come rifareLa dolce vita,ci sono storie al cinema o programmi che non sono ripetibili. Abbiamo rappresentato un fenomeno per cinque anni: non era solo televisione, era un fenomeno di costume».