la Repubblica, 1 ottobre 2023
Flop di iscritti in FdI Il “regno” di Arianna comincia in salita
ROMA – «Guardate che a Roma potrebbe candidarsi direttamente lui: Fabio Rampelli», dice un rampelliano di prima fascia. «Per Giorgia sarebbe l’occasione di siglare una vera pax nel Lazio». A Milano si scalda il correntone La Russa- Santanchè, in lizza con l’area di Carlo Fidanza. In Puglia si contano le truppe di Raffaele Fitto. In Veneto quelle di Adolfo Urso e dell’assessora ultras Elena Donazzan. Per FdI è il momento della conta. Congelata, negata, rimandata. E ora eccoci: ultimi giorni di iscrizioni. Nel partito che nega pervicacemente l’esistenza di cordate che non rispondano al mantra “tutti per Giorgia” è partita la corsa alle tessere, per sbullonare vecchi equilibri di potere e crearne di nuovi, all’ombra della leader. Il grande match è naturalmente nella Capitale. Mamma Roma. Fortino di consensi di FdI, che qui scavallava ampiamente la doppia cifra, anche quando nel resto dello Stivale faticava a superare il 4%.
Roma è la città in cui si è consumato lo scontro più ruvido, dentro FdI, in questo primo anno al governo del Paese. Da quando il partito cittadino, un paio di settimane prima delle Regionali del Lazio che hanno incoronato Francesco Rocca, è stato commissariato. Via il rampelliano Massimo Milani, tutte le deleghe consegnate a Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione e uomo-macchina della premier. Non è un caso se è il congresso più atteso. La novità, raccontata ieri dalFoglio e dal Fatto, è che la dead line del tesseramento è stata appena posticipata, solo per Roma: il gong per le iscrizioni avrebbe dovuto suonare ieri, 30 settembre, invece i termini sono stati prorogati al 15 ottobre. Attorno alla mossa circolano ovviamente suggestioni e cattiverie: c’è chi fa trapelare che lo stop alle iscrizioni sia stato posticipato perché l’area dei Gabbiani fosse in testa come numero di tesserati. Dunque i “lolliani”, nel senso dei seguaci del ministro Francesco Lollobrigida, avrebbero strappato più tempo per segnare il sorpasso. Ipotesi che nel giro Meloni rigettano: semplicemente, viene spiegato, il tesseramento era stato lanciato il 12 settembre, all’assemblea nazionale di FdI, e quindi chiuderlo dopo appena due settimane sarebbe stato troppo penalizzante, per tutti, dato che di norma le iscrizioni terminano a fine dicembre. Certo è che il rush per le tessere ha prodotto numeri insoddisfacenti, finora: appena 5mila iscrizioni, sulle 13mila di Roma nel 2022. Troppo poche, soprattutto ora che a guidare la macchina del tesseramento è la sorella d’Italia, Arianna Meloni.
Dopo mesi di polemiche feroci, l’ultima sull’uso del database degliiscritti che l’ex commissario Milani avrebbe sfruttato per iniziative di corrente – «ma ora glielo abbiamo tolto», esultano i deputati meloniani – siamo quasi alla resa dei conti. Fioccano le iniziative di area, come quella di giovedì scorso, promossada un gruppo di parlamentari rampelliani a piazza Euclide. Il congresso della Capitale si terrà entro novembre, prima di Atreju, in programma a ridosso di Natale. Per il ruolo di leader cittadino, girano diversi nomi, per la maggioranza interna. Giovani parlamentari in ascesa: Marco Perissa o Francesco Filini. Mentre i rampelliani, se si arrivasse allo scontro, potrebbero insistere su Milani o puntare sulla senatrice Lavinia Mennuni, che si era sfogata così: «Non siamo il partito comunista cinese!». Ma c’è anche chi spera in un compromesso, che salvi almeno l’unità di facciata. Un nome potrebbe essere il senatore Andrea De Priamo, rampelliano sì, ma in ottimi rapporti con le due Meloni. Oppure, è la suggestione più forte, direttamente lui, Rampelli. «Potrebbe accettare se fosse Giorgia a volerlo in campo, come candidatura unitaria, per siglare una tregua vera». E poi puntare al suo grande sogno, mai archiviato: il Campidoglio