la Repubblica, 30 settembre 2023
Baiardo va arrestato
«Salvatore Baiardo deve essere arrestato: ha detto il falso su Giletti e sul sindaco di Cerasa, Giancarlo Ricca. E non è la prima volta: è un calunniatore professionista». Il tribunale del Riesame di Firenze mette un primo punto sulla vicenda del tuttofare dei boss Graviano al centro dell’inchiesta sui mandanti occulti delle stragi del ’93. I giudici hanno infatti accolto il ricorso della Procura (il gip aveva negato la misura, ma le manette non scatteranno: giudizio sospeso fino alla Cassazione) ritenendo fondate le accuse di calunnia mentre non hanno ritenuto sufficientemente provata quella di favoreggiamento a favore di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. «Baiardo – si legge nelle 28 pagine di ordinanza- è un pluripregiudicato» che non si fa scrupolo di «calunniare su tematiche di estrema delicatezza inerenti la storia del nostro Paese».
Uno dei cuori dell’indagine delprocuratore facente funzioni Luca Turco e dell’aggiunto Luca Tescaroli è la fotografia che ritrarrebbe Graviano con Berlusconi e il generale Francesco Delfino. Immagine che secondo il tribunale potrebbe non esistere, ma che «sicuramente è stata fatta vedere» a Giletti, al contrario di quello che Baiardo ha detto ai magistrati, sostenendo che il giornalista si fosse inventato tutto (da qui l’accusa di calunnia). Secondo i giudici proprio quella foto può aver causato la chiusura di “Non è l’Arena”. «Esiste – scrive il tribunale, nel segnalare come Giletti pagasse Baiardo per le sue interviste – un’elevata probabilità che la trattazione di questo tema gli sia costato la chiusura della trasmissione da parte di Urbano Cairo, persona in passato legata a Silvio Berlusconi. Non sono emersi ragionevoli altri motivi per la chiusura della trasmissione, né le indagini hanno fatto emergere una audience bassa in relazione ai programmi similari ed alla fascia oraria di messa in onda. Si segnala anzi la repentinità della decisione, maturata proprio quando veniva sviluppata l’inchiesta sui contatti Graviano- Berlusconi dei primi anni Novanta. Tuttavia la decisione, certamente allarmante sul piano della libertà d’informazione e della tutela del giornalismo d’inchiesta, non avvalora di per sé la fondatezza di una vicenda tremenda per la storia della Repubblica, quanto il timore di mandare avanti un’inchiesta scomoda».
Nell’ordinanza, infine, spunta anche il nome di Paolo Berlusconi. Con un incontro avvenuto il 14 febbraio 2011 presso la sede de Il Giornale. «II Tribunale – si legge – non ritiene credibile la versione offerta da Baiardo circa la volontà di chiedere lavoro (…) Lo stesso Baiardo parlandone il 2 marzo 2023 spiegava l’incontro come finalizzato a mostrare la foto compromettente e a far ricordare al fratello Presidente del Consiglio gli impegni a suo tempo presi coi fratelli Graviano». Graviano raccontò che Berlusconi jr si intimorì, «per descriverlo muoveva la mano ad indicare la paura infusagli, la “strizza’’ che gli aveva fatto prendere». A conferma di questa tesi, quello che lo stesso Paolo Berlusconi avrebbe detto a un uomo della sua scorta: «Tu se i testimone, questa persona è venuta a dire cose che riguardano mio fratello per screditarlo».