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 2023  settembre 30 Sabato calendario

I numeri del reddito

ROMA – Il governo è molto contento per come vanno le cose sul fronte del Reddito di cittadinanza. L’assegno è stato già sospeso a 150 mila famiglie, tra luglio e settembre, che corrispondono a 210 mila persone. Alla fine dell’anno si arriverà a 173 mila famiglie e dunque a 242 mila persone escluse. Poi da gennaio il Reddito non esisterà più. Al suo posto rimarranno l’Assegno di inclusione e il Supporto da 350 euro.
Il governo è contento soprattutto per il numero giudicato basso di domande per i 350 euro. Segno che molti non ne avevano bisogno perché lavoratori in nero. Può essere una spiegazione. Ce ne sono altre: l’impatto degli stranieri prima esclusi, il caos burocratico soprattutto al Sud, la speranza di essere presi in carico dai servizi sociali comunali, gli esodati da tutto perché l’Isee è stato abbassato, l’esclusione dei Centri per l’impiego dalla rete di supporto ai lavoratori, l’impreparazione dei patronati.
L’effetto della stretta
Palazzo Chigi sembra però soddisfatto. La stretta introdotta nella prima manovra meloniana funziona. Dopo sette mesi niente più assegno a chi ha tra 18 e 59 anni, senza figli minori o disabili. In agosto per la prima volta le famiglie con il Reddito sono scese a 884 mila da un milione, un crollo del 17%. La spesa per lo Stato si è abbassata da 600 a 500 milioni al mese. La piattaforma Siisl, lanciata il primo settembre dall’Inps e dal ministero del Lavoro in collaborazione con le Regioni, funziona. Non si è bloccata. Dentro ci sono 700 mila posti per corsi di formazione, 100 mila Puc (Progetti utili per la collettività), 70 mila offerte di lavoro. L’Inps sta accreditando i 350 euro a chi era già iscritto al programma Pnrr chiamato Gol e ai Puc.
Le basse domande
Eppure a settembre su 133 mila famiglie e quindi 186 mila persone – scaricate via sms in estate e tutte ipoteticamente candidabili ai 350 euro – appena 40 mila ne hanno fatto domanda. Praticamente un quinto. Le domande in realtà sono state 80.161, dato aggiornato a ieri. In 30 mila casi arrivano però da disoccupati che «non percepivano il Reddito di cittadinanza, ma che hanno creduto in questo strumento per cercare una nuova possibilità», rivela la ministra del Lavoro Marina Calderone. Chi non si è precipitato sulla piattaforma, pare di capire, ha preferito non impelagarsi con i corsi di formazione per non rinunciare al sommerso. «Stanno facendo altre considerazioni», dice Calderone.
I ripescati e gli esodati
La realtà offre però anche altre letture. Nel mese di luglio una famiglia su quattro di quelle escluse dal Reddito via sms è stata poi presa daiservizi sociali dei Comuni perché “occupabile” solo sulla carta. Nel mese di agosto è successo a una famiglia su cinque. In totale 47 mila famiglie sono state “ripescate”. Tante altre pensano ancora ora di poter rientrare nel Reddito perché immerse in situazioni di disagio. Ci sono poi 8 mila famiglie “esodate” da tutto: sono fuori dal Reddito ma anche dai 350 euro, perché nel frattempo l’Isee è sceso da 9.360 a 6.000 euro. Alcune lo stanno scoprendo in questi giorni, quel numero salirà.
La roulette della domanda
La tecnologia si sta rivelando una vera e propria barriera per i meno attrezzati. Una coppia di cinquantenni pugliesi non riesce a fare la domanda in autonomia. E viene rimbalzata ormai da un mese da Inps, Centri per l’impiego, patronati, agenzie private del lavoro in un ping pong desolante. Inps non ha responsabilità dirette: gestisce solo la piattaforma, fa i controlli ed eroga i fondi. I Centri per l’impiego sono completamente tagliati fuori. Le agenzie private, specie quelle piccole meridionali, non sanno cosa fare: ma i candidati ne devono scegliere per forza tre. I patronati spesso sono impreparati e non riescono a seguire con continuità le richieste.
I “nuovi” e i “vecchi”
Chi sono allora i 30 mila “nuovi” richiedenti spuntati dal nulla, emblema per la ministra Calderone del buon funzionamento della piattaforma? Di sicuro a luglio e agosto non prendevano il Reddito. Ma forse lo incassavano prima ed erano nella fase di pausa tra un rinnovo e un altro. Buona parte possono essere stranieri: il Reddito imponeva i 10 anni di residenza, il nuovo Supporto è sceso a 5 per evitare l’infrazione europea.
I “vecchi” richiedenti invece perché non fanno la domanda? Per le ragioni elencate: sommerso, burocrazia, esodati, disagio. Ma anche per cattiva informazione. Molti non sanno che bastano poche ore di formazione, anche una sola in un mese, per prendere i 350 euro: cifra non frazionabile. Pochi sono consapevoli che in una famiglia di tre adulti che seguono un corso si arriva a 350 euro moltiplicato per tre: 1.050 euro al mese, anche più del Reddito.
La piattaforma
Nel libro dei sogni del governo Meloni la piattaforma Siisl farà incrociare un giorno domanda e offerta di lavoro per tutti i disoccupati e le imprese. Per ora il “matching” non c’è. I corsi sono i più disparati, le offerte non sono tarate né alle reali esigenze del territorio né ai (poveri) curricula degli ex percettori di Reddito. Ma se ne festeggia il successo.