Corriere della Sera, 1 ottobre 2023
L’eredità di Del Vecchio
A 15 mesi dalla scomparsa del fondatore di Essilux non si è ancora chiusa l’eredità di Leonardo Del Vecchio. Un lascito grande e complesso che non vede d’accordo la compagine di azionisti, otto in tutto, che si dividono una quota del 12,5% a testa della cassaforte Delfin, ciascuna del valore di circa 4 miliardi. Il confronto in atto tra i fratelli Luca, Clemente e Paola, che hanno accettato l’eredità con benefico di inventario, e il resto dei soci, si è intensificato la scorsa settimana, proprio nei giorni in cui il board di Delfin e il presidente Francesco Milleri stanno finalizzando la lista da depositare in vista del rinnovo del cda di Mediobanca di cui la holding lussemburghese è il primo singolo azionista con il 19,8%. Un momento delicato che richiederebbe la compattezza degli intenti.
La scorsa settimana si è svolto un nuovo passaggio chiave nell’ambito della successione. A Milano avrebbe avuto luogo la prima udienza di mediazione tra gli eredi di Del Vecchio che hanno accettato l’eredità con riserva e Milleri (assistito dai legali degli studi Bellini e Francioli), la cui intenzione sarebbe di impugnare quella decisione. È una mediazione obbligatoria che un soggetto è tenuto ad attivare, se intende agire successivamente in giudizio per la tutela dei diritti. L’incontro non ha dato gli esiti sperati, quindi è possibile che prima di Natale l’impugnativa di Milleri abbia esecuzione.
Sarà un momento chiave perché se non venisse confermata la validità dell’accettazione con riserva dei tre fratelli, toccherebbe loro pagare le tasse anche per i legatari, dal momento che con l’accettazione con riserva i tre figli rispondono soltanto per quello che hanno ricevuto. Insomma Luca, Clemente e Paola sarebbero tenuti a contribuire al pagamento delle imposte anche per Milleri, cui Del Vecchio ha lasciato in eredità un pacchetto di 2,1 milioni di azioni Essilux a testimonianza della fiducia e dell’apprezzamento del lavoro svolto dal manager per fare crescere la società. Il legato che riguarda Milleri è stato peraltro già eseguito per 400 mila azioni e su queste il manager avrebbe già personalmente pagato le tasse in Francia, al 60%, e in Italia all’8%. Lo stesso ragionamento vale anche per la vedova Nicoletta Zampillo, legataria, alla quale Del Vecchio ha destinato ville e appartamenti. Il Cavalier Del Vecchio teneva all’unità e alla condivisione dei soci familiari ma era convinto che la rotta strategica dovesse essere affidata a Milleri e al board.
A questa situazione si aggiunge anche il fatto che i disaccordi avrebbero fatto scattare l’attenzione dell’Agenzia francese delle Entrate che, come scrive il Giornale, avrebbe acceso un faro sull’ultima residenza di Del Vecchio che potrebbe essere stata a Beaulieu-Sur-Mer, in Costa Azzurra dove possedeva villa “La Leonina”, anche se Del Vecchio risultava residente a Milano, secondo ambienti vicini a Delfin. Se questo venisse provato, ci sarebbe un aggravio fiscale per gli otto eredi di Del Vecchio perché le tasse di successione in Francia possono arrivare a un prelievo del 60%.
Intanto il board Delfin lavora alla lista per Mediobanca che dovrebbe arrivare lunedì, prendendosi tutto il tempo rispetto alla scadenza del 3 ottobre. La ha avviato qualche sondaggio sul mercato per capire il gradimento per le sue candidature. In funzione di questo, la holding deciderà se esprimere una lista a cinque, ipotesi che prende corpo. Bisognerà poi vedere se i Benetton che hanno il 2% di Mediobanca voteranno o si asterranno. Edizione ha rimandato le scelte a un cda che si terrà il 26 o il 27 ottobre, a ridosso dell’assemblea.
Qualche movimento si registra poi sul capitale di Mediobanca. Poste ha confermato l’ingresso in Piazzetta Cuccia con una quota superiore all’1% ma ha precisato che non eserciterà il diritto di voto all’assemblea del 28 ottobre.