Corriere della Sera, 1 ottobre 2023
Ventuno nuovi cardinali
Francesco «crea» 21 nuovi cardinali, tra cui 18 elettori, avverte che «la Chiesa non vive di rendita e tantomeno di un patrimonio archeologico» e guarda al Sinodo che aprirà mercoledì mettendo in guardia da polemiche e divisioni tra conservatori e progressisti. Perché bisogna «imparare nuovamente a fare silenzio: per ascoltare la voce del Padre, la chiamata di Gesù e il gemito dello Spirito», ha detto ieri sera alla veglia ecumenica in piazza San Pietro, davanti a diciottomila fedeli: «Chiediamo che il Sinodo sia occasione di fraternità, luogo dove lo Spirito purifichi la Chiesa chiacchiere, ideologie e polarizzazioni». La mattina, in piazza, lo ha spiegato ai nuovi cardinali con l’immagine di un’orchestra sinfonica: «La diversità è indispensabile. Ma ogni suono deve concorrere al disegno comune. Ed è fondamentale l’ascolto reciproco». La Chiesa non vive di rendita: due anni fa, all’inizio del percorso sinodale, Bergoglio ha spiegato che «non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa», per non «diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire». Al Sinodo parteciperanno 464 persone e 365 «membri» votanti, sacerdoti e laici, non si dice più «padri sinodali» perché per la prima volta ci saranno 54 donne con diritto di voto. E il concistoro di ieri è già un’immagine del cambiamento. I cardinali elettori salgono a 137, oltre la soglia dei 120 definita da Paolo VI, ma il numero è destinato a calare man mano che i più anziani compiono 80 anni perdendo il diritto di voto in un eventuale conclave. Gli elettori nominati da Francesco superano la soglia di due terzi per eleggere un Papa, ora sono 99 su 137. Ma ogni Papa finisce con lo sceglierne la maggior parte, se il pontificato è abbastanza lungo. E un conclave sfugge alle esegesi geopolitiche: quello del 2013, modellato quasi per intero dai «conservatori» Wojtyla e Ratzinger, finì col votare Bergoglio. Notevole, piuttosto, è la varietà delle provenienze: 71 Paesi di tutti i Continenti, contro i 48 del conclave 2013. Con Francesco c’è stata un’accelerazione verso le «periferie» del pianeta. L’Europa ha ancora il maggior numero di elettori, 52 su 137, il 38 per cento, ma nel 2013 gli europei superavano la maggioranza assoluta, 60 su 115. Gli altri provengono dalle Americhe (39), dall’Asia (24) che supera l’Africa (19) e dall’Oceania (3). Il cosiddetto «Sud globale» arriva a contare 68 elettori su 137, la metà. L’Italia resta il primo Paese con 14 elettori, anche se il neocardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, e Giorgio Marengo, prefetto in Mongolia, vengono calcolati tra gli asiatici. Non è inserito tra gli elettori Angelo Becciu, che ha perso le «prerogative del cardinalato» prima di finire sotto processo per gli investimenti londinesi. Tra i nuovi cardinali c’è il gesuita Stephen Chow, arcivescovo di Hong Kong, l’unico elettore cinese, figura chiave nei rapporti tra Santa Sede e Pechino: «Con la Cina abbiamo bisogno di più dialogo, è sempre meglio parlare»