Corriere della Sera, 30 settembre 2023
Intervista a Carla Urban
È finita dove finiscono le strade, al Tretto, l’altopiano di Schio in cui si parla ancora il cimbro, idioma di origine bavarese. Carla Urban ha obbedito senza saperlo a una legge di natura che fu enunciata dalla scrittrice Lalla Romano, secondo la quale da vecchi si torna sempre nel luogo da cui non si è mai partiti. E l’ex conduttrice di Blitz, Che fai, mangi?, Tv Donna e Mangimania, volto familiare comparso in Rai quasi 50 anni fa, poi a Rete 4, Telemontecarlo, Stream (l’antenata di Sky), è nata a Brunico nel 1951. «Sono andata dove mi ha portato il cuore. Mia madre, romana, cercava un posto bello per non partorirmi a Milano. Scelse San Lorenzo in Val Pusteria».
Perché l’Alto Adige?
«Mio padre Emanuele era di origine tedesca. Negli anni Trenta fu uno dei primi annunciatori dell’Eiar. Quando nacqui, fece stampare il biglietto di una bimba che spuntava da un tronco. Il bosco del Tretto è la mia droga, mi rende equilibrata».
Prima era squilibrata?
«Completamente. Ero disperata per una gravidanza finita male e per una storia d’amore naufragata dopo quella con Maurizio Ferrini».
Che cosa non funzionò con la signora Coriandoli?
«Niente. Ci vogliamo molto bene. Maurizio è un genio. Sorgente pura. Anticipò l’era della fluidità. Fu un precursore anche come ultimo comunista. Solo che non eravamo giusti l’uno per l’altra».
Com’è arrivata quassù?
«Mi c’invitò un imprenditore conosciuto all’Hoffman Quadrinity Process, corso residenziale che raccorda corpo, mente, istinto e anima».
L’anima si cura ad Assisi.
«Avevo già la fede, che mi faceva dormire la notte. Ma l’emotività era bloccata».
Ha poi ritrovato l’amore?
«Sì, al Tretto. Vidi arrivare un ciclista. Era Giovanni Maria Cabigiosu, docente di sociologia dei processi culturali all’Università di Padova. Disse: “Sono qui per lei. Non è Carla Urban?”. Era di Brunico. Si ricordava delle estati in cui tornavo lì per le vacanze. È stata la storia della mia vita: 16 anni. Nel 2018 una malattia me lo portò via in 15 giorni».
Chi la assunse in Rai?
«Un compagno di scuola mi segnalò che Giovanni Minoli preparava Blitz. Chiesi udienza. “Ti recluto, ancora non so con quale ruolo”, mi stupì. Un talent scout fenomenale».
E così si ritrovò a intervistare Muhammad Alì.
«Cassius Clay aveva accettato l’invito di Gianni Minà, che però quel giorno aderiva a uno sciopero. Toccò a me interrogarlo in inglese. Il pugile la prese male. Nella stessa puntata c’era Adriano Celentano, che alla fine fu generoso: “Quela tósa l’è propi brava”. Non sapeva che dall’auricolare era stato Minà a imbeccarmi. E a incoraggiarmi: “Carletta, dai retta allo zio Gianni. Sii sempre te stessa, lasciati andare”».
Non si butti giù. La vidi intervistare Leonardo Sciascia.
«Mi andò male anche con Claudio Baglioni. Continuavo a tempestarlo di domande, ma a lui premeva solo di cantare il suo ultimo brano».
Sa come vanno queste cose, lei 40 anni fa scrisse le parole per la sigla del suo programma «Mangiamania».
«La canzone finale era “Vamos a la playa” dei Righeira. Divennero delle star».
A «Blitz» aveva preso il posto di Milly Carlucci.
«Rinunciò per girare un film. Fecero un provino ad Anna Maria Rizzoli. Cercavano una bellona. Ma nel corso del programma bisognava condurre anche Il sistemone, un gioco legato al Totocalcio. Mi presero per necessità».
Continua a flagellarsi.
«Sono realista. Milly era stata assunta dall’ufficio scritture con tanto di cachet, guadagnava in una puntata ciò che io percepivo in un mese. Il mio stipendio di programmista era di 900 mila lire. Ritiravo la busta paga con segretarie e donne delle pulizie».
Lei, Carlucci e Isabella Rossellini foste definite «le presentatrici intelligenti».
«Fummo le prime a usare in tv la farina del nostro sacco».
Carlucci compie domani 69 anni e va ancora in onda.
«Ma lei è strepitosamente brava. Il suo matrimonio con l’imprenditore Angelo Donati è solido e felice, ha due figli, è molto equilibrata. Io ero incontrollabile e sentimentalmente sgangherata. Avevo bisogno di famiglia, di affetto».
Ha più rivisto Milly?
«L’ultima volta è stata una scena fantozziana. Mi sono presentata in incognito a un provino per Ballando con le stelle. A 67 anni mi sono ritrovata in mezzo alle masse a danzare “Simply the best” di Tina Turner in un centro commerciale di Mestre. Volevo lanciare una coreografia jazz dal titolo “Nonna ha voglia di ballare”. Al termine Milly mi ha chiesto: “Dove studi?”. Guarda che sono Carla Urban, ho ribattuto. Lei: “E quindi?”. Ho ripetuto: sono Carla Urban. “Aaah, quella Carla Urban?”. È finita così».
La sua consacrazione fu a «Che fai, mangi?» su Rai 2.
«Una genialata di Minoli. Per la prima volta i grandi cuochi apparivano in tv. All’esordio l’ospite fu Gualtiero Marchesi. Seguirono un timidissimo Gianfranco Vissani, tutto sudato, Nadia Santini, Fulvio Pierangelini. Raffaella Carrà ci stroncò con il gioco dei fagioli nel vaso di vetro».
E lei perse il posto.
«Non per i legumi: per un socialista. Minoli fu molto leale: “Sei bravissima, ma non piaci al direttore Pio De Berti Gambini. Vuole Enza Sampò. Non riesco a salvarti”».
Da quando gli chef spadellano in tv, le italiane scongelano anziché stare ai fornelli.
«Io mi preparo pranzo e cena, come m’insegnò il nutrizionista Pietro Antonio Migliaccio. Sul treno da Milano per Roma andò dritto al punto: “Tu per me sei bona, ma vedo che soffri”».
Bona? Voleva sedurla?
«No, fu molto paterno. Ero stata afflitta dalla bulimia. Mi dettò una dieta a partire dalle cose che preferivo, per esempio due cornetti e cappuccino per colazione. Addio taglia 48. Però ero felice».
Mai subìto avances in tv?
«Come no. Prima che Minoli m’ingaggiasse, mi presentavo da qualche dirigente della Rai e mi sentivo dire: “Ah, è esperta di cucina. Verrebbe a preparare le melanzane a casa mia?”. Uno arrivò a suonarmi il campanello con in mano una bottiglia di spumante. Rimasi basita. “Beh, non si sa mai...”, balbettò. Lo cacciai. Ci restò malissimo».
Perché sparì dal video?
«Conducevo Tv donna su Telemontecarlo. La brasiliana Rede Globo la cedette alla Montedison di Raul Gardini. La nuova proprietà fu schietta: “Ti sostituiamo al volo per acchiappare il tuo pubblico”. Dalla sera alla mattina mi rimpiazzò con Luciano Rispoli, che costava meno».
Lei faceva onore al suo cognome: non urlava mai.
«Oggi la bravura va esibita. Manca l’anima. La televisione cambia la testa della gente».
Non comparire più in tv è una disgrazia o una grazia?
«Una grazia. Mi fermano per strada: “Ma dov’è finita?”. Finalmente s’interessano a me. Quando stavo in video chiedevano solo l’autografo».