30 settembre 2023
Tre anni per portare il deficit sotto il tetto del 3%
ROMA Un percorso di aggiustamento dei conti pubblici più graduale, con il deficit pubblico che tornerà sotto il 3% del Pil solo nel 2026 e un peggioramento, anche se marginale, del deficit pubblico strutturale, quello che conta per le valutazioni della Ue. Tenendo conto del peggioramento della congiuntura internazionale, dei prezzi ancora elevati dell’energia, e dunque dell’inflazione, secondo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, quella delineata dalla Nadef è l’unica manovra possibile per non soffocare la crescita dell’economia, mettendo in conto una forte riduzione delle tasse, per oltre un punto di Pil.
Presentando i numeri principali della Nadef, il documento che definisce il quadro della manovra, lo stesso Giorgetti aveva assicurato che il peso delle tasse sull’economia sarebbe sceso nel 2024. Secondo varie fonti la pressione fiscale scenderebbe l’anno prossimo sotto al 42%. Nel Documento di finanza pubblica di aprile scorso l’incidenza di tasse e contributi era stimata al 43,3% quest’anno e al 43% nel 2024. Se fosse confermato il nuovo obiettivo comporterebbe una riduzione di almeno 20 miliardi degli incassi di tasse e contributi rispetto al Pil. Una parte importante la giocherebbero, in questo senso, il taglio del cuneo in busta paga, 11-12 miliardi di euro, e la prima riduzione dell’Irpef immaginata sul prossimo anno, sui 4 miliardi di euro. Se scendesse sotto il 42% la pressione fiscale italiana tornerebbe ad avvicinare la media europea, poco sopra il 41,5%.
Il testo della Nota di aggiornamento non è ancora stato consegnato alle Camere, che subito dopo avvieranno le audizioni, ma ieri è stata diffusa la tabella del percorso programmatico del prossimo triennio. Rispetto al quadro tendenziale, cioè all’andamento che si avrebbe senza interventi, il deficit previsto per il prossimo anno passerebbe dal 3,6% (un po’ meglio dell’obiettivo, che era 3,7%) al 4,3%. Un incremento del disavanzo è previsto anche nel 2025, con il 3,6% programmato rispetto al 3,5% tendenziale. Solo nel 2026 ci sarebbe l’inversione di tendenza, ovvero una manovra restrittiva sull’economia. Il deficit verrebbe ridotto al 2,9%, sotto il 3% del Pil, rispetto al 3,1% dove si sarebbe fermato.
Il saldo primario di bilancio, cioè la differenza tra entrate e spese al netto degli interessi tornerebbe positivo già nel 2025. Dopo essere andato in rosso per tutti gli anni del Covid, nel 2024 avrebbe già un forte miglioramento, passando da un rosso di circa 30 miliardi di euro quest’anno (1,5 punti di Pil) ad un passivo di 4 miliardi circa. Nel 2025 tornerebbe in attivo, per 15 miliardi (0,2 punti di Pil), per poi salire a 1,6 punti, oltre 40 miliardi di euro nel 2026, l’ultimo anno coperto dalla attuale programmazione di bilancio.
In anticipo
Il saldo primario, cioè la differenza tra entrate e spese (senza interessi), positivo già nel 2025
Anche l’obiettivo di debito del prossimo anno viene rialzato, dal 139,7 al 140,1%, e nonostante ci sia ancora un piccolo effetto di trascinamento dovuto alla forte revisione al rialzo del prodotto interno lordo del 2021. La correzione del debito rispetto al tendenziale avverrebbe già nel 2025, un anno prima del deficit, con un rapporto fissato al 139,9 a fronte del 140,1 previsto.
Il deficit strutturale scenderà dal 5,9% di quest’anno al 4,8% nel ‘24, poi al 4,3% e al 3,5% alla fine del triennio. Nelle ipotesi fatte ad aprile con il Documento di economia e finanza, avrebbe dovuto arrivare al 3,2% nel 2026, ma rispetto al tendenziale, cioè a quanto si avrebbe a legislazione vigente, senza tener conto della prossima manovra, sarebbe arrivato al 3,7%, un livello più alto. Un elemento non marginale in vista dell’esame europeo della prossima manovra di bilancio.
Tutto il quadro programmatico del 2024 si regge su una previsione di crescita dell’economia dell’1,2%, più alta rispetto al tendenziale e alle previsioni degli istituti di ricerca (ieri Prometeia ha indicato un +0,4% per il pil 2024), proprio grazie alla riduzione delle imposte, oltre che all’effetto degli investimenti nel Pnrr. Per il 2023, nel quadro del governo, ci si dovrebbe fermare sullo 0,7-0,8%. Meno dell’1% previsto ad aprile, ma comunque in grado di far lievitare il prodotto italiano oltre i 2 mila miliardi di euro (2.050 il dato previsto a fine anno). Non appena la Nadef sarà depositata alle Camere, le audizioni cominceranno proprio dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che dovrà “validare” la congruità dei dati e degli obiettivi stabiliti dall’esecutivo nel documento.