Corriere della Sera, 1 ottobre 2023
Intervista a Lollobrigida: «Dopo di noi elezioni»
oma Ministro Francesco Lollobrigida, lo spread in salita, la Borsa in calo e e l’irrigidirsi di posizioni estere allungano ombre sul governo?
«No. È il solito cinema».
Ma gli indicatori economici non vi preoccupano?
«Anche all’opposizione non abbiamo mai considerato questi indicatori per valutare la solidità di un governo».
Allora quali considerare?
«Dovrebbe essere sempre il giudizio dei cittadini a stabilirla. Ma anche volendo giocare a questo gioco bisogna dire la verità».
Ovvero?
«Lo spread è assai più basso di quando abbiamo iniziato a governare. E anche di valori raggiunti durante l’attività di esecutivi precedenti. E non mi ricordo all’epoca strilli o titoli che sottolineavano presunte impennate. Anche la Borsa segna una crescita eccezionale. Superiore ai valori pre crisi del 2008. Forse la migliore nella Ue. Dunque questo tifo spregiudicato di alcuni a descrivere una crisi economica e finanziaria insostenibile non corrisponde a realtà».
La premier denuncia manovre pro governo tecnico. «Paranoie», come dice il Pd?
«Tifosi della crisi anticipata sono scesi in campo dal giorno dopo l’insediamento del governo Meloni. Paventavano isolamento internazionale, violazioni dei diritti, economia allo sbando. Nulla si è verificato. E in realtà non c’è alcuna alternativa possibile. Alle amministrative, in Lombardia, nel Lazio, in Friuli-Venezia Giulia, in Molise abbiamo stravinto. Comunque una cosa è certa».
Quale?
«Dopo il governo Meloni, tra 4 anni o quando dovesse finire, ci saranno le elezioni».
Cosa intende?
«FdI, che in Parlamento è decisivo, non convergerà su alcun governo tecnico. O non uscito da un voto popolare».
Sulla lealtà degli alleati confidate?
«Ne siamo certi. Lo dimostrano i fatti, più delle dichiarazioni».
Alcune critiche di Salvini, o del suo inner circle, non vi sembrano sgambetti?
«Giudico gli atti. Non siamo un partito unico. E ciascuno ha il diritto di esprimere posizioni politiche, motivando gli elettori in vista del voto europeo che sarà con il sistema proporzionale. Ma sui temi importanti come l’economia c’è piena sintonia perché tutti i leader sono nell’esecutivo – Meloni è premier, Salvini e Tajani sono vicepremier, Giorgetti ministro dell’Economia – e non si può più, come in passato, scaricare responsabilità sulle politiche del governo».
C’è sintonia anche a proposito del Ponte sullo Stretto?
«È un impegno che ha assunto il governo e Salvini in prima fila. Ma è un impegno di mandato».
Gli indicatori
Lo spread è più basso di quando abbiamo iniziato ma non è un indicatore per valutare un governo
Giorgetti lamenta una situazione più delicata del previsto. Preoccupato?
«La crisi è congiunturale e nessuno ne è esente. Ma al netto delle ragioni internazionali, dalla guerra in Ucraina ai colpi di Stato in Africa, noi subiamo l’effetto di superbonus e reddito di cittadinanza».
Giorgetti annuncia scelte difficili e privatizzazioni. Non eravate contrari?
«Sempre stati contrarissimi a privatizzare asset e reti strategiche. Ma favorevoli a un quadro sistemico con una compartecipazione dei privati in altre realtà economiche».
Ha dato vita al patto anti inflazione. Slogan o qualcosa di concreto?
«Se 32 realtà intermedie si accordano per ridurre il proprio margine su prodotti di un paniere è un segnale e qualcosa di concreto. Lo abbiamo visto con la carta “Dedicata a te”: è un sostegno per i più fragili, ma ha anche un effetto moltiplicatore garantito da sconti ai prodotti aggiunti da filiere e distribuzione».
Ma risale la benzina, perché non tagliate le accise?
«In un quadro futuro è un obiettivo. Ora aiutiamo i più deboli».
Sull’immigrazione, ora che la Francia si è ammorbidita siete ai ferri corti con la Germania. Era necessario?
«In realtà c’è un dialogo in corso. Questo governo non ha un alleato del cuore, ma, sui singoli temi, guarda sempre all’interesse degli italiani per costruire coalizioni utili a difenderlo. Meloni ha avuto il merito di far tornare centrale l’Italia nell’imporre un’agenda di corresponsabilizzazione. E adesso la gran parte degli Stati europei sono con noi per convincere la Germania ad avere un atteggiamento più solidale e coerente».
Sulle ong non lo è?
«In questi giorni la Germania sta abolendo il finanziamento pubblico ai partiti, ma i Verdi che propongono di finanziare le ong ricevono contributi proprio dalle ong».
La premier ha detto che non si fa la solidarietà con i confini degli altri. Perché?
«Perché proprio mentre la Germania difende le attività delle ong che portano gli immigrati in Italia, irrigidisce il controllo alle frontiere sostenendo di avere difficoltà a continuare ad accoglierli».
I pescatori di Lampedusa si appellano a lei perché nelle reti trovano resti dei migranti: se li portano a terra la burocrazia blocca loro le navi.
«Me ne occuperò immediatamente. Per ragioni umanitarie: il diritto delle famiglie delle vittime ad avere notizie dei loro cari, annegati. Ma anche per dare la possibilità a chi, per pietas umana, si fa carico di riportare a terra ciò che può consentire a un familiare un tragico riconoscimento, di non subire un danno di natura economica».
Ha assunto un dirigente Coldiretti, associazione amica di FdI. Conflitto di interesse?
«La Coldiretti è un sindacato. Lui era arrivato lì dal ministero. Era capo di gabinetto del ministro Bellanova. Trasparenza e onestà per me sono una precondizione. Da che sono ministro non ricevo mai critiche nel merito: ma su amicizie, parentele, frasi riportate male».
Anche quella sul vino che fa bene allo sport?
«Certamente. Ho auspicato che uno dei nostri settori più ricchi sostenga l’attività sportiva con sponsorizzazioni sempre maggiori come già avviene nel ciclismo, nell’automobilismo e nella vela. Altra cosa è consigliare di bere alcol durante lo sport».