La Lettura, 30 settembre 2023
I pranzi dei re
Facile parlare di pranzi da re, riferendosi a banchetti sontuosi e luculliani, ma ripercorrere la storia di questi conviti attraverso i secoli non è semplice. Ci sono riusciti Andrea Merlotti, direttore del Centro Studi del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Silvia Ghisotti e Clara Goria, conservatrici della Reggia di Venaria, che hanno saputo ricostruire al secondo piano della Reggia un percorso a effetto, ma di grande sostanza, che ci parla di un mondo sospeso tra favola e realtà. I sovrani non hanno infatti mai amato farsi ritrarre a tavola, tranne durante cerimonie, rappresentazioni o eventi pubblici, e nonostante la sedicente popolarità del tema, la vera iconografia dei pranzi reali è rimasta estremamente scarsa.
Sala dopo sala, allestendo cucine, mense imbandite, saloni di rappresentanza, gli studiosi hanno collocato centinaia di pezzi ottenuti da musei e residenze reali italiane e straniere.
Tutto il mistero che per secoli avvolge i convitati reali spiega forse come mai uno dei dipinti più straordinari della mostra, considerato il caposaldo nell’iconografia di questo genere, sia in realtà totalmente immaginario. Al tavolo del celebre Banchetto degli Asburgo, datato 1599 e giunto in prestito da Varsavia, siedono infatti reali che per età o circostanza non avrebbero mai potuto essere presenti contemporaneamente. Semplice dedurre che non si trattasse di un multiplo ritratto di circostanza bensì di un’allegoria del bulimico potere degli Asburgo nelle Fiandre. Da fedele testimonianza storica, il passo verso la satira feroce o il dileggio popolare era infatti breve, soprattutto quando c’era di mezzo la politica.
Re e regine, principesse e principi si fanno così ritrarre nell’intimità di un pranzo o di un tè come fa nel 1787 Ludwig Guttenbrunn (1750-1819) con Carlo Emanuele e Maria Clotilde. Li troviamo così in stampe, disegni e riproduzioni e su tele di piccolo o grande formato: minuscole figure confuse nel mezzo di qualche evento, tra imponenti decorazioni e decine di personaggi. Sono opere comunque di grande effetto, che testimoniano la vita di corte durante fastosi episodi diligentemente studiati dai curatori sia dal punto di vista storico che dei complessi cerimoniali che richiedevano.
Tra questi dipinti fa però eccezione un’opera di Domenico Cresti, detto il Passignano, arrivato dal Kunsthistorisches di Vienna, che immortala in primo piano Ferdinando di Toscana e Cristina di Lorena nel 1590 durante il loro banchetto di nozze. Numerosi preziosi trattati sulla decorazione delle tavole, dei cerimoniali, della preparazione delle pietanze, infinite declinazioni di stoviglie, vetri e argenti, interi servizi del Sette e dell’Ottocento, espressamente realizzati da manifatture di Capodimonte, Sèvres e Meissen per le mense reali, hanno infine il loro trionfo nell’allestimento in versione ridotta della mise en place del Palazzo Reale di Napoli ai tempi di Ferdinando IV. Al centro della sala, che si avvale di un’ineguagliabile vista sui giardini della Reggia, troneggia l’eccezionale Servizio delle Vedute Napoletane realizzato nel 1793 dalla Real Fabbrica Ferdinandea. Sulla tavola sono sistemate anche sublimi, candide sculture in porcellana biscuit realizzate da Filippo Tagliolini, mentre alle pareti sono esposte grandi tele che raffigurano l’approvvigionamento nelle tenute dei Borbone, tra le quali un capolavoro di Hackert con Ferdinando IV e Carolina che assistono alla mietitura a Carditello.
Sempre restando nel bel repertorio di dipinti presentati, spiccano l’imponente e celeberrima Cuoca con pollame di Bernardo Strozzi, le delicate fruttiere dipinte su pergamena da Giovanna Garzoni e le tele che il granduca Cosimo III commissionò a Bartolomeo Bimbi, tra cui quella che ha come protagonista un grande tartufo, immancabile ingrediente dei piatti più raffinati sulle tavole reali di tutta Europa.