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 2023  settembre 30 Sabato calendario

Biografia di Edith Head

Senza il suo tocco le bionde di Hitchcock – Tippi Hedren, Grace Kelly, Kim Novak, Ingrid Bergman – non avrebbero avuto l’allure che rese inconfondibili le magnifiche ossessioni del maestro. Audrey Hepburn non sarebbe diventata l’icona di Colazione da Tiffany e Vacanze romane. La Gloria Swanson di V iale del tramonto non sarebbe apparsa così straziante. Barbara Stanwick, senza il suo restyling totale, non avrebbe avuto la stessa carriera (e, infatti, le fu amica grata per la vita). Senza i suoi cappelli e le sue fibbie, i gessati e le bretelle, Paul Newman e Robert Redford non sarebbero risultati altrettanto irresistibili in Butch Cassidy e La stangata. Si potrebbe andare avanti per oltre mezzo secolo, di titolo in titolo: senza Edith Head la storia del cinema non sarebbe la stessa. L’unica costumista premiata otto volte con l’Oscar (è la donna che ne ha vinti di più) su 35 nomination.
Era nata nell’ottobre 1897 a San Bernardino, si era laureata in Letteratura francese a Berkeley, aveva studiato lingue romanze a Stanford. Poi arte all’Otis College of Art and Design e al Chouinard Art Institute. Il lavoro da insegnante le stava stretto. Nel 1923 – cent’anni fa – rispose a un annuncio della casa di produzione Famous Players-Lasky, poi Paramount Pictures, per disegnatori di bozzetti di costumi di scena. Non aveva esperienza, se la fece rapidamente. E non si fermò più. Nel giro di pochi anni, nel passaggio dal muto al sonoro, guidò i reparti e dettò lo stile. Compreso il suo: frangetta, occhiali scuri dalle lenti blu (l’aiutavano a capire come sarebbero apparsi i colori in bianco e nero) diventati un marchio, malmostosa e spiritosissima.
Di tutte le star conosceva misure e punti deboli. Fu diva a modo suo: l’autobiografia, The Dress Doctor, pubblicata nel 1959, vendette 8 milioni e mezzo di copie. Il suo mito è arrivato fino a noi, anche grazie a una sua alter ego, Edna Mode, creata (e doppiata) da Brad Bird ne Gli incredibili. Chiuse la carriera alla grande, nel 1982, con Il mistero del cadavere scomparso di Carl Reiner, affettuosa parodia dei noir dell’epoca d’oro di Hollywood. «Credo di aver chiuso il cerchio quando ho disegnato per Steve Martin lo stesso vestito che feci per Barbara Stanwyck», disse.