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 2023  settembre 30 Sabato calendario

Tutti i Pinocchi disegnati

Le grandi invenzioni letterarie rappresentano straordinari spazi di interpretazione da parte di tutte le discipline progettuali; Pinocchio, fin dalla sua nascita, ha avuto una fortuna unica, quella di essere protagonista di opere di artisti, musicisti, registi, attori, designer, grafici, illustratori di tutto il mondo. Il primo illustratore fu Enrico Mazzanti (1850-1910): da allora tutti si sono cimentati con il burattino. Finalmente abbiamo oggi un libro che ne racconta le trame, le fortune ma anche i tentativi non completamente riusciti, perché il nostro protagonista è imprendibile. L’autore è Andrea Rauch: Uno, cento, mille Pinocchi esce in occasione del 140° anniversario della pubblicazione del libro Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Carlo Collodi.
Rauch, grafico e illustratore di fama internazionale, già responsabile di una grande mostra che ha girato il mondo dedicata a Pinocchio nel 1983, in occasione del centenario della prima pubblicazione, esce con un volume fondamentale per ricostruire la fortuna interpretativa di uno dei libri più tradotti al mondo, oltre 240 edizioni. È un volume insostituibile, perché non è solo una silloge delle fortune interpretative di Pinocchio. Costituisce un riferimento fondamentale rispetto a uno dei grandi temi della comunicazione visiva contemporanea: il rapporto tra l’immagine e il mondo. Rauch è un progettista colto che ha pubblicato libri d’autore, alcuni dedicati a Pinocchio, ma soprattutto il suo lavoro è sempre accompagnato da aperture verso orizzonti disciplinari, come la linguistica e la semiotica, in virtù di una lunga amicizia e collaborazione con Omar Calabrese, grande maestro e amico di Umberto Eco. Questo volume, come i suoi tre precedenti, dedicati alla grafica, all’illustrazione e ai libri con le figure, esce nella collana «I libri di Omar».
Scrive Rauch: «Pinocchio è un burattino scivoloso e ci sfuggirà, sicuramente, di mano ancora una volta». È la dimostrazione vivente che la maieutica delle grandi invenzioni letterarie ed estetiche è infinita. Certamente c’è un legame sotterraneo tra le immagini dei primi illustratori, Mazzanti e Chiostri, e quelle di Philip Giordano del 2022; accanto al riconoscimento della storia, i linguaggi utilizzati e le tecniche appartengono a nuove tecnologie. Per questa ragione è necessario viaggiare in questo repertorio, armati di tutte quelle discipline che ci consentono di andare oltre l’immagine, perché dietro c’è sempre la realtà del presente.

Questo è il significato del lavoro di Rauch, la sua unicità: come scrive nel capitolo dedicato a Io e Pinocchio, «vivendo in Toscana, mi raccontavano aneddoti intorno a Pinocchio: una delle frasi preferite del babbo era: ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi e tutti se la passavano bene, il più ricco chiedeva l’elemosina». I Pinocchi, per esempio, disegnati da Rauch, pensiamo al suo libro del 2006, pubblicato dalle Edizioni Nuages, sono figure che hanno sempre intorno paesaggi interrogativi, non realistici, mentre il burattino è quasi sempre in fuga, il lungo naso rivolto verso spazi vuoti o comunque non figurativi. Alla ricerca di altro, certamente di sé stesso, ma non solo.
Sfogliando questo libro di «ricordi», ecco allora, arrivando alla Terza vita di Pinocchio, i lavori interpretativi tra 1980 e 2022, farsi avanti le letture di registi come Roberto Benigni (2002), Matteo Garrone(2019) e Guillermo del Toro (2022), precedute da quella di Luigi Comencini (1972), nei quali il nostro autore osserva che «non riescono a infondere l’anima al personaggio e nelle pellicole non si respira l’aria di Collodi».
Forse la letterarietà in quanto invenzione assoluta, soprattutto quando non è contestualizzata in un momento storico (pensiamo invece alla qualità della traduzione cinematografica del Gattopardo di Luchino Visconti), ha bisogno di un linguaggio meno realistico, più evocativo? In sostanza, Pinocchio e altre invenzioni letterarie sono e saranno sempre sfuggenti a una definizione visiva coerente. Perciò aspettiamo con grande curiosità la mostra di novembre all’Adi Museum di Milano, Carissimo Pinocchio, a cura di Giulio Iacchetti (che ce ne parla nell’articolo della prossima pagina), dedicata al rapporto tra il design italiano e il burattino. Un altro capitolo si apre e altri si apriranno in futuro; è infinito il libro della fortuna iconografica di questo personaggio, che è comunque una sorta di autobiografia del carattere di un Paese ma anche del nostro essere su questa terra.