La Stampa, 29 settembre 2023
Cent’anni di Disney
Cancellati i sette nani, azzerati i principi, valorizzate le più diverse etnie. Immaginare la trama del prossimo film destinato agli schermi natalizi, in coincidenza con il centesimo anniversario della Walt Disney Animation Studios, non dev’essere stata impresa semplice. Bisognava evitare i divieti, adeguarsi al nuovo immaginario, pensare in modo fluido, femminista, inclusivo, post-MeToo. E tutto questo con l’obiettivo di raggiungere, e magari superare, il fenomeno Frozen, facendo dimenticare, o almeno momentaneamente accantonare, la memoria scintillante di Elsa e di Anna, nel loro fantasmagorico regno di ghiaccio. L’unica strada da percorrere era avventurarsi nell’universo dell’impossibile, quello dei desideri accarezzati e mai realizzati: «Siamo stati ispirati da tanti film iconici dei 100 anni Disney – spiega Fawn Veerasunthorn, regista con Chris Buck di Wish -, in particolare dalle storie in cui si esplora il potere di chi ha un desiderio, unito alla convinzione di realizzarlo. È stata una gioia per tutto il nostro team poter onorare questa eredità con una storia incredibile, piena di personaggi straordinari».
Per descrivere il carattere della diciassettenne Asha, l’eroina di Wish (nella versione originale doppiata da Ariana DeBose, Oscar per il ruolo da non protagonista in West Side Story di Spielberg), l’autrice della sceneggiatura Jennifer Lee, co-regista di Frozen e vincitrice della statuetta nel 2014, prima donna ad aver firmato il film che ha totalizzato il maggiore incasso nella storia del cinema d’animazione, dice che il concetto di fondo è «l’idea che per realizzare un desiderio bisogna lavorare duro». Niente arriva senza sforzo e, soprattutto, senza spirito di collaborazione: «In un mondo che fa di tutto per dividerci – dice Lee -, la verità è che, al contrario, siamo tutti collegati».
Se Asha simboleggia, in un certo senso, il fondatore Walt, capace a suo tempo di rischiare il tutto per il tutto pur di produrre Biancaneve e i sette nani, la componente maschile di Wish (nelle sale dal 21 dicembre) è rappresentata da Re Magnifico, il sovrano che, nel Regno di Rosas, al largo della penisola iberica, ha deciso di imprigionare le aspirazioni dei suoi sudditi, impedendo che riescano a tradursi in risultati concreti: «Non volevamo un cattivo facile da individuare – spiega ancora Lee -, il solito personaggio con il baffetto all’insù. Il pubblico oggi vuole altro, si aspetta un cattivo che, per qualche ragione, possa risultare anche interessante. Il Re Magnifico ritiene di fare il giusto, molti desideri sono difficili da realizzare e questo provoca dolore, così lui elimina il problema alla radice, dice sempre “li realizzerete quando sarà possibile”, cioè mai». Ad aiutare Asha, con la sua luce speciale, sarà Star, una sfera celeste «di sconfinata energia», una silhouette in stile anime, ma anche una stella buona e comprensiva, pronta a fare felici gli abitanti di Rosas: «Nella prima versione Star era umana, poteva parlare, poi abbiamo preferito mostrarla com’è, Star non può fare il lavoro al posto tuo, ma può comunicare gioia e speranza. Per crearla ho osservato a lungo il modo in cui si muovono i cuccioli dei panda».
Il risultato doveva essere «epico e gioioso», «una lettera d’amore al retaggio Disney» e, dalle prime immagini mostrate in anteprima durante l’incontro romano con Jennifer Lee, magiche, morbide come in acquarello, accompagnate dalle canzoni firmate dalla cantautrice nominata ai Grammy Julia Michaels e dalla colonna sonora composta da Dave Metger, lo scopo è raggiunto: «Siamo partiti dalla volontà di rendere omaggio alla Bella Addormentata e anche a Frozen, mondi Disney che sono molto piaciuti, ma poi siamo andati oltre». Un regno di sudditi depressi, frustrati nel loro anelito alla speranza, richiama situazioni contemporanee: «Ci siamo tenuti lontani dalla politica – ribatte Lee -, non ci sono riferimenti diretti, ma certo ci interessava mostrare che, quando si rinuncia alla possibilità di desiderare, ci si sente giù di corda, manca la spinta ad andare avanti. Ci piacerebbe che il pubblico condividesse la potenza del sogno di Asha, talmente forte da richiamare la forza cosmica di Star».
La tecnica è vincente, mescolare computer grafica e animazione su disegni a colori fatti a mano: «Per noi la tecnologia è un mezzo per arricchire l’inventiva e la capacità umana». Come era già accaduto in passato nella storia di Frozen, Jennifer Lee ha portato nel racconto di Wish la forza della sua esperienza personale: «Da piccola ho attraversato molte difficoltà, sono stata oggetto di bullismo, ma mi ha aiutato Cenerentola che guardavo e riguardavo, in modo compulsivo, per astrarmi dalla realtà e per trovare la forza di andare avanti». Il marchio Disney era nel destino: «Ho sofferto di un disturbo che si chiama “deficit di attenzione”, ero creativa, ma anche disordinata. L’unica mia forza era l’immaginazione». Il sogno di Jennifer Lee era diventare disegnatrice Disney: «Non ho fatto esattamente questo, ma posso dire di esserci andata molto vicina».