Corriere della Sera, 29 settembre 2023
Il figlio di Siffredi farà Ballando
C’è chi le dirà che è nel cast di Ballando con le stelle solo perché é il figlio di Rocco Siffredi. «Sì, ho letto già un bel po’ di commenti cattivi in questo senso. Ma in realtà io concordo». Che Lorenzo Tano, 27 anni, sia l’outsider di questa edizione del talent di Milly Carlucci (al via il 21 ottobre su Rai1), si capisce anche dal candore delle sue risposte.
Quindi concorda: è stato scelto solo perché figlio di?
«Eh penso di sì, la gente non mi conosce e se mi conoscono è perché sono suo figlio. Sono una scommessa».
Quanto ci ha messo per decidersi?
«Forse una decina di secondi. Sono super impegnato perché gestisco la casa di produzione di papà, però mi sono organizzato anche nel caso dovessi stare via tre mesi».
Cosa l’ha convinta tanto velocemente?
«È un’esperienza totalmente nuova per me. A un altro programma avrei detto no, ma ballare è una cosa opposta alla mia personalità, quindi una sfida. Ad aprile mi sono lasciato con la mia ragazza dopo 12 anni e lei mi chiedeva sempre di portarla a ballare. È la sola cosa che non ho mai fatto perché mi fa quasi paura. Ora ci voglio provare».
In altre parole, vuole riconquistare la sua ex?
«No, no, quello no. Ma per la prossima sono a posto».
Quando ha deciso di lavorare con suo padre?
«Mi sono laureato in Finanza e Economia e Commercio ma l’ho trovato noioso. Così ho iniziato a lavorare con papà. Da appassionato di tecnologia gli ho fatto cambiare l’attrezzatura che era datata, ma lui non sapeva usare le nuove telecamere: ho dovuto fargli un po’ di formazione. Da lì lavoro fisso in produzione, concentrandomi sui progetti di ampliamento del business».
Ne parla con naturalezza, ma non è un business come un altro.
«Crescendoci fin da piccolo per me è sempre stato tutto naturale. Certo, la prima volta sul set sciocca, ma alla fine della giornata tutto si normalizza. Vivendo in Ungheria tante domande mi sono state risparmiate. Con i social hanno iniziato a scrivermi: che figo tuo padre, è un mito».
Come mai, secondo lei, in tanti lo vedono così?
«Perché é l’unico che ha ottenuto tanto anche al di fuori del suo mondo, è diventato una sorta di brand e non solo per quel lato. Non amo quando mi chiedono come è essere suo figlio, è una domanda che vale per ogni figlio».
Ha mai pensato di seguire le sue orme come attore?
«No. Magari ci avrei pensato se avessi vissuto gli anni Ottanta, ma oggi proprio no. Il mondo è cambiato. Infatti quando papà mollerà mollerò anch’io. Il suo stile non mi piace tantissimo».
In che senso?
«Il modo in cui fa le riprese, non è quello che farei io. Lo supporto ma quando smette dico basta anche io e lì dovrò capire cosa fare. Al momento stiamo lavorando a una piattaforma educazionale, che si rivolge anche a chi non vuole lavorare nel settore, con un corso sulla sessualità».
L’idea del maschio alfa, che suo padre in parte rappresenta, che effetto le fa?
«La figura del maschio è cambiata, quella rischiava di levare tutto il romanticismo».
Ha avvertito aspettative, nelle sue storie amorose, per essere figlio di?
«Da un paio di mesi ho iniziato a frequentare di nuovo delle ragazze e solo una mi ha chiesto: “Ma non ti senti in ansia per essere il figlio di Rocco Siffredi?”. Le ho risposto: “No, perché?”. E lei: “Boh, non so”. È finita lì».
Come hanno preso i suoi la notizia di «Ballando»?
«Anche loro non ci hanno pensato due secondi».
Pronto alle critiche?
«Sì, le prendo benissimo perché servono da stimolo e sotto stress do il meglio. Solo le telecamere mi mettono un po’ d’ansia».
Pensa a un futuro in tv?
«Ragiono passo per passo, vediamo come va».
Per la prima volta passerà molto tempo in Italia.
«Sono nato a Roma ma non ci sono mai stato a lungo. È quasi la mia prima esperienza da solo, sarà molto bello».
Spera di arrivare in finale?
«Vediamo, sarebbe bello. Però anche la semifinale sarebbe un traguardo».