la Repubblica, 28 settembre 2023
Gli anatemi della rete
Sulla pèsca Esselunga, a parte i complimenti all’agenzia e al cliente per il clamoroso successo della campagna, mi sento di aggiungere solo questo piccolo promemoria, apparentemente pleonastico, però reso molto rilevante dall’aria che tira: ognuno fa gli spot che vuole (i film che vuole, i libri che vuole, gli articoli che vuole, i comizi che vuole, eccetera), avendo per soli limiti quelli imposti dalle leggi vigenti. Quindi no diffamazione, no calunnia, no falso ideologico, no truffa, eccetera.
Per il resto si ricade nell’ambito, vastissimo, della libertà di espressione, che per sua natura incontra oppure no i favori dei pubblici (che sono tanti, e molto diversi per gusti, cultura, orientamento politico). Questo ci aiuta a ricordare che il valore censorio o “correttivo” delle varie Preture Morali on line è uguale a zero. Si tratta solo di opinioni, anche se spesso organizzate in forme nerborute e intimidatorie. Più in là si spinge il potere di queste lobbies giudicanti, più mi convinco che la “colpa” è soprattutto di chi si lascia intimidire.
Il terrore di urtare le molteplici suscettibilità – i Guardiani del Progresso e le Vestali della Tradizione – che pattugliano l’universo mondo alla ricerca di colpe e di devianze, è tangibile, ed è un problema ormai drammatico soprattutto negli Usa, dove si rischia, domandando in un colloquio di lavoro “quanti anni hai?”, l’accusa di discriminazione anagrafica.
Il dibattito è (quasi) sempre utile. Gli anatemi e la scomunica non ne fanno parte più o meno dalla fine del Settecento, ma in rete gli anatemi sono quasi la norma. La rete è per caso pre-moderna? Fare come se non esistesse, è per caso avanguardista?