il Fatto Quotidiano, 28 settembre 2023
Dell’Utri e il divorzio per scampare alla sconfita
Il processo di Palermo sulla proposta di confisca dei beni contro il co-fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, continua nel disinteresse generale.
La difesa dell’ex senatore ha ottenuto un successo definitivo nel procedimento cautelare sul sequestro, ma la partita è ancora aperta sulla proposta di confisca dei medesimi beni.
Partiamo dalla vittoria di Dell’Utri: la scorsa settimana, la Cassazione ha ritenuto “inammissibile” il ricorso della Procura generale di Palermo sul sequestro del patrimonio dell’ex senatore, che i pm volevano esteso anche ad alcuni beni della moglie e dei figli, dando ragione ai legali dei Dell’Utri: Francesco Centonze e Francesco Bertorotta.
Quando il 9 giugno 2022 il Tribunale delle misure di prevenzione, presieduto da Raffaele Malizia relatore Luigi Petrucci, ha rigettato in primo grado la proposta di sequestro ora definitivamente bocciata, si è riservato di decidere però sul merito all’esito del contraddittorio. La proposta della procuratrice aggiunta Marzia Sabella e dei sostituti Claudio Camilleri e Calogero Ferrara per la confisca e la sorveglianza speciale contro Marcello Dell’Utri quindi è ancora in piedi.
Vinta la partita ‘immediata’ ora la difesa di Dell’Utri deve confrontarsi con i pm nella partita ‘lunga’ dove sono state calate dall’accusa le ‘nuove’ carte fiorentine, in realtà già depositate al Tribunale del Riesame del capoluogo toscano.
Nella mattinata di ieri, al tribunale delle misure di prevenzione di Palermo, davanti al giudice Vincenzo Liotta, la Procura di Palermo ha depositato quattro nuovi documenti provenienti dall’inchiesta sulle stragi del 1993 condotta dai colleghi fiorentini, in cui era indagato fino alla morte Silvio Berlusconi e resta indagato Dell’Utri. Ipotesi che, va ricordato, è stata in passato già archiviata più volte su richiesta dei pm stessi.
Le carte fiorentine sono il decreto di perquisizione e l’invito a comparire notificati a luglio a Dell’Utri più la relazione di consulenza dei periti dei pm fiorentini sui flussi finanziari che hanno dato vita al gruppo Fininvest-Berlusconi nei primi anni ‘70 e una nota della DIA del 15 settembre 2021 sui rapporti economici tra Dell’Utri e Berlusconi.
In questa nota di 154 pagine c’è anche un paragrafo dedicato alla “separazione legale fittizia dei coniugi Marcello Dell’Utri e Miranda Ratti”. Secondo la DIA “le elargizioni economiche dirette a Dell’Utri da parte di Berlusconi negli anni non hanno avuto mai interruzione”. In questo quadro, sempre per la DIA, la separazione consensuale dei due coniugi sarebbe “un ulteriore strumento per rendere non aggredibili da parte dell’autorità giudiziaria i beni riconducibili a Dell’Utri, e strumento per consentire a Berlusconi di far pervenire, o quanto meno lo è stato per il passato, a Dell’Utri, tramite Spinelli (Giuseppe, 81 anni, il ragioniere che si occupa delle spese della famiglia Berlusconi, ndr) elevate somme di denaro formalmente svincolate da rapporti tra i due”. Gli investigatori ripercorrono la storia coniugale dei Dell’Utri, a partire dal rito civile a Monza (12 giugno 1981), la separazione consensuale (11 luglio 2019) fino allo scioglimento del matrimonio (10 giugno 2020).
La DIA però scrive che “i coniugi non hanno mai messo in atto comportamenti giuridici omologabili all’abbandono del tetto coniugale o tipici delle coppie che si separano”, aggiungendo che i “coniugi Dell’Utri non hanno mai abbandonato l’ambiente domestico comune”. La DIA cita gli elementi a conforto della sua tesi: “dagli accordi per l’invio delle somme di denaro per pagare gli avvocati di Marcello Dell’Utri, agli espedienti per sollecitare il finanziamento da parte di Silvio Berlusconi delle spese di ristrutturazione delle unità immobiliari a loro riconducibili, alla condivisione di alcuni accorgimenti per attribuire ad altri la titolarità dei beni a loro riconducibili”. La DIA cita anche una telefonata nella quale Miranda chiama Marcello e chiede di aprirgli la porta perché ha dimenticato le chiavi in casa e “questo dimostra che entrambi continuano a condividere lo stesso ambiente domestico”.
I pm palermitani ritengono che il patrimonio dell’ex senatore sia frutto anche di una sorta di ricatto al Cavaliere per i segreti inconfessabili, appresi grazie al suo ruolo di mediatore nei rapporti con la mafia, agli inizi della carriera in Fininvest e ai retroscena (in ipotesi noti a Dell’Utri) sulla fase politica dopo la nascita di Forza Italia nel 1994. Tesi ritenuta non provata dal tribunale nella sentenza del giugno 2022 perché la generosità di Berlusconi “potrebbe trovare spiegazione alternativa nei rapporti di amicizia e di lavoro che uniscono i due da decenni”.