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 2023  settembre 28 Giovedì calendario

I labouristi vogliono togliere le esenzione alle scuole dei ricchi

Londra Il Labour vuole mettere in ginocchio Eton e tutti i college privati d’Inghilterra, fucina di prìncipi e primi ministri. Il partito laburista ha infatti in mente, subito dopo la più che probabile vittoria alle elezioni dell’anno prossimo, di eliminare le esenzioni fiscali di cui godono le scuole private: una misura che dovrebbe fruttare alle casse dello Stato l’equivalente di due miliardi di euro, che il nuovo governo di sinistra intende iniettare nello scassatissimo settore scolastico pubblico. Ma le scuole private insorgono e con esse la destra, che grida alla «guerra di classe».
La mossa laburista, che sa tanto di populismo, incontra il consenso dell’opinione pubblica: il 50% dell’elettorato è a favore e solo l’11% chiede il mantenimento dello status quo, che vede le scuole private esenti dall’Iva perché registrate come enti caritatevoli. D’altra parte i laburisti, nello sforzo di apparire come dei moderati di centro, si sono impegnati a non aumentare le tasse e hanno mandato in soffitta l’idea di una patrimoniale: per cui colpire le «scuole dei ricchi», frequentate da appena il 7% degli studenti, appare come una maniera facile per mostrarsi dalla parte del popolo.
In realtà la stangata sulle scuole private – le cui rette salirebbero del 20% – danneggerebbe soprattutto il ceto medio, che spesso fa sacrifici enormi per garantire ai figli un’istruzione d’eccellenza: e si calcola che fino a 90 mila allievi finirebbero per essere dirottati verso un già sovraffollato settore pubblico, con un aggravio per i contribuenti di quasi mezzo miliardo di euro. Molte piccole scuole private sarebbero costrette a chiudere, altre dovrebbero aumentare le dimensioni delle classi o tagliare i corsi meno frequentati, come greco e latino, oppure falcidiare i programmi di borse di studio: mentre quelle più ricche e prestigiose come Eton, che già adesso costa quasi 60 mila euro l’anno, diventerebbero appannaggio della prole degli oligarchi internazionali.
Istituzioni
I college offrono studi d’eccellenza. E borse
di studio sostengono un allievo su cinque
Ma quello sulle scuole private – e sulla presa che esercitano sulla società britannica – è un dibattito di lunga data: pur educando solo il 7% degli studenti (una percentuale però più che raddoppiata se si considera il «Sixth Form», l’ultimo biennio di liceo), i college sfornano il 65% dei giudici superiori, il 59% dei direttori generali dei ministeri, il 57% dei membri della Camera dei Lord, il 52% dei diplomatici, ma anche il 44% dei commentatori dei giornali e degli attori celebri, oltre al 30% delle popstar.
Ce n’è abbastanza per far gridare a un sistema classista che ingabbia la società britannica e che continua a perpetuare se stesso: Boris Johnson e David Cameron sono entrambi usciti da Eton (così come i principi William e Harry), mentre l’attuale premier Rishi Sunak è un Wykehamist, ossia un allievo del Winchester College (quello dei «secchioni»). D’altra parte pure Tony Blair era uscito da Fettes, la «Eton scozzese», così come l’attuale leader laburista Keir Starmer, pur di umili origini, ha frequentato – ironia della storia – una scuola privata grazie a una borsa di studio.
La realtà è che questi college sono una delle istituzioni che davvero funziona in Gran Bretagna e che tutto il mondo invidia: per essere ammessi occorre superare esami rigorosi, impartiscono una educazione d’élite – con classi a volte limitate a 2-3 studenti – e aprono le porte di Oxford e Cambridge, il che spiega anche il successo dei loro allievi. Oltre a una istruzione d’eccellenza, instillano negli allievi una maniera di stare al mondo, un senso di fiducia in se stessi e di padronanza delle cose (e spesso un complesso di superiorità). È vero che il loro costo medio è di oltre 15 mila sterline l’anno (circa 18 mila euro) e che a Londra le scuole «diurne», cioè senza vitto e alloggio, possono superare i 40 mila euro l’anno: ma è anche vero che offrono generosi programmi di borse di studio che sostengono fino al 20% degli allievi (come nel caso della stessa Eton). Per cui c’è chi sostiene che invece di azzopparle, il governo dovrebbe piuttosto finanziarne l’accesso per i meno abbienti: altrimenti l’unico effetto sarebbe un livellamento verso il basso.