Corriere della Sera, 27 settembre 2023
Il grande amore tra Francesca e Santo Versace
Il primo bacio?
Francesca: «Il 3 settembre del 2005».
Santo: «No, il 22 giugno: ti ho sfiorato le labbra».
Francesca: «È vero, sui gradini del ministero dove lavoravo. Ho apprezzato il rispetto di quel bacio sussurrato».
Il primo invito a cena?
Francesca: «A casa mia a Roma. Ero già stata da lui a Milano, ma con mia madre. Invece il famoso 3 settembre ho cucinato filetto ai ferri e insalata. Dopo aver provato e riprovato tante mise, ho indossato jeans e maglietta bianca: volevo essere naturale».
Francesca De Stefano e Santo Versace sono marito e moglie dal 16 dicembre del 2014. Matrimonio poco scenografico in tuta da ginnastica nel soggiorno di casa a Roma, davanti a un delegato del sindaco, mentre lei – presa alla sprovvista, ma ben consenziente – stava preparando la cena per il compleanno di lui. L’8 luglio si sono rifatti con gli interessi: cerimonia religiosa nella basilica di San Lorenzo in Lucina (scelta dalla sposa), ricevimento per 160 invitati alla Casina Valadier (scelta da lui). Abiti Atelier Versace. Grande assente Donatella, direttrice artistica della maison, con i figli Allegra e Daniel. Sulla defezione della sorella, però, Santo minimizza: «Forse non li abbiamo avvisati in tempo e avevano già preso altri impegni». Lui e Francesca, venticinque anni di differenza (ne hanno 78 e 53), per tutta l’intervista sul divano bianco della loro casa alla Collina Fleming, si terranno per mano. Sono felici e si vede.
Ditemi un pregio e un difetto dell’altro.
Francesca: «Dire solo un pregio mi è difficile».
Coraggio.
Francesca: «È un uomo straordinariamente intelligente e buono. Sorride appena sveglio, sempre positivo».
Un difetto?
«A volte quando dice le cose non ha filtri... E può essere politicamente scorretto».
Santo, tocca a lei.
«Prima di incontrarla, non pensavo che esistessero ancora donne come lei. Per dire: non mi tradisce per rispetto di sé, mica per timore di essere scoperta».
Francesca: «Beh, ma io sono così! Quando ci siamo conosciuti, nel suo studio a Milano dove ero andata con mia madre che voleva chiedergli dei consigli, uscendo telefonai al mio fidanzato di allora: “Ho incontrato un uomo che mi ha emozionato”. E lo lasciai. Il 26 aprile del 2005».
Manca il difetto.
Santo: «Ha la testa dura di granito calabrese: quando si fissa non la sposti più».
Per cosa litigate?
Francesca: «Abbiamo entrambi caratteri forti».
Santo: «Nessun litigio arriva a sera. Uno dei due, dopo un’ora o due, dice: “Vabbe’ ti perdono, dammi un bacio”».
Di cosa siete più grati l’uno all’altra?
Francesca: «Per sette anni ho sofferto di disturbi dell’alimentazione, non voglio neanche nominare quella malattia: è stato dai 41 ai 48 anni, l’ho superata nel 2017. Entrare nel mondo di Santo è stato meraviglioso, ma anche traumatico: era tutto “grande”».
Non ha mai pensato di lasciarlo, piuttosto?
«Mai, anzi: la nostra relazione si è cementata. Santo è stato la mia cura e Gesù mi ha preso per mano. Il loro amore mi ha salvato. E, naturalmente, le cure mediche».
E lei, Santo, di cosa è più grato a Francesca?
«Mi ha fatto riscrivere nel vocabolario la parola amore. L’avevo cancellata il giorno di Ferragosto del 1969, quando la mia fidanzata di allora, Letizia, mi lasciò per telefono. Francesca, dopo, mi ha convinto a incontrarla di nuovo: è successo ad Ancona».
Francesca, dov’era il 15 luglio del ‘97, il giorno in cui fu ucciso Gianni Versace?
«A Tropea, con un’amica e la mia sorellina più piccola. Avevo chiamato mamma per salutarla e lei aveva risposto in lacrime. Pensavo fosse morto uno di famiglia. In effetti per lei lo era».
Che ricordo ne ha?
«Ero piccolina. Mia madre andava a salutarlo in negozio la domenica quando lui tornava da Milano: lo apriva apposta per vedere le amiche. Ho capito subito che per Santo quello del fratello era un nodo irrisolto. Quando è venuto a cena a casa quella prima volta l’ho incoraggiato a parlarne: le sue ferite erano aperte, sanguinavano».
Santo: «E per la prima volta ho pianto».
Dove sono le sue ceneri?
Santo: «A Milano, nel giardino della sede di via Gesù».
Francesca: «Ci sono cose invisibili che legano me e Santo. Per esempio sono nata lo stesso giorno della sorella maggiore Tinuccia, morta bambina. Quando gliel’ho detto, ho dovuto mostrargli il documento: non ci credeva».
Vi dispiace non avere avuto figli?
Francesca: «Fino ai 35 anni non ci pensavo. Poi non sono arrivati. Ho creduto che il Signore avesse un altro progetto per me».
Lo ha scoperto?
«Sì. Insieme abbiamo dato vita alla Fondazione Santo Versace: ho voluto che avesse solo il suo nome perché desideravo che questo nostro figlio assomigliasse più di tutti a lui. Grazie alla Fondazione aiutiamo diverse realtà, tanti bambini, le donne in carcere. Sappiamo che la recidiva si abbatte se queste persone imparano un mestiere, noi le incontriamo. Il 20 settembre è stata inaugurata la Cittadella dei Ragazzi a San Vittore Olona, c’eravamo anche noi: abbiamo aiutato la onlus Piccolo Principe».
Avete anche un altro «figlio»: la casa cinematografica Minerva. State pensando a un film sulla vita di Gianni?
Santo: «Mai dire mai. Di sicuro mi piacerebbe raccontare il Made in Italy: mi sono battuto molto per difenderlo con Altagamma, di cui sono presidente fondatore».
Francesca: «Ci stiamo concentrando su altri progetti bellissimi, come una serie su Oriana Fallaci con Miriam Leone protagonista, in collaborazione con Paramount».
Sognate l’Oscar?
Santo: «Certo!».
Qual è il regalo più bello che vi siete fatti?
Francesca: «Per gli 80 anni di mia madre lui ha bloccato un resort per tre giorni e organizzato un lungo festeggiamento con i suoi amici. È bello avere cura degli affetti dell’altro».
Santo: «Il suo, è stato la prima grande festa per i nostri primi 15 anni nella casa al mare a Lazzaro. E poi quella per i 90 anni di mia zia Nora».
Francesca, com’è il rapporto con i figli di Santo?
«Con Antonio è sempre stato un rapporto felice, cresciuto piano piano, con molto rispetto reciproco, discrezione, affetto sincero. Con Francesca c’è stata discontinuità, ma ci siamo impegnate per avere un rapporto civile e affettuoso».
Delle cose fatte insieme, di quale siete più orgogliosi?
Francesca: «La Fondazione».
Santo: «E il cinema con Minerva».
Il sogno?
Santo: «Dopo 9 anni l’ho sposata civilmente, dopo 18 in Chiesa, per i 27 mi devo inventare qualcos’altro».
Francesca: «Il sogno più grande è continuare a vivere così come adesso: uniti e felici, propositivi, lavorando tantissimo ai nostri progetti».
Chi prepara il caffè al mattino?
Santo: «Io. Con la macchinetta Nespresso è facile».
Una carineria?
Francesca: «I post-it che ci lasciamo sullo specchio del bagno. Non diamo nulla per scontato: non abbiamo smesso di corteggiarci».