il Fatto Quotidiano, 27 settembre 2023
Biografia di Javier Milei
Javier Milei, 52 anni, economista, con le elezioni primarie di agosto, in cui si è affermato come il candidato più votato, con il suo partito Libertad Avanza ha conquistato il centro della scena in Argentina. Dovrà confermarsi il 22 ottobre alle elezioni generali e al possibile ballottaggio del 19 novembre. Gli altri candidati sono l’attuale ministro dell’Economia, Sergio Tomás Massa, sostenuto dall’ex presidente e attuale vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner, e la deputata dell’opposizione Patricia Bullrich, protetta dell’ex presidente Maurizio Macrì. Cristina è stata la prima a prevedere che queste elezioni avrebbero registrato l’entrata in scena di un terzo incomodo. Per questo motivo non è stato fondamentale arrivare primi alle primarie e non lo sarà neppure alle elezioni generali, ma lo sarà vincere il ballottaggio. Massa lo spiega così: “È un menu con antipasto, primo e dolce. E ogni passaggio è basato su regole diverse”.
Contabile in una azienda argentina, Milei è stato anche cabarettista nei teatri, ma irrompe nella scena politica durante la pandemia, per le critiche che ha rivolto alle misure restrittive anti-Covid imposte dal governo per limitare il contagio. La stessa cosa è accaduta in altri Paesi, come la Germania, dove ci sono stati anche scontri di piazza tra polizia ed estrema destra. Da quel momento, a ogni modo, Milei conclude ogni intervento pubblico con il grido: “Viva la libertà, fanculo”.
Vestito con un pesante giaccone di pelle anche quando fa caldo, capelli arruffati con lunghe basette alla Menem, ama identificarsi con l’immagine di un leone. Il giovane giornalista Juan Luis Gonzáles ha già pubblicato una biografia di Milei, intitolata El loco, che rivela alcune particolarità del candidato: la responsabile della campagna elettorale è sua sorella, astrologa e lettrice di tarocchi, senza precedenti esperienze in politica, che Milei chiama “The Boss”; con il supporto di un medium comunica con il suo cane morto, chiamato Conan, che lo aiuta a prendere le decisioni politiche; ha fatto clonare Conan negli Stati Uniti e oltre al clone dell’originale ha tenuto quattro cuccioli figli dello stesso Conan, chiamati come famosi economisti liberisti: Murray (per Rothbard), Milton (per Friedman), Robert e Lucas (per Robert Lucas); ai suoi cani ha dedicato la vittoria delle primarie, sostenendo di consultarli nelle questioni più dirimenti: “Mi piacciono più degli umani”.
Il successo di Milei si inserisce nel fenomeno globale della nuova destra, alla quale l’americano Steve Bannon prova a dare coesione oltre i confini nazionali. Secondo Bannon – già consigliere di Trump, Orbán e Bolsonaro nelle rispettive campagne elettorali basate sulla diffusione di fake news adattate al singolo candidato – quella di Milei è la crociata rivoluzionaria di un capitalismo popolare. In un editoriale sul quotidiano cileno filo-Pinochet El Mercurio, Bannon sostiene che “il mondo sarà costretto a scegliere tra due forme di populismo: quello di destra e quello di sinistra”. E Bannon respinge le accuse di fascismo, “perché il fascismo implica il culto dello Stato e la fusione tra Stato e potentati economici; mentre noi siamo anti-fascisti con lo scopo di decostruire lo Stato amministrativo: siamo anche individualisti e quando i millennials si uniranno a noi diventeremo la forza politica più grande e potente del mondo”.
Considerando i valori culturali di riferimento tutti questi personaggi della destra populista sono uguali: si oppongono all’aborto, al matrimonio omosessuale, al femminismo. Ma le loro proposte economiche sono diverse. Mentre in Italia la premier Giorgia Meloni approva una tassa sugli utili straordinari delle banche, Milei ritiene che ogni azione governativa che non abbia a che fare con giustizia e sicurezza – vuole abolire ministeri come Sanità e Istruzione – sia un furto e propone la riduzione della spesa statale del 15 per cento del Pil. Naturalmente non spiega come. La proposta di “dollarizzazione” di Milei è fatta a pezzi dagli economisti di diversi orientamenti, i suoi attacchi alla “casta” (parola utilizzata da Milei) sono poco credibili dal momento che ha stretto alleanze politiche con personaggi come Luis Barrionuevo, già a capo del sindacato ristoratori per 37 anni e negli anni ’90 principale sostenitore di Menem, il Berlusconi argentino.
La polemica più aspra del candidato è stata contro papa Francesco, che in passato paragonò Milei a Hitler (“Adolfito”, disse). Milei dal canto suo non si è risparmiato nei giudizi su Bergoglio; mentre un sacerdote vicino al pontefice cercava di stemperare questi attriti, sostenendo che fosse ormai acqua passata, Milei ha rincarato la dose intervistato dal giornalista americano Carlson Tucker, con un aggiornamento degli insulti: “Papa Francesco ha dimostrato una forte affinità con dittatori come Castro o Maduro, è dalla parte delle dittature sanguinarie”; “ha affinità coi comunisti assassini”; “considera fondamentale la giustizia sociale e questo è molto discutibile perché la giustizia sociale consiste nel rubare il frutto del lavoro di una persona per darlo a un altro”. Nel 2015, la Chiesa cattolica in Argentina ha organizzato catene di preghiera accusando un candidato peronista di legami col traffico di droga, contribuendo così alla sconfitta del peronista. Non è ancora chiaro se ripeterà qualcosa di analogo con Milei e se lo farà quale risultato si potrà ottenere. Mezzo secolo fa il 90% degli argentini si dichiarava cattolico, oggi poco più del 60%.