la Repubblica, 27 settembre 2023
La Spoon River delle vittime innocenti di Messina Denaro
Ventisei vite spezzate. Con il piombo e con il tritolo. Matteo Messina Denaro era un killer spietato e un boss stragista che ha dichiarato guerra allo Stato, che non ha avuto esitazioni nell’uccidere anime innocenti facendole saltare in aria con le bombe del 1992 e del 1993. «Con le persone che ho ammazzato potrei riempirci un cimitero» si vantava con i sodali nei primi anni della latitanza durata trent’anni. L’unica barbarie su cui ha preso le distanze è l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, sequestrato nel novembre del 1993, tenuto prigioniero per 779 giorni prima di essere strangolato e sciolto nell’acido. È uno dei fatti di sangue più macabri della sua carriera criminale. Per quell’omicidio è stato condannato al fine pena mai, ma dopo la sua cattura ha tenuto a precisare ai magistrati di Palermo che lui con la morte del piccolo Di Matteo non c’entra, che «è stata una decisione di Giovanni Brusca». Per i giudici ha organizzato il sequestro ed è responsabile dell’atroce morte del 13enne figlio del pentito Santino Di Matteo. Un sequestro organizzato per costringere il padre a ritrattare le rivelazioni rese agli inquirenti sulla strage di Capaci.
C’è la sua firma dietro Capaci e via D’Amelio, come mandante delle stragi che uccisero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la moglie di Falcone Francesca Morvillo (anche lei giudice), e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
È stato condannato all’ergastolo come mandante delle bombe che nell’estate del 1993 spazzarono via le vite innocenti a Roma e Milano. Le cosiddette stragi continentali di Cosa nostra, che dopo aver eliminato Falcone e Borsellino, è passata a colpire civili inermi, con l’obiettivo di destabilizzare il Paese e ottenere un alleggerimento delle condizioni carcerarie. Per le bombe di Firenze, Roma e Milano è stato condannato al massimo della pena. Ai Georgofili, la notte tra il 26 e il 27 maggio, morirono i coniugi Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, con le loro figlie Nadia, di 9 anni, e Caterina, di appena 50 giorni di vita, e lo studente 22enne Dario Capolicchio. In quell’esplosione rimasero ferite altre 37 persone. In via Palestro a Milano persero la vita i vigili del Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno, l’agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e il cittadino marocchino Moussafir Driss. Una deflagrazione che ferì anche 15 persone.
Solo la casualità ha evitato che il bilancio dei morti per le stragi del 1993 non aumentasse: le bombe che esplosero a Roma davanti alle chiese di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano, ferirono 22 persone. I tribunali hanno anche accertato che il boss di Castelvetrano è uno dei mandanti dell’attentato a Maurizio Costanzo, la sera del 14 maggio 1993 in via Fauro, scampato alla morte per pura fortuna insieme alla moglie Maria De Filippi.
La sua prima condanna risale al 1999, come mandante dell’omicidio di Giuseppe Montalto, agente di polizia penitenziaria in servizio all’Ucciardone di Palermo, ucciso nel 1995. Ne seguono altre, a cominciare da quella per l’omicidio di Antonella Bonomo, compagna del boss Vincenzo Milazzo. Per i tribunali è colpevole degli omicidi di Rosario Sciacca, l’operaio ucciso a Partanna in provincia di Trapani nel 1995 e di Nicola Consales vicedirettore dell’albergo Paradise Beach di Selinunte freddato solo perché aveva osato corteggiare una ragazza austriaca di cui si era invaghito il boss.
Queste le 26 vittime innocenti uccise da Matteo Messina Denaro nella sua carriera di killer e stragista. A Queste vanno aggiunte le centinaia di omicidi fra mafiosi. Solo nel processo Arca del 2003 è stato condannato all’ergastolo per essere mandate o esecutore insieme al gotha di Cosa nostra, di un centinaio di omicidi avvenuti nei primi anni ‘90 durante la faida mafiosa di Alcamo fra i corleonesi e il clan stiddaro dei Greco.
Ecco i nomi delle vittime in ordine alfabetico:
Antonella Bonomo, la compagna del boss Milazzo viene uccisa nel luglio 1992. Era incinta
Paolo Borsellino, il giudice assassinato insieme alla scorta il 19 luglio del 1992
Dario Capolicchio, 22 anni, studente di architettura ucciso nella strage di via dei Georgofili
Agostino Catalano, agente di scorta del giudice Paolo Borsellino ucciso in via D’Amelio
Nicola Consales, vice direttore dell’albergo Paradise Beach di Selinunte nel trapanese
Walter Eddie Cosina, agente di scorta di Borsellino ucciso dall’autobomba
Rocco Di Cillo, agente di scorta ucciso dalla bomba di Capaci
Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino, venne sequestrato nel novembre del 1993 a soli 13 anni e tenuto prigioniero per 779 giorni prima di essere strangolato e sciolto nell’acido
Moussafir Driss, cittadino marocchino morto nella strage di via Palestro a Milano (1993)
Giovanni Falcone, il magistrato è morto insieme alla moglie e alla scorta il 23 maggio 1992
Alessandro Ferrari, poliziotto municipale ucciso nella strage di via Palestro a Milano nel 1993
Angela Fiume, moglie di Fabrizio Nencioni, morta nella strage di Firenze
Carlo La Catena, vigile del fuoco morto nella strage di via Palestro a Milano (1993)
Vincenzo Fabio Li Muli, agente della scorta Borsellino, ucciso nella strage del 19 luglio 1992
Emanuela Loi, unica agente donna della scorta del giudice Borsellino
Antonio Montinaro, capo scorta di Giovanni Falcone ucciso dai 300 kg di tritolo a Capaci
Giuseppe Montalto, agente di polizia penitenziaria ucciso nel dicembre 1995
Francesca Morvillo, giudice e moglie di Giovanni Falcone, uccisa a Capaci il 23 maggio 1992
Fabrizio Nencioni, ucciso nella strage di via dei Georgofili a Firenze il 27 maggio 1993
Nadia Nencioni, figlia di Fabrizio e Angela Fiume, aveva 9 anni quando è morta in via dei Georgofili
Caterina Nencioni, aveva 50 giorni di vita quando è stata dilaniata nell’esplosione di Firenze
Sergio Pasotto, vigile del fuoco ucciso dall’esplosione di via Palestro a Milano
Stefano Picerno, vigile del fuoco ucciso dall’autobomba di via Palestro a Milano (1993)
Vito Schifani, agente di scorta del giudice Falcone morto il 23 maggio sull’autostrada
Rosario Sciacca, operaio ucciso da Messina Denaro a Partanna nel trapanese nel giugno 1990
Claudio Traina, agente della scorta di Paolo Borsellino, vittima della strage