Corriere della Sera, 26 settembre 2023
Depardieu mette tutto all’asta per pagare gli avvocati
Disfarsi del peso, almeno quello emotivo dell’arte. Partire leggeri. Gérard Depardieu si prepara da anni a salpare a bordo del vecchio peschereccio che sta facendo rimettere a posto nel porto di Istanbul, in vista di un viaggio solitario o quasi verso isole lontane. In attesa di quel momento, il 74enne monumento del cinema francese – inseguito dalle accuse di molestie e violenze sessuali rivoltegli da quindici donne – ha deciso di mettere all’asta la sua grande collezione di opere d’arte, 250 pezzi che dovrebbero fruttargli almeno cinque milioni di euro. Oggi e domani la casa d’aste Ader proporrà all’hotel Drouot di Parigi sculture, pitture e disegni dei più grandi artisti del XX secolo, tra i quali Rodin, Duchamp, Calder, Miro, Michaux, Richier e Leroy.
Depardieu dice che «ci sono molte cose che non si possono dire sull’arte perché, per me, l’arte è la vita. Non è certo una provocazione. Il gesto, non ti stanca mai, ti piace, ti prende alla pancia, non è una cosa intellettuale, per niente, e ancora meno speculativa. C’è semplicemente qualcosa che ti tocca, dei blu, una forma, cose che ricordano altre pitture. Non vado mai nei musei, perché ne esci inebriato a morte. Ed è difficile vivere con i quadri, è una cosa che ti assorbe. Non ho mai appeso i quadri al muro, vengono da soli a me. La pittura è forte, è una scelta che può annullarti, annientarti».
Le opere erano in gran parte accatastate, talvolta a faccia in giù, nel palazzo di Depardieu in rue du Cherche Midi, nel cuore del VI arrondissement di Parigi. L’attore le ha accumulate nel corso dei decenni, seguendo talvolta il percorso dei suoi quasi 200 film realizzati e pure di quelli mai girati. Come quello della regista Anne Fontaine che aveva offerto a Depardieu la parte di Henri Matisse, preso di amore platonico per una giovane suora. Progetto accantonato perché più che mai inopportuno dopo le accuse di molestie, benché Depardieu si fosse immerso nel ruolo. «Ero in piena lettura di Matisse e avevo bisogno di colori», dice spiegando l’acquisto della più colorata delle sei opere di André Masson messe all’asta.
Uno dei pezzi più pregiati è un’opera di Auguste Rodin, lo scultore che Depardieu interpretò nel film «Camille Claudel» (1988) di Bruno Nuytten con Isabelle Adjani. Quell’esperienza e l’immedesimazione con l’artista lo spinsero a comprare tre bronzi, tra i quali «Paolo e Francesca» ispirato dal quinto canto dell’Inferno, stimato tra i 60 e gli 80 mila euro. L’altra leggenda del cinema francese, Alain Delon, ha preceduto Depardieu nella voglia di alleggerirsi: nel giugno scorso l’attore del Gattopardo ha ricavato otto milioni di euro dall’asta delle sue opere classiche, Dufy, Delacroix, Millet.
Depardieu ha cominciato a pensare a mettere tutto all’asta nel 2022, quando ha contattato il commissario David Nordmann tramite un amico avvocato che lo aveva già aiutato a vendere le opere dell’italiano Marco Del Re, commissionate per il suo ristorante La Fontaine Gaillon venduto nel 2019.
«Quando siamo arrivati nel suo palazzo – ha raccontato Nordmann a Le Point – lo abbiamo trovato solo nel suo grande salone, all’estremità di un’immenso tavolo ricoperto di libri d’arte: leggeva un testo su Matisse e, all’improvviso, ci ha detto: “Detesto Picasso, adoro Matisse”». Depardieu e l’arte: una relazione impulsiva, fino all’abbandono.