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 2023  settembre 25 Lunedì calendario

AVVISATE GIORGIA MELONI: LA “SOSTITUZIONE ETNICA” STA AVVENENDO SOTTO IL SUO NASO – A CAUSA DELLA CARENZA DI INFERMIERI ITALIANI IL MINISTERO DELLA SALUTE STA PER “RECLUTARE” I SANITARI PROVENIENTI DALL’INDIA: NEGLI OSPEDALI DELLA PENISOLA NE MANCANO CIRCA 65 MILA – E IN SARDEGNA ARRIVANO I PASTORI DEL KIRGHIZISTAN, EX REPUBBLICA SOVIETICA, PER DARE UNA MANO AI COLLEGHI DELL’ISOLA CHE SONO SEMPRE DI MENO E PIÙ ANZIANI… -

Estratto dell’articolo di Mauro Evangelisti per “il Messaggero” «Dobbiamo reclutare rapidamente un determinato numero di infermieri da qualche Paese straniero, e abbiamo già identificato l'India» dice il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Resta generico sulla cifra, ma il processo di arruolamento è già cominciato e l'obiettivo è portare dal gigante asiatico in Italia diverse migliaia di infermieri. Si tratta di una operazione vitale per il sistema sanitario nazionale, altrimenti si rischia il crollo, lo stop delle attività.

E se in Calabria la Regione è ricorsa all'ingaggio di 170 medici provenienti da Cuba, il Paese nella sua interezza prova a colmare le lacune del personale infermieristico imitando altre nazioni come Germania, Svezia, Regno Unito, Irlanda, Canada e Giappone che hanno in passato chiamato camici bianchi dall'India.

Alcune cifre: in Italia ci sono in totale 465mila infermieri, ma per i corsi di laurea è stato registrato un calo del 10 per cento delle domande di iscrizione. Più in generale il ricambio del personale che sta andando in pensione va molto a rilento, tenendo conto che - come ricorda Barbara Mangiacavalli, presidente di Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche) - tra 7-8 anni raggiungeremo la gobba pensionistica e in centomila lasceranno la professione.

Ad oggi la carenza di infermieri si aggira sulle 65 mila unità. Con un paradosso: 30mila infermieri sono andati a lavorare all'estero, «abbiamo investito sulla loro formazione - spiega Mangiacavalli - ma non abbiamo creato le condizioni per convincerli a restare in Italia, c'è chi nel Regno Unito oggi guadagna in una settimana una cifra pari allo stipendio mensile che avrebbe percepito se fosse rimasto nel nostro Paese. Al contempo siamo costretti a cercare infermieri stranieri».

Tre giorni fa la presidente della Federazione nazionale delle professioni infermieristiche ha scritto una lettera alla premier Giorgia Meloni e ai ministri Orazio Schillaci (Salute) e Anna Maria Bernini (Università) lanciando l'allarme sui rischi connessi alla carenza di infermieri: «Dai dati da noi raccolti ed elaborati, nei prossimi anni le prestazioni e la qualità dell'assistenza sanitaria sono destinate a peggiorare drasticamente. Si assisterà al raddoppio dei pensionamenti, a partire dal 2029; i nostri professionisti hanno cominciato a lasciare l'Italia, attratti da migliori prospettive di carriera.  […]

Ma nell'immediato c'è la consapevolezza che servirà ingaggiare migliaia di infermieri dall'estero, a partire dall'India. La formazione nel Paese asiatico è simile e sovrapponibile a quella italiana e questo aiuta. C'è però la barriera linguistica, perché un infermiere indiano non potrà parlare in inglese con i pazienti in un nostro ospedale. «Siamo pronti a collaborare - spiegano a Fnopi - per i percorsi di apprendimento della lingua di questi infermieri in arrivo dall'India e per il riconoscimento dei titoli».

2 - I NUOVI KIRGHISI DI BARBAGIA ARRIVANO I PASTORI DELL’EST PER SALVARE GLI OVILI SARDI Estratto dell’articolo Umberto Aime per “il Messaggero”

Seimila chilometri separano la Sardegna dal Kirghizistan, ex repubblica sovietica, molto a Est e senza sbocchi sul mare. Almeno 13 ore di volo: due mondi diversi, o meglio opposti. Eppure, 100 kirghisi, con famiglie al seguito, stanno per sbarcare sull'isola, annunciati e soprattutto attesi.

Daranno manforte agli allevatori sardi, dovranno ripopolare quei Comuni della Barbagia dove ormai vivono più ottantenni che giovani. Fra qualche mese il progetto "immigrazione controllata" dovrebbe partire, dopo l'accordo fra la Coldiretti Sardegna e i vertici politici del Kirghizistan, con il sostegno della Fondazione di Sardegna, che ha finanziato la missione.

Conclusi gli ultimi dettagli organizzativi bisognerà pensare all'integrazione. Non sarà facile, i kirghisi sono un popolo nomade, in continuo movimento fra i 3mila metri d'altezza della catena montuosa e i ghiacciai del Tien Shan, che è il confine naturale con la Cina, e la valle del fiume Cu.

Sono quattro milioni di abitanti, ma appena 27 per ognuno dei 198mila chilometri quadrati: il Kirghizistan è più grande della Sardegna quasi dieci volte. La metà della popolazione lavora nell'agricoltura, nella pastorizia, e poi sbarca il lunario con non più di 1500 euro l'anno, in Sardegna è oltre dieci volte tanto.

[…] L'incontro fra questi due mondi di fatto agli antipodi del pianeta è nato per caso. A far da collegamento è stato un ristoratore cagliaritano: Luigi Cadoni, che con il Kirghizistan aveva chissà perché già più di un contatto. Tempo fa un autorevole esponente del ministero dell'agricoltura kirghiso gli ha chiesto un suggerimento su chi «potesse spiegare ai nostri allevatori come aumentare la qualità del formaggio prodotto dal latte di pecora». Sapendo bene che la Sardegna ha il primato assoluto di capi ovini in Italia (oltre tre milioni, secondo un censimento recente).

l'intermediario, che va ricordato è anche lui un sardo doc, ha bussato alla porta della Coldiretti. «Dal nulla abbiamo avviato un dialogo con il Kirghizistan - racconta Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti - E siamo partiti in delegazione dall'altra parte del mondo. All'inizio fra noi e loro c'è stato solo uno scambio professionale». Poi è scattata la scintilla: le campagne sarde si stanno spopolando, così come molti paesi dell'interno.

«L'età media dei nostri allevatori di bestiame è intorno ai 55 anni, vuol dire che tra dieci, senza che ci sia un ricambio generazionale, sarà a rischio gran parte della pastorizia, con ricadute pesantissime, devastanti, dal punto di vista economico e sociale». Come invertire la tendenza? «Ospitando chi è in condizioni di lavorare da noi, perché ha competenze e potenzialità giuste».

Tempo fa un tentativo simile d'immigrazione pastorale, giusto per definire il fenomeno, è stato tentato con i rumeni e gli albanesi, ma è durato qualche stagione, poi anche gli immigrati provenienti dalla sponda Sud del Mediterraneo hanno resistito poco. Al rientro dai primi viaggi in Kirghizistan, tra i componenti della delegazione, capeggiata da Battista Cualbu, presidente regionale della Coldiretti, ha cominciato a serpeggiare l'idea dell'esodo dal alla Sardegna. […]

La sperimentazione dovrebbe cominciare fra pochi mesi, con l'arrivo delle prime cento famiglie, che andranno ad abitare nel Sarrabus e in Barbagia. A ciascuna sarà garantito l'alloggio gratuito, la scuola per i figli, il meglio possibile dell'accoglienza nella nuova patria temporanea, un contratto di lavoro a tempo indeterminato, per mille euro al mese: è cinque volte tanto rispetto a quanto si metterebbero in tasca nel Kirghizistan. […]