la Repubblica, 25 settembre 2023
Ritratto di Stefanos Kasselakis
Un ex Goldman Sachs a capo del partito di sinistra radicale che fece la guerra alla Troika. È clamoroso il risultato delle primarie di Syriza, la principale forza dell’opposizione greca, che ieri sera ha eletto il successore di Alexis Tsipras, il leader che la portò al governo nel 2015 con una piattaforma anti-austerity e che a giugno ha alzato bandiera banca dopo l’ennesima sconfitta.
Fino al 29 agosto sembrava certa la vittoria di Efi Achtsioglou, 38 anni, avvocata di Giannitsa, ministra del Lavoro dal 2016 al 2019, politica preparata e apprezzata che rappresentava la continuità con Tsipras e sarebbe stata la prima donna alla guida del partito. E invece quel giorno è entrato in scena lui, Stefanos Kasselakis, 35 anni, il “golden boy”: bello, ricco, sportivo, camicia bianca e maniche arrotolate, grande comunicatore sui social. Emigrato con la famiglia a 14 anni nel Massachusetts, laureatosi in Economia all’Università della Pennsylvania, è omosessuale e sposato con un infermiere americano. Il dato sull’orientamento sessuale è importante – è la prima volta per un leader di Syriza – ma decisamente secondario rispetto al suo curriculum: Kasselakis ha fatto il volontario per la campagna di Joe Biden nel 2008 e, soprattutto, nel 2009, in piena crisi finanziaria, è entrato in Goldman Sachs – la banca d’affari che aiutò a truccare i conti della Grecia – per avere poi successo nel mondo degli affari come armatore, nel settore di suo padre.
Smentendo i sondaggi, al primo turno del 17 settembre ha staccato Achtsioglou di 9 punti e ieri sera, al ballottaggio, ha incassato le congratulazioni della rivale quando, con il 75% dei voti scrutinati, aveva il 56%. Kasselakis è stato dunque più forte dei pregiudizi e della campagna che ha condotto contro di lui la classe dirigente più tradizionalista del partito, quella più fedele alle radici postmarxiste che voleva sbarrare la strada all’outsider, corpo estraneo un po’ come era percepito Matteo Renzi nel Pd, l’imprenditore tornato da poco dall’America per conquistare la sinistra radicale greca (al ballottaggio Kasselakis aveva ottenuto tuttavia il sostegno dell’ex ministro Nikos Pappas, arrivato terzo al primo turno con l’8%, e del deputato Giorgos Tsipras, cugino di Alexis).
Alle elezioni hanno votato 133mila membri del partito, di cui 30mila si sono iscritti ai seggi il 17 settembre, forse perlopiù per votare Kasselakis. E il risultato è stato dunque un sì alla rivoluzione interna, dopo la sconfitta del 2019 (quando Syriza passò dal 35% al 31%) e il catastrofico 17,8% di fine giugno di contro al trionfo della destra di Kyriakos Mitsotakis,al 40,5%. I critici temono che il partito, in crisi, si sia affidato a una terapiashock, o peggio a un candidato scelto “dall’Intelligenza artificiale”, un personaggio perfetto per piacere e vincere il reality show delle primarie. I più ottimisti – e tra questi qualcuno pensa ci sia lo stesso Tsipras – puntano sui sondaggi che considerano Kasselakis il candidato con più chance di battere Mitsotakis. Lui stesso, in campagna elettorale, ha attaccato il premier sostenendo di essere più bravo di lui in inglese, in finanza ed economia, e ha detto di essere di sinistra proprio perché ha «conosciuto dall’interno il capitalismo e visto l’ingiustizia del denaro».
Kasselakis sogna un partito “big tent”:ampio e che guardi al centro. Il programma è vago, ma vuole sgravi fiscali, la separazione di Stato e Chiesa, la cittadinanza per i bambini immigrati nati e cresciuti in Grecia, la fine del servizio militare obbligatorio e la legalizzazione dei matrimoni tra coppie Lgbtq. «È arrivato il tempo di costruire quel sogno greco di cui abbiamo disperatamente bisogno», ha detto. Kasselakis, agli occhi degli iscritti di Syriza, ha saputo incarnare questo sogno. Ora c’è da convincere la Grecia.