Il Messaggero, 24 settembre 2023
Il piccolo Gabriele ucciso dalla bomba nella stalla del nonno (che è indagato)
PORDENONE Sui muri dell’officina del nonno restano le profonde incisioni lasciate dalle schegge dell’ordigno che ha ucciso Gabriele Cesaratto, 10 anni, il bambino di Vivaro che sognava i campi calcio e nel piccolo paese dei magredi pordenonesi era l’amico di tutti, bambini e adulti. Ieri mattina gli artificieri dei carabinieri di Udine hanno bonificato la vecchia stalla di famiglia trasformata da Silvio Cesaratto, 73 anni, nel suo laboratorio. Fra i tanti attrezzi sistemati su scaffali e bancone, confusi tra vecchi oggetti che non sai mai se potrebbero tornare utili, sono stati sequestrati diversi proiettili o parte di ordigni. Sono tutti inerti. Sotto sequestro anche i frammenti della bomba, quella sì, ancora funzionante, scoppiata verso le 18.45 di venerdì in via del Pozzo. Dell’ordigno non sono rimaste che le micidiali schegge che hanno tolto la vita a Gabriele e ferito gravemente il nonno, indagato e ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Pordenone dopo un delicato intervento chirurgico alle gambe, la parte del corpo in cui è stavo investito dallo scoppio. Le sue condizioni sono stabili. Se per gli artificieri non sarà un problema indicare alla Procura il modello dell’ordigno, soltanto lui potrà spiegare che cosa è successo nell’officina, chi stava maneggiando l’ordigno e in quali circostanze.
LE INDAGINI
Il fascicolo d’indagine aperto dal sostituto procuratore Andrea Del Missier configura due ipotesi di reato: omicidio colposo e detenzione, al momento generica, degli ordigni. Quest’ultima contestazione sarà perfezionata quando i carabinieri preciseranno se il materiale può essere classificato come munizionamento da guerra. Ieri mattina, ultimati i rilievi dei carabinieri delle investigazioni scientifiche di Pordenone, i colleghi di Maniago hanno sequestrato anche una carabina ad aria compressa di libera detenzione. Dopodiché sul portone dell’officina sono stati posti i sigilli: nessuno può entrare. Sui movimenti dei carabinieri, lo sguardo disperato degli abitanti di Vivaro. Qualcuno accende un lumino, un papà porta un vaso di ciclamini, la sorella del nonno non trattiene le lacrime e quando arriva la nonna di Gabriele il silenzio si fa ancora più pesante, perché ogni parola si strozza in gola.
GLI ACCERTAMENTI
Tra i primi passi dell’indagine vi è l’autopsia, che potrà fornire informazioni sulla lesività dell’ordigno, ma anche sulla sua natura. Si tratta di un passaggio legato a un atto di garanzia che riguarderà il nonno, l’unica persona presente al momento della tragedia e di conseguenza indagabile. La Procura ha chiesto inoltre accertamenti sulla provenienza e la datazione dell’ordigno che ha ucciso il bambino: un residuato bellico, come ve ne sono tanti nelle campagne friulane, o è stato recuperato nel poligono di tiro del Dandolo dopo un’esercitazione militare? Fino agli anni 60 e 70 si sparava con munizioni da guerra e il poligono era un “cimitero” di pezzi di metallo da recuperare e rivendere. A Vivaro in tanti l’hanno fatto. Adesso si spara a salve, conta la precisione del colpo, dopodiché vi è l’obbligo di bonificare l’area, operazione a cui si aggiungono altre tre bonifiche straordinarie l’anno.
IL DOLORE
«Gabriele era un ragazzo solare, sempre con il sorriso. Com’è successo tutto questo? È irrilevante – dicono all’unisono i genitori di Gabriele Cesaratto, papà Marco e mamma Michela-. A noi interessa ricordare nostro figlio, descriverlo per quello che era. Cioè un bambino amato da tutto il paese. Gabriele – prende la parola di nuovo mamma Michela – era una persona splendida: solare, sensibile. Tutte caratteristiche che aveva sempre avuto sin da quando era più piccolo». Le sue passioni erano il calcio, «prima nell’Unione Smt e da quest’anno nella Vivarina, qui in paese», proseguono i genitori di Gabriele. «Ma anche la banda. Si stava esercitando con il clarinetto, non faceva parte ancora della banda vera e propria del paese ma era lì che imparava. Gli piaceva molto».