Corriere della Sera, 24 settembre 2023
L’impresa di Italo Balbo
Lettori e giornalisti, negli scorsi giorni, ci hanno ricordato che novanta anni fa, il 12 agosto 1933, 25 idrovolanti comandanti da Italo Balbo avevano attraversato l’Atlantico e raggiunto la città di Chicago dove sarebbero stati accolti trionfalmente dal suo sindaco. L’«eroe italiano», come Balbo fu definito da qualche giornale americano, sarebbe divenuto Maresciallo dell’Aria e Chicago, in quei giorni, fu la capitale della modernità, ospite anche di una esposizione universale che fu chiamata «Un secolo di progresso». Pochi anni dopo molti di quei giovani festeggiatori avrebbero indossato una uniforme militare e combattuto la Seconda guerra mondiale in campi opposti.
Quando nel 1952 passai qualche mese all’Università di Chicago, dovetti constatare che quelle giornate venivano ancora ricordate con una orgogliosa nostalgia in una atmosfera che era fortemente influenzata dal clima bellicoso della Guerra fredda. L’opinione pubblica temeva ancora il comunismo e trattava persino alcune forze politiche come un potenziale avversario. Oggi la situazione è cambiata per due ragioni. L’Urss è scomparsa e dal Mediterraneo all’Atlantico non sembra esservi un Paese che gli americani possano considerare un possibile nemico. Vi è la Cina, naturalmente, e se Pechino decidesse di mettere le mani su Taiwan, gli americani, molto probabilmente, sarebbero costretti a intervenire con i marines. Ma i cinesi lo sanno e sono troppo saggi per non essere prudenti. Che gli Stati Uniti, in questo momento, non vogliano pensare troppo alla guerra è confermato anche dagli interessi del mondo accademico. Mentre per molto tempo gli storici e i loro discepoli parlavano e scrivevano di guerre europee, gli americani oggi sembrano essere attratti soprattutto dalla loro storia nazionale con una particolare attenzione per gli studi sullo schiavismo. Speriamo che questi ricordi storici prevalgano sull’attualità.