Corriere della Sera, 24 settembre 2023
Intervista a Galliani
«Ero a Istanbul per la finale di Champions League. A un certo punto mi chiama Danilo Pellegrino, l’ad di Fininvest… Mi è cascato il mondo addosso». Siamo nel quartier generale di Fininvest, Adriano Galliani è nel suo ufficio. Sono passati più di tre mesi da quando il Cavaliere se n’è andato per sempre. Ma la voce del «Condor» si rompe, ricordando l’amico di una vita.
Galliani, lei ha trascorso 44 anni al fianco di Berlusconi. E ora correrà proprio per conquistare il suo seggio. Lei stesso, al «Corriere», annunciò che non si sarebbe ricandidato in Senato. Con che spirito ha accettato questa sfida?
«Con lo stesso spirito con il quale, per 44 anni, ho considerato Silvio Berlusconi non solo il mio presidente, ma soprattutto la mia guida e amico affettuoso, presente in ogni momento della mia vita. Il vuoto che ha lasciato nel mio cuore è incolmabile, ma oggi essere chiamato a correre a Monza è il più grande onore che mi potesse capitare».
Quando lo aveva sentito per l’ultima volta?
«Poco prima della sua scomparsa. Abbiamo parlato di tante cose, come sempre: di sport, politica, famiglia. Continuava a lavorare, anche dal suo letto al San Raffaele. La cosa che mi colpisce – nel ricordo – è che parlava solo del futuro, come ha fatto durante tutta la sua vita, pieno di progetti, di idee, di entusiasmo per le cose da fare».
Alla fine, dopo quasi mezzo secolo assieme, è riuscito a dargli del tu?
«Assolutamente no. Lui invece, ultimamente, mi dava del tu».
Il momento più bello?
«Esiste una dimensione di ricordi intimi, familiari, che vorrei rimanesse privata. Ma posso dire che i momenti più belli sono stati due: la promozione del Monza in Serie A dopo 110 anni e la prima vittoria nella Coppa dei Campioni del Milan, a Barcellona, nel maggio 1989 contro la Steaua Bucarest».
Se fosse qui come avrebbe commentato la débâcle dell’ultimo derby?
«Forse vi sorprenderò: Berlusconi era certamente un grandissimo tifoso del Milan, ma non era affatto anti-interista, perché si sentiva cittadino di Milano. Avrebbe sofferto molto per il Milan, ma avrebbe riconosciuto i grandi meriti dell’Inter, che ha giocato una partita perfetta. Era un esteta, anche nel calcio, e il fatto che una squadra della sua città avesse giocato così bene, gli avrebbe fatto piacere».
Lei spiegò: «Fare il numero due del presidente è perfetto per la mia psiche e la mia anima». Oggi le manca più come amico o come riferimento professionale?
«È difficile separare le due cose. Berlusconi diceva sempre che i suoi collaboratori dovevano essere prima di tutto amici, perché così il tempo passato insieme lavorando diventava un piacere e non un sacrificio. Con lui era proprio così».
Pier Silvio e Marina in politica? Sono dei protagonisti e potrebbero fare qualsiasi cosa
E quale consiglio gli chiederebbe oggi?
«Di darmi un po’ della sua straordinaria capacità di parlare al cuore della gente».
La discesa in campo del Cavaliere fece storia. Prima o poi arriverà anche quella di Pier Silvio?
«Sono valutazioni che appartengono solo a lui. Pier Silvio è un grande imprenditore televisivo e non solo, certamente in politica potrebbe avere un grande ruolo, ma da quanto so la cosa non è attualmente nelle sue intenzioni».
O di Marina, con cui lei ha il rapporto più stretto?
«Vale lo stesso: è una protagonista assoluta della vita d’impresa, potrebbe fare qualsiasi cosa».
Il 22 e 23 ottobre si voterà per le elezioni suppletive: avrà contro un radicale (Cappato) e il sindaco di Taormina (De Luca). Con che messaggio politico proverà a vincere?
«Gli elettori di Monza e della Brianza possono ottenere con un solo voto due obiettivi importanti: prima di tutto rafforzare la maggioranza che sostiene il governo e sta lavorando con grande determinazione per far ripartire il Paese, e poi riportare in Senato un candidato che conoscono bene, che vive questa terra da sempre, e non delle figure pur rispettabilissime ma lontane da questo territorio».
L’emergenza immigrazione sta dividendo il centrodestra. C’è la «realpolitik» della premier Meloni, la ritrovata linea dura della Lega e non più Berlusconi a fare da pompiere. Cosa prova vedendo le migliaia di migranti che sbarcano a Lampedusa?
«Un senso di grande angoscia. Il tema dell’immigrazione crea molte preoccupazioni negli italiani. Il governo sta operando bene in una situazione difficilissima. È un problema che non si può risolvere né con la retorica dell’accoglienza, né con l’uso della forza, anche se naturalmente la nostra sovranità nazionale va tutelata. La strada è quella già percorsa dai governi Berlusconi e oggi ripresa da Meloni: accordi con i Paesi di provenienza per controllare le partenze, e collaborazione per assicurare stabilità e sviluppo».
Forza Italia supererà il 4% alle Europee?
«Credo non ci siano dubbi in proposito. È possibile, se continueremo a lavorare come abbiamo fatto in questi mesi, seguendo l’insegnamento e le intuizioni di Berlusconi, ottenere un risultato molto migliore».
Il 29 settembre Berlusconi avrebbe compiuto 87 anni. Cosa gli regalerebbe?
«Spero di potergli dedicare la vittoria del Monza sul Bologna, la sera prima».