la Repubblica, 24 settembre 2023
Intervista a Fabrizio Corona
L’annuncio sulla libertà riconquistata dopo oltre dieci anni tra carcere, domiciliari, sorveglianza speciale e affidamento ai servizi sociali, l’ha dato lui stesso una settimana fa su Instagram. «In realtà – ha scritto sabato – non mi sono mai sentito così libero come quando sono stato per anni chiuso dentro una cella». Ora Fabrizio Corona è già immerso nella sua nuova vita. «Sono malato di lavoro, sono a Cagliari a preparare un evento. Andrò presto a Parigi, la mia città, dove ho fatto il modello, dove portavo le fidanzate per le mie fughe d’amore. Poi andrò a Los Angeles, dove conto di trasferirmi sei mesi l’anno».
Come ci si sente da uomo libero?
«Ormai lo sapevo, i calcoli li avevo fatti, lo sconto sulla pena dovevano farlo perché mi ero comportato bene. Questa volta ho trovato un magistrato serio e rigoroso ma intellettualmente onesto che ha analizzato i fatti. A differenza del precedente, per il quale mi sono dovuto tagliare le vene, con ottanta punti di sutura, che mi rimandò incarcere con un provvedimento che gridava giustizia a Dio, e infatti poi mi hanno scarcerato dopo 15 giorni».
Come ha vissuto l’attesa?
«Negli ultimi cinque mesi avevo un rientro alle due di notte. Ho avuto la possibilità di lavorare, sono stato ad agosto in Sardegna e a Pantelleria. Ho fatto quaranta giorni di vacanza».
Davvero si è sentito più libero quando era dentro?
«In carcere hai la possibilità di comportanti come vuoi, devi seguire delle regole, ma hai anche i tuoi spazi. Io ho gestito aziende e società che in quegli anni hanno avuto una crescita esponenziale. Sono l’unico in Italia o al mondo».
A cosa ha lavorato?
«Ho creato progetti televisivi, docufiction, film, e poi iniziavo a realizzarli fuori. Poi mi ributtavano dentro, e riprogettavo. Sia nel 2016 che nel 2019, mi sono arrivate importantissime richieste di case di produzione che mi volevano come conduttore. Avevo già firmato, poi mi arrestavano e finivano i progetti».
Qual è la prima cosa che ha fatto da uomo libero?
«Non ho provato nessuna emozione.
Siccome sono un malato di lavoro, sono a Cagliari a lavorare a un evento. Sicuramente andrò a Parigi alle sfilate di moda, non ci vado da 14 anni, ci ho passato anni e anni. È la mia città, quella dove ho fatto il modello a 18 anni, dove portavo le mie svariate fidanzate per le fughe d’amore. E appena avrò il passaporto, andrò a Los Angeles, dove conto di trasferirmi sei mesi all’anno».
Chi le è stato vicino in questi anni?
«In questo momento sono una persona molto sola, per scelta, ma tra le pochissime persone che porto con me c’è il mio avvocato Ivano Chiesa, un fratello maggiore. È difficile comprendere il momento in cui lui è arrivato in carcere e ha preso la mia difesa per cercare di abbattere la pena, con tredici anni e due mesi di condanna e 40 processi da fare».
Si considera un perseguitato?
«Perseguitato dal potere giudiziario moralista, che pensa che tu debba adeguarti a un certo modo di vivere. Poi all’inizio io me la sono cercata, perché ho fatto l’arrogante e lo sbruffone davanti ai giudici, però la magistratura me l’ha fatta pagare come non mai».
Pensa di aver fatto del male a qualcuno?
«Mai a nessuno».
C’è qualcuno che le ha voltato le spalle?
«Tutti i miei migliori amici, cui ho insegnato un mestiere. Uomini finiti.
Ma non gioisco, provo solo pena per loro. Fotografi, autori, giornalisti, imprenditori, manager, artisti. Ho dato vita e denaro a tantissimi. Ne parlerò anche martedì a “Belve”, su Rai2, il mio ritorno in tv».
C’è qualche rivincita che vuole prendersi ancora?
«Voglio soltanto il riconoscimento delle mie doti, realizzare progetti televisivi sia italiani che esteri. Voglio provare ad avere anche successo internazionale. Finora ho avuto soltanto popolarità. Ora voglio avere successo e riconoscimento».