La Stampa, 24 settembre 2023
Intervista a Guido Crosetto
Un anno dalla vittoria delle elezioni, domani. Anniversario senza clima di festa. «I problemi del governo, in questo momento, sono l’immigrazione, l’inflazione e l’economia». Laddove il centrodestra trovava forza, oggi il ministro della Difesa Guido Crosetto mostra la sua preoccupazione. «Su questi grandi temi non possiamo agire da soli», avverte. Eppure, quando il suo sguardo si posa sull’Europa e sui nostri alleati, il tono si fa aspro, le parole affilate. Critica la Germana che finanzia Ong nel Mediterraneo, i francesi che «militarizzano» Ventimiglia, la politica industriale «disastrosa» dell’ex vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. «È un’Europa che spesso sbaglia strategie o tempi», dice Crosetto al telefono, mentre si dirige alle commemorazioni di Salvo D’Acquisto, il carabiniere che nel 1943 «offrì la sua vita per salvare quella di 22 civili». Grazie al suo sacrificio, «la Repubblica non nacque solo sulla vergogna del nazifascismo, ma anche sull’orgoglio per come il popolo e i militari avevano lottato per liberare l’Italia». In modo diverso, dice, ha lasciato «un segno nella storia dell’Italia» anche l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Un Capo dello Stato con un passato comunista, Fratelli d’Italia con un passato missino. Era un vostro naturale avversario?
«Non ho mai considerato Napolitano un avversario di FdI. Avevamo idee profondamente diverse, ma gli ho sempre riconosciuto il rigore di chi metteva l’interesse dello Stato al di sopra di ogni cosa».
Su quale tema ci fu la distanza maggiore?
«Sulla Libia. Io consideravo l’intervento militare una follia, mentre lui era favorevole. La storia, purtroppo, credo mi abbia dato ragione».
Ora la Libia rappresenta un tassello della più ampia questione migratoria. Il governo sembra non riuscire a trovare soluzioni.
«L’obiettivo è togliere agli scafisti la certezza di poter condurre i loro traffici senza che nessuno li fermi. Superato un certo limite, diventa quasi un atto di guerra. Serve però un cambio di approccio a livello europeo. Vedo che i francesi bloccano con militari e polizia le frontiere, eppure nessuno dice niente».
Come si risponde a un atto di guerra? Con il pattugliamento delle navi della Marina?
«Non si può utilizzare la Marina. Senza un’autorizzazione a riportare le persone da dove sono partite, finiremmo per fare il gioco del trafficanti di esseri umani e il lavoro delle Ong. Gli scafisti vanno trattati alla stregua di criminali internazionali».
Intanto è stato chiesto l’intervento della Difesa sui Centri per i rimpatri. Saranno i militari a controllarli?
«Ci è stato chiesto solo un aiuto tecnico-logistico, ma non entreremo nella partita immigrazione. È di competenza di altri ministeri».
Che ne pensa dei 5 mila euro che il governo vuol far pagare ai migranti per evitare il trattenimento nei centri di espulsione?
«Non ho ancora avuto il tempo di leggere la norma».
Ma ha letto della Germania che finanzia una Ong per salvare vite nel Mediterraneo?
«Sì, ed è molto grave. Berlino finge di non accorgersi che, così facendo, mette in difficoltà un Paese che in teoria sarebbe “amico”. Di fronte alla nostra richiesta d’aiuto, questa è la loro risposta? Noi non ci siamo comportati allo stesso modo quando Angela Merkel convinse l’Ue a investire in Turchia miliardi di euro per bloccare i migranti che arrivavano in Germania dal Medio Oriente».
Vede un disegno europeo contro il governo italiano?
«Nessun disegno. È l’approccio ideologico di una certa sinistra, che non tiene conto delle conseguenze delle loro teorie sui popoli. Lo stesso approccio dimostrato dall’ex commissario europeo Frans Timmermans con la sua politica industriale per l’Ue, che si rivelerà distruttiva».
Perché “distruttiva”?
«Perché non conta solo la bontà dell’obiettivo, ma anche come ci si arriva. Volerlo raggiungere in un tempo così stretto, mentre la produzione europea non è in grado di stare al passo con i cambiamenti richiesti e i costi che generano queste scelte, porterà alla desertificazione di interi comparti industriali. Sarà un enorme regalo alla Cina».
L’economia rallenta e la manovra rischia di diventare una “manovrina”. Direte agli italiani che non potrete rispettare le promesse fatte?
«Penso che tutti capiscano che l’aumento dei tassi – voluto dalla Bce, non da questo governo – crea problemi a chi ha un altissimo debito. Avremo meno possibilità. Ora vediamo cosa succede con la Nadef. È uno dei motivi per cui Giorgetti ha chiesto all’Europa di non tenere conto degli investimenti militari e per la transizione ecologica e digitale, in modo che non incidano sulla possibilità di portare avanti un’agenda politica».
Giorgia Meloni aveva chiesto una spending review ai ministeri. La Difesa ha fatto poco perché c’è la guerra?
«Non è la guerra in Ucraina, ma l’impegno con la Nato e gli alleati. Neanche quest’anno raggiungeremo il 2 per cento di spese per la difesa in rapporto al Pil, ma diminuire il nostro impegno sarebbe difficile da spiegare. Comunque stiamo razionalizzando le spese».
Volevate recuperare risorse anche dagli extraprofitti bancari, ma le modifiche chieste da Forza Italia ridurranno gli incassi. L’accordo con gli azzurri è blindato?
«Di questo chieda a Giorgetti».
Sempre sul fronte bancario, i francesi di Crédit Agricole proseguono la scalata ad Anima, il colosso italiano del risparmio-gestito. È un problema per il governo?
«È un enorme problema per il Paese se il risparmio-gestito italiano finisce in mani straniere. Già troppo è andato. Quando è così, finiamo sempre con investimenti che non si rivelano utili all’Italia, ma ad altri. Lo considero gravissimo. Non so se si può fare qualcosa, ma non ho problemi a dire che il governo dovrebbe occuparsene».
Un governo che potrebbe perdere la ministra Santanchè. Le vicende giudiziarie prendono una brutta china. Serve un passo indietro?
«Resto garantista fino alla fine, come sono sempre stato verso tutti, amici e avversari».
Il centrodestra, invece, nonostante le frizioni si compatterà nel ricandidare Cirio alla presidenza del Piemonte?
«Penso proprio di sì: ha lavorato bene ed è apprezzato dai piemontesi».