Domenicale, 24 settembre 2023
Le Storie naturali di Plinio il Vecchio
Di Plinio il Vecchio, morto durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 della nostra era, è rimasta soltanto la Storia naturale tra le opere da lui scritte. L’edizione definitiva, curata postuma dal nipote Plinio il Giovane, è in 37 libri. Sono pagine che riflettono l’animo del compilatore e, si direbbe oggi, del collezionista. Con un pizzico di civetteria, egli amava raccontare che il legato pretore Larcio Licinio gli offrì in Spagna 400mila sesterzi per gli appunti che si era fatti stenografare durante le sue infinite letture. Nella prefazione confessa di avere raccolto ventimila fatti degni di nota, da circa duemila volumi; tra gli autori consultati, cento gli erano sembrati particolarmente degni di attenzione e di spoglio, anche per l’autorità delle notizie riportate. Gli indici degli “auctores” ne rivelano oltre 470, 146 romani e 327 stranieri.
Quest’opera ospita numerose parole nuove, ma sorprende anche per le (ignorate) possibilità descrittive del latino, che noi conosciamo soltanto grazie a Plinio, e che fanno della Naturalis Historia una fonte di primaria importanza per le vicende della lingua di Roma. Essa documenta lo sforzo fatto, da Lucrezio in poi, per impadronirsi del pensiero scientifico greco dando soddisfacente espressione alle esperienze allora note.
Dei 37 libri è ora pubblicato con testo a fronte, introduzione e ricco apparato di note il VII, a cura di Guglielmo Monetti e con un intervento di Marino Niola. Plinio lo dedicò all’uomo. È una raccolta di osservazioni e notizie che riguardano, tra l’altro, i parti prodigiosi o i denti, l’intelligenza o il coraggio, esempi di malattie o uomini tornati in vita dopo le esequie. Non soltanto: Plinio offre notizie sui primi barbieri (che arrivarono dalla Sicilia «nel 454 della fondazione di Roma, condotti da Publio Titinio Mena») o sugli orologi, sulle matrone più pudiche o sui parti mostruosi.
Parla dell’uomo senza illusioni, anzi si direbbe un ispiratore di Leopardi: «La natura sembra aver generato il resto in sua funzione, esigendo però in cambio dei propri doni così cospicui un prezzo elevato e crudele, al punto che non si può dire con certezza se, nei suoi confronti, sia stata più una madre benevola o una bieca matrigna».
Del resto, le sue osservazioni sono ancora degne di riflessione, in particolare laddove nota «quanto sia fragile l’inizio della vita del più tracotante degli animali»; o quando ricorda che «nessun uomo è saggio sempre». Su quest’ultimo punto, conviene però cedere la parola a Marguerite Yourcenar, straordinaria conoscitrice dell’argomento. Scrive nelle Memorie di Adriano: «C’è più di una saggezza, e tutte sono necessarie al mondo; non è male alternarle».
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Plinio il Vecchio
L’umano
(Storia naturale, Libro VII)
Marsilio, pagg. 252, € 17