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 2023  settembre 24 Domenica calendario

Una mostra di quadri censurati

La maggioranza delle persone non sa, non immagina che da alcuni anni i pittori subiscono una pesante censura specie per quanto riguarda il nudo, specie per quanto riguarda i social, gli onnipresenti network dove vengono cancellati senza appello i nudi dei contemporanei così come di Cagnacci o di Rubens. Solo che Cagnacci e Rubens sono ospitati nei musei, sopravvivono lo stesso, mentre i pittori viventi nei musei non ci sono e per loro la vetrina di Instagram è vitale. Visti i numeri esigui di media cartacei e gallerie d’arte, ormai pochi habitué, un quadro che non compare su internet praticamente non esiste. Bloccare il profilo di un pittore è molto vicino a impedirgli di dipingere. Ma a parte gli addetti ai lavori, questo nessuno lo sa.
La maggioranza delle persone pensa alla censura come a qualcosa di remoto, spesso legato alla vituperata Chiesa cattolica: le braghe dipinte da Daniele da Volterra (appunto il Braghettone) sul Giudizio Universale di Michelangelo, i processi a Giordano Bruno e a Galileo, l’Indice dei libri proibiti... Qualcuno la associa al fascismo o magari, se cinefilo, alla Democrazia Cristiana che negli anni ’50 si accaniva perfino contro i film comici. Magari fosse così, magari fosse soltanto storia: invece la censura è cronaca, un fenomeno che digitale e correttezza politica hanno rilanciato e oggi si rivela in espansione in ogni parte del mondo e in ogni ambito culturale.
Pertanto «I Censurati» è mostra di urgente attualità: espone i nudi recenti, censurati o comunque censurabili, dei migliori artisti italiani viventi che si sono cimentati con tale classicissimo genere. Ospitata dal Vittoriale, è irresistibile la tentazione di immaginare cosa ne avrebbe pensato D’Annunzio. Gli sarebbe piaciuta, ne sono certo, perché questa è l’arte del Piacere in contrapposizione al moralismo dilagante non soltanto nei social ma nella società tutta. Una rassegna di pittura carnale da porsi sotto l’usbergo del poeta che cantò la «voluttà senza misura», la cui opera omnia venne messa all’indice dalla Chiesa e i cui versi politicamente più accesi (contenuti in Canzoni delle gesta d’oltremare) vennero censurati dallo Stato, «per ordine del cavaliere Giovanni Giolitti capo del Governo d’Italia». D’Annunzio che si fece fotografare nudo da Francesco Paolo Michetti sulla spiaggia di Francavilla. D’Annunzio che nel 1900 si ribellò, sui giornali e in parlamento, alla legge Pelloux contro la libertà di stampa.
Io però non voglio focalizzarmi sul passato, non intendo compilare una storia della censura, non è questa la sede e ci vorrebbero più tomi. Un desiderio sarebbe quello di confrontare la libertà pittorica dei moderni con quella degli antichi o almeno di certuni fra gli antichi (guardate le Veneri del Bronzino!). Vedremo se un giorno si potrà realizzare. Spesso mi chiedono i motivi del nuovo oscurantismo. Devo pure trovare la causa? Non basta additare l’effetto? Un motivo esiste sempre per ogni cosa e se c’è una reazione che mi fa innervosire è quella che contiene la parola “assurdo”. Non li posso sentire coloro che di fronte a episodi di censura dicono “assurdo, siamo nel 2023!”, anziché dire “logico, siamo nel 2023!”. Il bavaglio agli artisti sarebbe stato assurdo negli 80, gli anni di Sabrina Salerno e Serena Grandi, tanto per rinfrescarsi la memoria. O nei 60 ricordati con comprensibile rimpianto da Miuccia Prada: «A differenza dei miei anni quando tutte, compresa me, andavamo in giro anche nude, la nudità oggi non è assolutamente consentita. In America non si può certo mostrare il seno, in Arabia Saudita non se ne parla neppure, in Cina lo stesso». Adesso il bavaglio è coerente con lo Zeitgeist. Viviamo nell’Età del Divieto...
«Destituire il volto è destituire il soggetto» ha scritto Itzhak Goldberg, francese storico dell’arte. Che destituire il capezzolo sia destituire la donna, la maternità, la riproduzione sessuata? Ne ho il sospetto ma non la certezza. A tale domanda avrebbe potuto rispondermi solo Ida Magli, temo. E pensare che la grande antropologa è sepolta, incredibile ma neanche troppo, proprio al Vittoriale, sotto la tomba del Vate...