il Giornale, 24 settembre 2023
Il Paese dei vecchi che perseguita gli anziani
Che l’Italia sia il Paese più vecchio d’Europa è ormai noto. Dalle nostre parti l’età media della popolazione è salita a 48 anni (nel resto del Vecchio Continente si attesta intorno ai 44,4 anni). Inoltre, nel Belpaese gli anziani sono quasi il doppio dei giovani, ogni 100 giovani ci sono 187 vecchi. E la quota dei centenari è in continua lievitazione. Da fuori ci osservano con stupore e ammirazione, incuriositi dalle cause che stanno alla base del nostro ottimo stato di salute, cause che dagli scienziati vengono individuate, ad esempio, nelle nostre virtuose abitudini alimentari o nel nostro stile di vita improntato alla socialità.
Questi numeri avrebbero forse dovuto condurci a maturare una maggiore sensibilità riguardo tematiche come la tutela delle persone che hanno superato la terza età, arrivando alla quarta. Invece, più i nonni aumentano, più cresce l’indifferenza nei loro confronti e addirittura monta una sorta di ostilità, la quale è sempre più sfacciata e generalizzata, proviene dalle famiglie e pure dalla politica, ossia dalle istituzioni.
Ci inventiamo misure per combatterli, per tagliarli fuori dalla società, per porli ai margini. La notizia che è stata diffusa qualche giorno fa da tv e giornali ha dell’incredibile ed è la prova dello strisciante spirito ageista che ammorba la Nazione.
In vista della riforma delle pensioni, l’Inps avrebbe avanzato una proposta sulla base di uno studio fatto proprio dall’Istituto di Previdenza. Tale proposta consiste nell’abbassamento dell’assegno a coloro che campano più a lungo. In sostanza, si tratterebbe di adeguare le pensioni all’aspettativa di vita dei lavoratori, tenendo conto del fatto che gli individui meno abbienti non di rado vivono meno di quelli più ricchi e che questi ultimi non è opportuno che siano avvantaggiati dai più poveri. Insomma, con la pretesa di fondare su un principio di equità e giustizia sociale una misura che semmai ha un carattere propriamente discriminatorio, si intenderebbe ledere economicamente alcuni cittadini, ovvero punirli, in virtù della circostanza che sono più longevi di altri, come se vivere a lungo fosse una colpa, un demerito, un crimine, un danno arrecato alla comunità da pagare subendo una vera e propria pena pecuniaria. Tagliateci anche i testicoli o le vene, così facciamo prima.
Non si considera, purtroppo, che, oltre al fatto che non è legittimo penalizzare un soggetto a causa della sua longevità, la maggior parte degli anziani che percepiscono la pensione ha lavorato un’esistenza intera per maturarla e procurarsela, non gli è stata mica regalata. Non essendo un dono o un favore, bensì essendo frutto (...)
(...) di un accantonamento e rappresentando altresì un diritto acquisito, la pensione non può e non deve essere arbitrariamente alleggerita dallo Stato, per di più sulla base di un parametro, quello della lunga vita, il quale darebbe inevitabilmente luogo a un trattamento differenziato, dunque fortemente discriminante e penalizzante.
Ecco perché tale suggerimento, a mio avviso, è sia impraticabile per via della sua illegittimità sia barbaro. Il dibattito pubblico è talmente incentrato su razzismo e sessismo che trascura ogni forma di violenza, di sopruso e di coercizione nei confronti di coloro che hanno toccato una certa età, i quali sovente sono gli individui meno tutelati. Si sfocia così nel paradosso: valutare iniziative, provvedimenti e misure degne di un Paese incivile, volte a danneggiare il cittadino anziano, ritenuto diffusamente alla stregua di un cittadino di serie b. Mentre si ciarla di accoglienza di chiunque, diritti dei migranti che ogni dì irrompono in massa in Italia, illegalmente, dell’esigenza di essere umani e generosi provvedendo in tutto e per tutto alle esigenze di chi sbarca, mantenendo di tasca nostra centinaia di migliaia di extracomunitari, si discute pure di ridimensionare la pensione a quegli italiani, che pure se la sono già conquistata, i quali vivono troppo e di conseguenza costano troppo. Chissà che un giorno qualcuno non tiri fuori l’idea di un bel campo di sterminio per nonni