Corriere della Sera, 23 settembre 2023
Il «Pomeriggio» di Myrta Merlino, un insieme di altri programmi
Chi è Myrta Merlino, la grande giornalista che desiderava risolvere i problemi del Paese, che ascoltava con uguale attenzione i casi umani e le piazze, che sognava di essere la Michele Santoro dei Parioli? Oppure la signora ben introdotta nel milieu romano, che, bontà sua, ascolta la casalinga disperata?
È curioso che Bianca Berlinguer, Massimo Giletti e Myrta Merlino siano cresciuti alla scuola di Giovanni Minoli: non sai mai come prenderli, sono campioni di trasformismo. Myrta e Bianca ora sono le Pasdaran della Nuova Mediaset, per Massimo è previsto un ritorno in Rai per celebrare i 70 anni della tv.
A Myrta è stato assegnato il compito più difficile: sostituire Barbara D’Urso. Come si fa a rimpiazzare una che diceva sempre, portandosi la mano al petto «a qualunque ora il mio cuore è vostro», una che aveva trasformato il trash in una visione di vita, una che aveva creato la sua spettatrice ideale, «la comare Cozzolino di Laurenzana», versione in minore della casalinga di Voghera?
Via il trash, via la comare, via anche il «live sentiment» resta ben poco da offrire nella tv del pomeriggio: così cominciano a circolare voci di malumori. Da Myrta ci si aspettava di più in termini di ascolti, la concorrenza di Alberto Matano è sempre più schiacciante, il suo ruolo sembra fuori posto.
Ma qual è il suo ruolo? Quale sarebbe? Credo che il mandato fosse quello di non farsi soverchiare dagli argomenti che tratta (il famoso trash). Ma poi è la tv che comanda. Se parli di Alessia Pifferi, la donna che ha lasciato morire di stenti la figlioletta, le immagini più cruente sono quelle che arrivano dal tribunale e allora giù nell’abisso. Se parli di Gina Lollobrigida si entra nel grande feuilleton: dov’è il suo tesoro? Se parli di un ragazzo morto di leucemia stimoli, «lo dico da madre», la tv del dolore. Myrta sorride solo per lanciare la pubblicità e spesso «cambia pagina» come se il suo programma fosse un patchwork di altri programmi (ci sono tracce persino di «Chi l’ha visto?») cui però manca una identità riconoscibile. Il trash sarà anche nei contenuti, ma soprattutto nel modo con cui li si presenta.