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 2023  settembre 22 Venerdì calendario

intervista a Seydou Sarr

Seydou Sarr è il giovane, talentuoso e premiato protagonista di Io capitano: dove l’ha trovata il regista Matteo Garrone?
A Thiès, dove vivo, a un’ora e mezza da Dakar. Il secondo casting l’ho fatto lì, insieme a Moustapha Fall che avrebbe poi incarnato Moussa, e sono stato preso come attore principale.
Quel che fa il suo personaggio, partire per l’Europa affrontando mille insidie, lei lo avrebbe fatto?
No, mai. E non conosco nemmeno qualcuno che l’abbia fatto, né amici né parenti.
Che cosa condivide con il Seydou della finzione?
Fare qualche lavoretto in giro, da muratore o falegname, per portare due o tre soldi a casa. E poi mi ritrovo molto nella sua sensibilità, nella volontà di aiutare le persone vicine.
La sua di famiglia?
Siamo in quattro, tre femmine e io unico maschio. Mia madre faceva l’attrice, come ora mia sorella, che vive con lei. L’altra sorella sta in Francia.
Quando ha vinto il Premio Mastroianni per l’interprete emergente a Venezia le due attrici di casa che le hanno detto?
Mamma era contentissima e orgogliosa, mia sorella anche: “Seydou, basta che ce l’hai fatta tu”.
Papà?
È morto tra le mie braccia, dopo una lunga malattia. Quando ho preso il premio, ho pensato a lui.
Garrone cosa le ha sussurrato quando è sceso dal palco?
Mi ha abbracciato tra le lacrime: “Te lo sei meritato”.
Qual è la prima qualità di Matteo?
Non ho dubbi: la semplicità.
Lei Seydou a Thiès che faceva?
Ho studiato alle medie, poi ho fatto il film. Ah, e giocavo a calcio, ho partecipato ai campionati under 15.
Ora tornerà?
Voglio rimanere in Italia, ovviamente. Per ora.
Che impressione ha del nostro Paese?
Ho avuto la fortuna di essere accolto bene, in modo particolare da Matteo, e da sua mamma (Donatella Rimoldi, ndr) che ci ha ospitato. Ho visto con i miei occhi che l’Italia è un bel paese, ha dei bei posti e della bella gente.
Usa i social?
Facevo TikTok, giravo dei video amatoriali. E sui social guardavo all’Europa dall’esterno, dall’Africa.
Da calciatore qual è il suo idolo?
Victor Osimhen, il centravanti nigeriano del Napoli.
E musicalmente?
Il cantante senegalese N’dongo Lo.
In questi giorni a Lampedusa stanno sbarcando migliaia di Seydou e Moussa: che cosa prova guardando quelle immagini?
Mi dispiace vedere quella sofferenza, mi dispiace tantissimo. Il viaggio che ho compiuto nel film mi fa capire un po’ quel che hanno attraversato questi migranti. Spero che in Italia e nel mondo si possano trovare delle soluzioni per risolvere il loro problema.
L’emozione di incontrare papa Francesco: che cosa vi ha detto?
Ero davvero emozionato, e molto contento. La sua accoglienza è stata sentita, partecipe, profonda. Il papa ha capito quello che i migranti come Seydou e Moussa provano, ha compreso la loro sofferenza e la portata del fenomeno.
Lei musulmano, lui capo della Chiesa.
Toccante, ma non sorprendente. Il Senegal è un Paese dove siamo per il 60% musulmani con il 40% di cristiani, e viviamo in armonia, senza differenze. Abbiamo le chiese accanto alle moschee.
Parlando di Io capitano, la celebre poesia di Walt Whitman Io Capitano! Mio Capitano! recita: “Il nostro viaggio tremendo è terminato, la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambito premio è conquistato, vicino è il porto”. A che cosa le fanno pensare queste parole?
Mettendomi nei panni del mio Seydou, non posso che dire: “Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! Sono riuscito a superare tutti quei pericoli e a salvare i miei compagni di viaggio”.
Ha la consapevolezza che quando nel finale grida “Io capitano” noi, gli italiani ed europei, in realtà vediamo uno scafista?
Seydou non se ne cura: lui da dentro si vede come un piccolo eroe, non gli interessa se vorranno vederlo come scafista.
Io capitano parlato in wolof rappresenta l’Italia nella corsa agli Oscar per il miglior film internazionale: pronto per l’America?
Francamente, mi sento molto pronto: non vedo l’ora.
Attore preferito?
Ho una serie prediletta: La casa di carta.
Vorrebbe fare l’attore?
Sì, se ho la possibilità.
Quanti autografi ha firmato sinora?
Tanti, a Venezia e anche dopo, e confesso: sono così fiero.
Quanto è strano arrivare in Italia da attore esordiente, vincere a Venezia e ora staccare il lasciapassare per gli Academy Awards?
Ringrazio Dio, questo è il destino e la volontà di Dio: farmi passare per questa strada privilegiata. Mi sento davvero fortunato e riconoscente.