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 2023  settembre 22 Venerdì calendario

La Rai anni 50 della destra

Manca solo il ritorno alla televisione in bianco e nero e la sostituzione dell’amministratore delegato Roberto Sergio col generale Roberto Vannacci. Poi, tra le proposte della destra italiana sul nuovo contratto di Servizio Rai, il documento che individua gli obiettivi di Viale Mazzini da qui ai prossimi anni, c’è il ritorno alla tv pubblica degli anni Cinquanta. Tornare alla famiglia “tradizionale” e, ça va sans dire, alla “maternità” delle donne. Ma anche alle rubriche religiose, alle eccellenze e ai talenti italiani. Tutto questo cancellando ogni riferimento alla transizione ecologica e al “genere”. E ci sono pure proposte per risolvere il problema dell’analfabetismo digitale che piacerebbero al maestro Manzi.
Protagonisti di questo grande amarcord da ritrasmettere nella nuova Rai a tinte sovraniste sono i parlamentari di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia della commissione di Vigilanza: mercoledì hanno depositato decine di emendamenti al contratto di servizio Rai firmato da ministero dell’Economia e viale Mazzini che saranno votati la prossima settimana. Il tutto con l’obiettivo di dare una ulteriore impronta tradizionalista alla televisione pubblica facendosi scavalcare a sinistra da Tv 2000, l’emittente dei vescovi.
Famiglia stile Mulino Bianco
Il modello da seguire per la destra italiana è quello della Famiglia Benvenuti: padre, madre, due figli e la governante. E quindi il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri e i colleghi di Forza Italia hanno presentato un emendamento che chiede che la Rai, oltre a promuovere “natalità, parità di genere, pari opportunità e volontariato” faccia lo stesso “a tutela e promozione della famiglia”. Qualunque tipo di famiglia? Anche quello che si basa su coppie di fatto e unioni civili? Nemmeno per sogno. Con un altro provvidenziale emendamento, Gasparri&C. specificano che la Rai si debba rivolgere ai giovani che devono essere edotti a una “rappresentazione positiva dei legami familiari secondo il modello di famiglia indicato dalla Costituzione all’articolo 29”. Ergo a quella che si basa sul “matrimonio”. E la Rai, proseguono gli azzurri, si dovrebbe occupare pure di valorizzare la “maternità” delle donne oltre al loro ruolo “nella società, nella famiglia e nel lavoro”. I parlamentari di Forza Italia a questo punto fanno un passo in più: tra i principi generali dell’offerta di servizio pubblico c’è “il rispetto della persona umana in tutte le sue espressioni e manifestazioni, con particolare riguardo al sentimento religioso e agli orientamenti individuali”.
Donne: non troppa parità
In questo contesto, ovviamente, non può mancare l’eliminazione di ogni riferimento all’ottica di genere che metta sullo stesso piano uomini e donne per raggiungere la piena parità. Quindi Fratelli d’Italia e Lega, con una proposta firmata da Francesco Filini, Augusta Montaruli e Giorgio Maria Bergesio, all’articolo 10 sulla parità di genere chiedono di valorizzare il ruolo delle donne ma eliminando ogni riferimento a “un’ottica di genere”.
Le eccellenze italiane
Il Belpaese va valorizzato. La Rai, è il monito della destra, deve fare la sua parte. Quindi niente serie straniere, niente fiction americaneggianti: la competizione a Netflix e Amazon si farà favorendo solo l’italianità. La Lega, con un emendamento a prima firma del senatore Bergesio, propone che nei settori “del teatro, della danza e delle arti visive” si valorizzino “la creatività, il sistema delle imprese culturali, si supportino i talenti emergenti rafforzando la produzione indipendente italiana”. Stessa richiesta di Fratelli d’Italia. Per non parlare della lingua italiana che la Rai deve esportare nel mondo, secondo una proposta meloniana.
Ma anche le regioni
Salvaguardare la Nazione deve essere, dunque, uno dei principali obiettivi della Rai. Quindi va tutelato il Made in Italy a cui Giorgia Meloni ha addirittura dedicato un ministero (e un provvedimento). Ma la Lega non ci sta e deve controbilanciare: il Carroccio presenta una proposta per chiedere che la televisione pubblica promuova “il federalismo e i principi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”.
Ecologia? Ma anche “no”
Sulla sostenibilità e la transizione ecologica Fratelli d’Italia invece propone di abrogare un comma del contratto di servizio che invita la Rai a promuovere “la narrazione delle tematiche di interesse sociale e ambientale all’interno del prodotto editoriale Rai, nonché a promuovere iniziative riguardanti la sostenibilità di impresa negli ambiti istituzionali, industriali e dell’associazionismo ai fini della raccolta di istanze sui temi della sostenibilità”.
Ospiti e fake news
Destra e renziani invece si uniscono su un punto: chiedere che la Rai pubblichi in maniera “trasparente” tutti gli ospiti dei propri talk con i rispettivi compensi e che combatta le fake news (“meno casi Foa”, dice Boschi) e le notizie, per citare Mariastella Gelmini, “imprecise, parziali e manipolate”.