Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  settembre 21 Giovedì calendario

Donne premier e uomini poco ambiziosi

Ursula Von Der Leyen, Roberta Metsola, Christine Lagarde, Giorgia Meloni, Katrín Jakobsdóttir (premier Islanda), Ingrida Imonyte (premier Lituania), Kaja Kallas (premier Estonia), Mette Frederiksen (premier Danimarca), Élisabeth Borne (premier Francia), Zuzana Caputová (presidente Slovacchia), Katerina Sakellaropoulou (presidente Grecia), Nataa Pirc Musar (presidente Slovenia), Salomé Zourabichvili (presidente Georgia)...
È un’Europa felix quella in cui tante donne hanno elevate responsabilità istituzionali o governano in prima persona. Tuttavia, non si tratta di una novità assoluta nella storia del Vecchio continente. Infatti, anche il Cinquecento vide un fenomeno analogo. Per fare qualche nome, Maria Tudor e poi sua sorella Elisabetta salgono sul trono d’Inghilterra. Maria Stuarda cinge la corona di Scozia. Margherita d’Austria guida i Paesi Bassi in rivolta contro la dominazione spagnola. Jeanne d’Albret, regina di Navarra, è una fiera paladina della causa protestante. Caterina de’ Medici regge la monarchia francese durante ben otto guerre di religione.

Allora a questo «Rinascimento al femminile» non corrispose un miglioramento giuridico della condizione delle donne. Dimostrò che alcune nobili signore avevano saputo far valere il proprio lignaggio, la propria intelligenza e, talvolta, la propria bellezza, a dispetto della cultura misogina dell’epoca. Ma, per quanto spettacolari, i loro successi non scalfirono il monopolio maschile del potere. Cinque secoli dopo, nonostante gli straordinari progressi realizzati nel campo dei diritti di genere, il cammino resta ancora lungo (soprattutto in Italia) prima che l’altra metà del cielo occupi il posto che le spetta nella società e nella politica. Per molte note ragioni, e malgrado le benemerite quote rosa.
Timothy Leary, che prima di diventare negli anni Sessanta il profeta della rivoluzione psichedelica in America era uno stimato professore di psicologia a Harvard, diceva che le donne che cercano la parità con gli uomini mancano di ambizione. È una battuta irriverente e provocatoria, che può divertire o indignare. Mette comunque in discussione la verità apparente di un luogo comune. È quindi un invito a osare di più, ad avere più coraggio, ad alzare l’asticella delle proprie aspirazioni. Se non ora, quando?