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 2023  settembre 21 Giovedì calendario

Del Vecchio, guerra sull’eredità Milleri litiga con i figli del fondatore

MILANO – Nessun accordo sull’eredità Del Vecchio. Nonostante sia già stato assegnato il 99% dei 30 miliardi di patrimonio del fondatore di Luxottica, sulla restante parte la tensione è alta. E gli ultimi fatti inediti raccolti da Repubblica, allontanano le parti. Nell’ultima assemblea Delfin, dove si doveva decidere la distribuzione di un mega dividendo agli azionisti visti i buoni risultati di Essilux, si è registrato il voto contrario di tre soci: i figli Luca, Clemente e Paola, con il 12,5% a testa. E poiché in materia di dividendi è necessaria una maggioranza di 6/8 si è dovuti ripiegare a un più misero dividendo minimo del 10%, come previsto dallo statuto. Invece di 80 milioni a testa gli otto soci di Delfin (i sei figli Claudio, Marisa, Paola, Luca, Clemente, Leonardo Maria, la vedova Nicoletta Del Vecchio Zampillo e il suo primo figlio Rocco Basilico) hanno ricevuto solo 8 milioni.
La seconda novità riguarda lo “Stato di graduazione” stilato dal figlio Luca a seguito dell’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario. Questo prevede che siano rimborsati prima i creditori; poi il legato Zampillo sulla traslazione del pagamento delle imposte a suo carico su tutti gli eredi come da testamento; e quindi il legato Franceso Milleri che prevede l’assegnazione all’amministratore delegato e presidente esecutivo di EssilorLuxottica, nonché presidente di Delfin, di 2,1 milioni di azioni Essilux.
Questa graduatoria è stata contestata da Milleri che con un reclamo al tribunale di Milano sostiene che tutti i legati sono uguali e devono essere pagati in misura proporzionale. Nel reclamo però ha aggiunto anche la traslazione delle imposte a suo carico (cioè nonle deve pagare lui) interpretando un passaggio delle volontà di Del Vecchio, anche se il legato Milleri è in un testamento a parte (in tutto sono tre). Inoltre, in seguito al reclamo di Milleri, anche Zampillo ha fatto ricorso nel timore che se fosse accettata la parità dei legati rischierebbe di non ricevere dagli altri eredi il rimborso delle sue imposte, in quanto l’attivo è molto più basso del passivo e verrebbe prosciugato da una suddivisione proporzionale.
Un ulteriore elemento riguarda ancora il legato Milleri, che è stato già eseguito per circa 400 mila azioni Essilux trovate al momento del decesso su un conto francese di Leonardo Del Vecchio. Su queste azioni Milleri ha pagato le imposte secondo la legislazione francese che prevede un prelievo del 60% contro l’8% italiano.
A questo punto bisogna fare un bel respiro e chiedersi come può essere ricomposta la complessa vicenda. All’origine dei dissapori sembra esserci la particolare governance della Delfin, scelta appositamente da Del Vecchio, che prevede l’unanimità (8/8) per tutto ciò che non sia il bilancio (5/8) e la distribuzione dei dividendi (6/8).
Questa fa sì che se i soci non viaggiano all’unisono tutti i poteri ricadono sul cda Delfin, composto da 5 non soci (Milleri, Bardin, Notari più due consulenti), che decide a maggioranza. Per esempio, pochi giorni dopo la scomparsa del fondatore, il cda di Delfin si è riunito e ha eletto Milleri presidente senza alcuno scritto da parte di Del Vecchio ma in base a un’indicazione a voce agli altri membri del cda.
E senza avvertire gli otto soci Delfin. Così come non ci sono state comunicazioni preventive agli otto soci riguardo le posizioni da tenere nelle partite calde di Generali e Mediobanca. Il primo a opporsi è stato Luca che ha chiesto il ribilanciamento della governace. Ma nessuna delle ipotesi formulate da vari giuristi ha trovato il consenso di tutti.
Anche perché, secondo una parte importante della famiglia, Milleri è sostenuto da Leonardo Maria, che lavora in Essilux, e Marisa, bloccando in mancanza di unanimità qualsiasi revisione dello statuto. L’intento pacificatorio è stato ricercato fin dall’inizio da Zampillo che insieme a Rocco si era offerta di pagare il legato Milleri anche non essendo obbligata, in quanto legataria in sostituzione di legittima. Ma dopo gli ultimi eventi i rapporti si sono fatti più tesi e la decisione sui mancati dividendi suona come una risposta al mancato accordo sulla governance. Se non si danno le risorse ai soci i legati non potranno mai essere pagati.