il Fatto Quotidiano, 20 settembre 2023
Le prodezze di Maurizio Raffaele Marrone
Breve e non esaustivo elenco delle prodezze di Maurizio Raffaele Marrone, meloniano, assessore della Regione Piemonte, tornato inopinatamente alle cronache nazionali per la crociata ideologica contro il direttore del museo egizio di Torino, Christian Greco.
Classe 1982, figlio di Virgilio – uno dei bracci destri dell’avvocato Agnelli, ex direttore generale della Ifi, finanziaria di famiglia poi confluita in Exor – si distingue in età giovanile per le simpatie fasciste. Negli anni dell’università milita nel Fuan (gli studenti di estrema destra) e le sue prime grane sono causate da furori ideologici. L’8 giugno 2011 è tra gli studenti fascisti che irrompono ai Murazzi, storico centro sociale torinese, con l’idea di “restituire il palazzo alla città”. Sulle pareti lasciano queste scritte: “Partigiani infami”, “Boia chi molla”, “Viva il duce”, “Onore a Mussolini”. Marrone all’epoca è consigliere comunale, il più votato del Pdl a Torino. Nessun imbarazzo: “Non ho nulla di cui pentirmi”, dice.
Alla nascita di Fratelli d’Italia diventa capogruppo torinese e nel 2013 si esercita in un altro capolavoro di retorica, stavolta neonazista, con questo post su Facebook nei giorni dei funerali di Erich Priebke: “Una rinfrescata alla memoria di quanti si accaniscono su Priebke anche dopo la morte: la rappresaglia alleata era cinque volte più feroce”.
Chissà quale illuminante intuizione deve aver guidato il governatore Cirio, nel 2019, per assegnargli la delega alla “Cooperazione internazionale”. Marrone possiede in effetti un’esperienza diplomatica: nel 2016 guida l’apertura di un “consolato” della Repubblica Popolare di Donetsk a Torino. Nei fatti, anche se con la credibilità di un’operetta, “il centro di rappresentanza” presieduto da Marrone è stato l’unica sedicente ambasciata dei separatisti filorussi in Europa. Il meloniano ha un rapporto così intenso con il Donbass da avergli fatto incrociare la strada con il latitante neonazista lucchese Andrea Palmeri (sono ripresi insieme in una puntata di Nemo del 2017), un gentiluomo condannato a 2 anni e 8 mesi per aver accecato un ragazzo in una rissa e ricercato dalla magistratura di Genova per il reclutamento di mercenari italiani in Ucraina. Chissà cosa ne pensa Giorgia Meloni.
Fiorente è pure la sua attività locale. È ovviamente Marrone a “procurare” a Meloni l’epica figuraccia con Greco nel 2018, quando Fratelli d’Italia si lancia nella campagna contro il museo egizio per una promozione dedicata ai cittadini di lingua araba. Meloni la definisce una forma di “razzismo al contrario”: il confronto pubblico con Greco, ripreso da telecamere e telefonini, si trasforma in una lezione di stile e di buon senso su come si gestisce un’istituzione culturale e su come non si imposta una campagna politica. Marrone non ha mai dimenticato quello smacco e in queste ore è tornato a minacciare le dimissioni di Greco: “Per il museo esistono figure potenzialmente più qualificate”, sostiene, nonostante i numeri di assoluta eccellenza fatti registrare sotto la sua gestione. D’altra parte, è la sua idea di cultura: a maggio, alla fine dell’ultimo Salone del Libro diretto da Nicola Lagioia, l’assessore ha annunciato le prossime epurazioni: “Quest’anno gli incontri sulla cultura conservatrice erano quattro. L’anno prossimo saranno molti di più”.
Marrone è anche una delle menti geniali a cui si deve la canzoncina che suona nelle radio e nelle tv del Senegal per dissuadere i giovani africani dal migrare in Europa. Il video è prodotto dal suo assessorato alla cooperazione e cantato dal gruppo locale Masse 36. Il testo è senz’altro persuasivo: “Realizzarsi qui è possibile. C’è un sacco di spazio per coltivare: semina, raccoglierai e vedrai. È pieno di progetti realizzabili, il bestiame paga”.
Ma la politica paga di più. Marrone, chi l’avrebbe detto, è noto soprattutto per portare avanti le idee più ancestrali sul corpo delle donne: nel 2020 ha scritto una delibera contro la pillola abortiva, nel 2022 ha stanziato 400 mila euro per scoraggiare le interruzioni di gravidanza e quest’estate ha istituito una “stanza d’ascolto” negli ospedali per le donne che vogliono abortire. Meloni ha lodato pubblicamente la sua attività e in particolare l’idea dei finanziamenti anti-aborto denominati “Vita nascente”: “Seguiremo il modello Piemonte – ha promesso la leader –. Intendiamo istituire un fondo per rimuovere le cause economiche e sociali che possono spingere le donne a interrompere la gravidanza”.
Araldo della famiglia tradizionale, Marrone è anche l’ex marito di Augusta Montaruli, altra fedelissima meloniana, ex sottosegretaria all’Università che ha presentato le dimissioni lo scorso febbraio, dopo la condanna definitiva nella Rimborsopoli piemontese. Tra le sue tante “spese pazze” c’erano il libro erotico Sexeploration e il pagamento di una cena elettorale dell’ex marito.