il Fatto Quotidiano, 20 settembre 2023
Bonomi, senza laurea, vuole la presidenza della Luiss
Il ragionier Carlo Bonomi non ci sta. Il presidente uscente di Confindustria non vuole abbandonare la prestigiosa chance, colta da quasi tutti i suoi predecessori, di andare a presiedere il consiglio d’amministrazione della Luiss, l’università confindustriale. Per questo ora è in pressing sulla ministra Anna Maria Bernini affinché la norma che ne ostacola la nomina venga emendata o, quantomeno, si faccia valere una “diversa interpretazione” sulla base di un parere legale di parte già acquisito. Tra l’imprenditore lombardo e il vertice dell’Ateneo intitolato allo storico governatore di Bankitalia, Guido Carli, infatti, c’è di mezzo lo scoop del Fatto di tre giorni fa, dove si dava conto che Bonomi non ha mai conseguito la laurea – requisito indispensabile ai fini della nomina alla Luiss – abbandonando gli studi universitari intrapresi in gioventù dopo il conseguimento del diploma di perito tecnico commerciale.
Entro la settimana – forse già domani – il leader di Confindustria sarà in largo Ruberti a Roma per parlare di persona con l’attuale ministra dell’Università e Ricerca (l’incontro pare fosse in agenda già oggi ma è slittato per altri motivi). Fu proprio Bernini a volere la norma contenuta all’articolo 26, comma 9, del decreto legge numero 13 del 24 febbraio 2023 – quello per l’attuazione del Pnrr – secondo cui i presidenti d’Ateneo devono essere scelti tra i componenti del Cda che siano “in possesso di una laurea specialistica o magistrale, oppure di un diploma di laurea di vecchio ordinamento”. Requisiti che “si applicano a tutte le tipologie di università e istituti superiori, sia quelli statali che quelli cosiddetti ‘liberi’”, ovvero i privati. Giuridicamente, il comma è andato a emendare un vecchio Regio decreto risalente al periodo fascista, il numero 1952 del 31 agosto 1933, integrandolo così con quanto prevede il decreto legislativo 165 del 30 marzo 2001 (articolo 19, comma 6) in tema di dirigenti pubblici.
All’incontro con Bernini, a quanto apprende il Fatto, Bonomi si presenterà con in mano un parere pro veritate chiesto a un importante studio legale romano, lo Studio Terracciano, secondo cui – in sintesi – la norma non è applicabile alle università private. Documento che però si scontra con i pareri a sua volta acquisiti dalla struttura legale del Mur. Non solo. Da giorni, inoltre, sarebbe in atto un pressing costante tra i vertici confindustriali e il Mur al fine di proporre un emendamento ad personam al decreto di febbraio, che provi a “salvare” Bonomi senza snaturare il provvedimento.
Complicato, e soprattutto, non è detto che vi sia la volontà politica. La norma di febbraio, infatti, nasce anche per arginare lo strapotere dei patron delle università telematiche – su tutti l’attuale sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, dominus incontrastato della Niccolò Cusano – e lasciare quanto possibile separate le proprietà aziendali dai vertici universitari. Per questo non è escluso che la ministra sia costretta ad allargare le braccia di fronte ai desiderata del numero uno di Confindustria. Vista la situazione, alla riunione dell’8 ottobre, il cda Luiss potrebbe votare una proroga all’attuale presidente Vincenzo Boccia.
Intanto da giorni, dopo lo scoop del Fatto, ferve l’attività di revisione sulle pagine web dedicate a Carlo Bonomi. Su Wikipedia, ad esempio, alle 6:17 di sabato era scomparsa la dicitura “Laurea in Economia e Commercio”, mentre da ieri mattina, alla voce “dati generali”, si leggeva “Titolo di studio: Diploma di ragioniere”. In nota, l’articolo del Fatto di domenica in cui si riporta, appunto, uno stralcio del verbale dell’assemblea ordinaria di Fiera Milano Spa del 28 aprile 2021 e la frase “il Dottor Bonomi non possiede alcun titolo di laurea”. Nessuna modifica, invece, a ieri pomeriggio, sul sito dell’Università Bocconi di Milano. Già, perché Bonomi siede anche nel Cda, come membro semplice, dell’ateneo diretto concorrente della Luiss. Qui viene indicato come “Dott. Carlo Bonomi”.
Saranno molto utili a Bonomi, in questi giorni di esposizione mediatica, i consigli di un suo importante collaboratore e ghostwriter, Oscar Giannino. Il celebre giornalista ed editorialista economico, ironia della sorte, nel 2013 fu coinvolto anch’egli in una polemica su una vicenda simile, relativa a presunte lauree e master universitari che in realtà l’allora leader del partito “Fare” non aveva conseguito.