La Stampa, 19 settembre 2023
Chi è Keir Starmer, il probabile futuro primo ministro britannico
Keir Starmer, leader laburista e probabile futuro primo ministro britannico, vuole rinegoziare con Bruxelles l’accordo post-Brexit siglato da Boris Johnson, e forgiare relazioni più strette con l’Unione Europea. Ma, se davvero dovesse entrare a Downing Street come prevedono i sondaggi, esclude di revocare la Brexit. «Bisogna fare in modo che funzioni» ha detto al Financial Times. «Non è questione di rientrare. Ma mi rifiuto di accettare che non possiamo far funzionare le cose. E quando dico questo, penso alle generazioni future, parlo da padre».
Se lo scopo di Starmer è di migliorare le relazioni commerciali con il potente vicino europeo, le modalità dell’annuncio, nel corso di un mini tour internazionale che oggi lo porterà a Parigi, non lasciano dubbi: Starmer studia da primo ministro, vuole accreditarsi come leader europeo credibile e, nello stesso tempo, cominciare a delineare la sua visione di governo, dopo mesi di reticenza.
Il leader laburista, che nel referendum del 2016 si era schierato contro la Brexit, non cerca un rientro del Paese nel mercato unico o nell’unione doganale. Ma è convinto che, rivendendo l’accordo, il Regno Unito possa ottenere di più «a tutti i livelli». In particolare, cita le relazioni commerciali, i settori della sicurezza, innovazione e ricerca, il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali e le norme veterinarie.
«Quasi tutti riconoscono che l’accordo ottenuto da Johnson non è un buon accordo, è decisamente troppo esile – ha detto. – Non voglio lasciare ai miei figli di 15 e 12 anni un Paese il cui futuro sembri peggiore rispetto al passato».
Che la Brexit non abbia funzionato è sotto gli occhi di tutti. Sebbene non tutti i mali del Paese (un’economia di fatto in stagnazione, carovita, scioperi), si possano imputare al divorzio da Bruxelles, gli esperti, compresi quelli della Banca centrale, hanno rilevato un impatto della Brexit nella capacità di far crescere l’economia e attrarre investimenti. Secondo alcune stime, la Brexit è costata al Paese un 4% di Pil. E anche i sondaggi dimostrano ormai un ripensamento da parte della maggioranza dei britannici.
Il testo negoziato da Boris Johnson, dopo faticose trattative, ha cercato soprattutto di salvaguardare il flusso degli scambi commerciali tra le due parti, complicato dal problema del confine nord-irlandese. Le relazioni sono migliorate sotto Rishi Sunak, che si è mosso proprio per risolvere il nodo del protocollo nord-irlandese e, recentemente, nel negoziare il ritorno di ricercatori e scienziati britannici nel programma europeo Horizon, con beneficio di entrambe le parti.
Ma Starmer promette un sostanziale cambio di marcia. E vede nel 2025, quando, passati cinque anni, l’accordo dovrà essere revisionato, il momento ideale per «risettare» i rapporti. Se ci sia lo stesso appetito da parte di Bruxelles, dove la Brexit è ormai questione secondaria, resta da vedere. E Starmer deve guardarsi dalla tentazione del cosiddetto “cherry picking”, cioè di voler scegliere solo ciò che piace dal “buffet” europeo. Una strategia già provata da Londra sulla quale Bruxelles è inflessibile.
Starmer, intanto, si prepara a un possibile ingresso a Downing Street. I sondaggi danno al Labour un vantaggio tra i 15 e i 20 punti percentuali. Dopo 13 anni di governo Tory, nel Paese sembra muoversi aria di cambiamento. Starmer ha intrapreso un tour che lo ha portato a Montreal per un incontro di leader progressisti passati, presenti e forse futuri, da Trudeau a Blair, dall’ex premier neozelandese Jacinda Ardern a Timmermans, possibile futuro premier olandese.
Una specie di riedizione del summit sulla “Terza Via” promosso circa 25 anni da Blair e Clinton, idea spalleggiata all’epoca dall’ex presidente del Consiglio D’Alema). Starmer nei giorni scorsi aveva partecipato a un incontro con l’Interpol e presentato un piano per combattere l’immigrazione clandestina, secondo cui il Regno Unito potrebbe accettare una quota di richiedenti asilo che arrivano in Europa. Oggi l’incontro a Parigi con Macron. —