La Stampa, 19 settembre 2023
Tra i litiganti ci guadagna solo Forza Italia
La domenica di rivalità tra Meloni e Salvini – una a Lampedusa con Von der Leyen per ribadire l’impegno comune europeo sul fronte dell’immigrazione clandestina, l’altro a Pontida con Le Pen per mobilitare il popolo leghista sulla linea dura ed euroscettica – ha lasciato strascichi che si sono avvertiti nel Consiglio dei ministri di ieri, che avrebbe dovuto trasformare in decreti le misure annunciate ma ha dovuto in parte rinviarle. E benché la premier abbia fatto di tutto per riportare concordia tra Fratelli d’Italia e la Lega, presentando i provvedimenti all’esame del governo come il frutto di una gestazione politica comune sua e del leader leghista, l’accordo è lontano, forse impossibile.
Meloni infatti ha voluto infatti che l’intera materia dei nuovi centri di permanenza, dove i clandestini dovrebbero essere trattenuti fino a 18 mesi, prima di essere rimpatriati, finisse nelle mani del ministro della Difesa Crosetto, che dovrebbe tra l’altro verificare se è possibile adattare all’uso edifici militari semiabbandonati, e non di quello dell’Interno Piantedosi, tradizionalmente competente per la materia dell’immigrazione. La ragione di questa decisione è il timore che Salvini, come ha fatto ieri sul piano della comunicazione, provi a sabotare la via diplomatica che Meloni, d’intesa con Von der Leyen e Macron, ha scelto per affrontare un problema in crescita e di dimensioni molto difficili da affrontare. Non facilita il percorso diplomatico l’invito e l’alleanza della Lega con Le Pen, l’avversaria più forte del presidente francese. Né la continua richiesta di un impossibile blocco navale, che il Capitano leghista sbandiera mentre è in corso una trattativa con il leader tunisino Saied. In realtà anche Meloni oscilla tra la posizione filo-europea e la decisione in Consiglio dei ministri delle misure più dure, alcune rinviate, che si rivelano se non proprio irrealizzabili, quanto meno molto complicate da scrivere e inserire nell’ordinamento. La campagna elettorale anticipata per le europee sta deteriorando il clima nella maggioranza. E aprendo a sorpresa spazi per Tajani e Forza Italia, gli unici ad avere un solido legame con le istituzioni di Bruxelles e l’esperienza necessaria per ottenere risultati concreti da una trattativa appena cominciata. —