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 2023  settembre 19 Martedì calendario

L’ultimo disco di Ligabue

Ligabue, confessi.
Cosa?
I laziali si sono incazzati.
Mi hanno massacrato (ride). E mi dispiace.
Se l’è cercata. Scrive Una canzone senza tempo su Roma e il primo verso è: ‘Totti ovunque alle pareti’.
La frase va contestualizzata. Entri in un ristorante e vedi le sue foto. Poi lui è una bandiera come nessuno: da raccattapalle fino a diventare un mito giallorosso, rinunciando a una carriera più comoda.
Si è fatto vivo con lei?
Mi ha ringraziato pubblicamente, dicendo che se giocasse ancora mi dedicherebbe il primo gol. Sarebbe un onore. Certo, se lo segnasse contro la mia Inter…
Tutta ’sta cagnara su Lukaku e in classifica volate.
Dopo quella frittata, sono contento che almeno Lukaku sia finito alla corte di Mourinho. Noi nerazzurri non stacchiamo mai la testa e il cuore dall’allenatore del triplete. Purché finisca dietro di noi.
Torniamo al quadretto capitolino. Un pezzo dedicato alla Capitale da non-romano è un atto di coraggio? Una sfida agli inni dei nativi?
È un gesto d’amore che racconta un sortilegio della città: malgrado i suoi disagi, compresi i bus a fuoco o le buche, l’unicità della bellezza di Roma ti fa fare i conti, solo lì, con un tempo che rallenta e si ferma. La cornice perfetta per due che hanno vissuto un amore tanti anni prima incontrandosi in un ristorante, e oggi ci tornano. Ma non dirò il nome del locale.
Anche perché licenzierebbero il cameriere ‘troppo brusco’.
Tacerò pure sul tassista che si lamenta per il manto stradale.
Parliamo di cose serie: il suo nuovo album è di solido rock motivazionale, soprattutto per una generazione matura. Dedicato a noi è un titolo che è tutto un programma, in tempi di individualismo spinto.
Tutti provano a cavarsela facendosi i cazzi propri, io sento ancora il bisogno di appartenere a qualcosa. Di condividere dubbi e decisioni con chi vuole andare dalla stessa parte. Il pezzo portante del disco è figlio, con ironia amara, di Non è tempo per noi.
Qual è la direzione?
Possiamo solo andare avanti. La politica, al suo meglio, dovrebbe trovare soluzioni concrete per stare dalla parte degli ultimi. Mettere in pratica valori. Non possiamo dismettere l’impegno, in ogni campo. Non abbiamo più tempo per agire contro il riscaldamento globale. Persiste un negazionismo attivo contro ogni evidenza. E vediamo fucili alle frontiere, e come affrontano la questione dei migranti.
Non possiamo stare fermi, dice in Niente piano B.
Il pezzo più duro del disco. Siamo noi il piano B. Siamo sul Titanic e sappiamo di avere l’iceberg sulla rotta. Continuiamo la festa o prendiamo coscienza di come vanno le cose? In un altro brano, Musica e Parole, metto l’accento sugli schizzi di merda che arrivano dal chiacchiericcio social. Non dovremmo rassegnarci a farci trascinare alla deriva da questa corrente. Che decennio duro è questo? La pandemia, l’Ucraina, i ragazzi che non credono nel futuro. L’emergenza climatica che ci prende a mazzate tra uragani e siccità. La cronaca nera. La violenza sulle donne.
Tema su cui lei affidò una canzone, Ho smesso di tacere, a Loredana Bertè.
Faccio quel poco che posso nel mio ruolo. Quella dei femminicidi e gli stupri è una mattanza quotidiana, non ho soluzioni. Non voglio rischiare di essere teorico, come super-teorica è la sinistra. Al primo schiaffo in casa le donne devono denunciare. Capisco l’imbarazzo e la vergogna, ma queste tragedie scaturiscono forse anche dall’arretratezza culturale di un’epoca insensata.
Il 9 e 10 ottobre dall’Arena di Verona intraprende un nuovo tour nei palasport. Alcuni suoi colleghi salgono sul palco e diffondono odio, magari insultando il pubblico. Un artista non dovrebbe svolgere una funzione etica?
Sì, e lo capisci dalla prima volta in cui suoni davanti alle persone, non importa quante. Niente di più facile che gridare ‘vaffanculo mondo’ per ottenere consensi. Ma quegli applausi non sono una denuncia, e l’artista deve costruire, proporre consapevolezza, non veleno. Chi scrive deve ricordare che rabbia genera rabbia, quando una tua canzone finisce nella bocca di uno sconosciuto.
Serve sensatezza?
Ho fatto le mie cazzate, di sicuro, ma non mi pento di nulla. Sono stato sempre onesto, le canzoni sono le foto dell’età che vivo. Le mie rughe dell’anima. Fra tre anni potrebbero essere diverse.
Provo a minare la sua integrità morale: sono Satana, le offro vent’anni da superstar a patto che lei divenga trasgressivo come Keith Richards.
Ma devo vendermi l’anima?
Sta trattando?
Oddio, tra vent’anni ne avrei 83, ma i Rolling Stones… rassicurano perché hanno un tempo tutto loro. Se funziona potrei pure drogarmi (ride).
Ha scritto un’altra canzone sul Padreterno, Chissà se Dio si sente solo.
Chi è cattolico non smette mai di esserlo. Io non pratico più, ma la mia ricerca continua. Ho cercato di umanizzarlo, gli chiedo se gli bastiamo, con questo triste spettacolo che gli stiamo offrendo.
Se dovesse cantargli una sola canzone?
A Dio? Tu che conosci il cielo. Mio padre era ateo convinto, penso che dopo morto possa avergli parlato, lassù.