il Fatto Quotidiano, 19 settembre 2023
Stile Portofino: qui le borse false le vende direttamente il sindaco
Vuole a tutti i costi una strada per Berlusconi. E intanto vende ai turisti merce contraffatta, a due passi dal Comune che amministra. Sotto gli occhi dei vigili che comanda, sotto il naso delle grandi griffe della moda che accoglie. La sua difesa è più di una confessione: è un ritratto del Belpaese. Succede a Portofino, una delle località più esclusive d’Italia.
Al civico 13 di piazza delle Libertà c’è un “tabacchi con rivendita di souvenir” che fa giustizia di tariffe e scontrini proibitivi nei luoghi di villeggiatura: una borsetta griffata Fendi, una di Chanel e la pochette di Louis Vuitton vengon via a soli 75 euro. Un cartello precisa “Handmade, made in Italy”, perché “merce contraffatta” sarebbe poco chic, ma soprattutto perché titolare della vetrina è il sindaco Matteo Viacava, quello che sfidando i limiti di legge vuol subito dedicare una via a Silvio Berlusconi – condannato per frode fiscale – tra gli applausi del centrodestra.
Han poco poco da applaudire invece le maison del lusso per cui Portofino è celebre nel mondo. La mercanzia esposta (l’abbiamo acquistata pure noi) è falsa al 100%, non per nulla ci sono borse con marchi blasonatissimi che penzolano come salami accanto al frigo, altre accatastate sugli scaffali e sul pavimento. “Abbiamo solo canali di vendita esclusivi, nessun corner, meno che mai tabaccherie”, fanno sapere da Fendi, mentre altre griffe chiedono foto da mandare agli uffici legali di Parigi, Roma o Londra. “No guardi, non sono mica i marchi originali, abbiamo degli artigiani che li fanno ma sono simili, non sono quelli veri eh”, risponde il sindaco che anziché dare il buon esempio vien pizzicato ad alimentare impunemente la piaga della contraffazione che tanti punti toglie al nostro Pil. “Io mi occupo di manutenzione delle barche, faccio il sindaco, non seguo direttamente il negozio” aggiunge, e riattacca quando gli si fa notare che era lì quando abbiamo fatto acquisti. Gli avremmo ricordato che commerciare capi contraffatti è un reato e che a maggio ha firmato una controversa “delibera per il decoro” che vieta ai turisti di sedersi per terra, di mangiare all’aperto o girare in costume. Inflessibile solo con gli altri?
Nessuno prima d’ora sembra essersene accorto, anche se la tabaccheria del sindaco è lì dal 2005. Passi che Portofino ha 400 abitanti e d’estate esplode, letteralmente, di turisti distratti, ma i vigili urbani han sede lì accanto, il loro parcheggio sta esattamente di fronte alla vetrina incriminata. E l’Agenzia delle Dogane e Monopoli? A lei compete la lotta alla contraffazione, ma da 18 anni concede al titolare la licenza per vendere tabacchi. Il colmo della storia è che neppure i principali danneggiati se ne dolgono.
Bernard Arnault è il patron del gruppo LVMH che controlla marchi come Fendi e Louis Vuitton: ha comperato qui l’Hotel Splendido nella celebre piazzetta e l’Hotel Piccolo. Dolce&Gabbana hanno acquistato lo storico Caffè Excelsior. E ora, chi racconta ai campioni del lusso che investono milioni che a fargli concorrenza sleale “in casa” è il sindaco in persona? E dell’immagine internazionale lesa da questa “cartolina da Portofino” che fa il verso alle “Scenes From an Italian Summer” del New York Times?
Anche la stampa, va detto, è alquanto distratta. Il borgo brulica di giornalisti e fotografi a caccia di vip e panfili, ma ha anche seri problemi di impatto turistico, sovraffollamento e fragilità. Una causa che, per inciso, sta a cuore al sindaco: si deve a lui il benestare al progetto di “ascensore personale” di Vittorio Malacalza, il re dell’acciaio, che ha scatenato una guerra con parroco di San Martino e Soprintendenza per motivi di sicurezza. Un anno fa saltò su il comandante dell’Ufficio Marittimo, Stefano Carbone: “Abbiamo superato i mille yacht tra privati e commerciali; una settantina di navi da crociera, per circa 60 mila passeggeri”. A sorridere erano solo i commercianti. Nella doppia veste di sindaco e negoziante Viacava non si mostra allarmato. Ha respinto ipotesi di numero chiuso e limitazione d’accesso ai turisti, piuttosto “zone rosse” per evitare assembramenti: “Stiamo chiudendo una stagione con numeri eccezionali – è il refrain – e questi rappresentano lavoro per tutte le categorie, dai souvenir ai brand di lusso”. E chi li vende da anni, scambiando l’uno per l’altro, lo sa meglio di tutti.